Omelie

XIX Domenica del tempo ordinario anno A


XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno A)

 

1 Re 19,9a.11-13a; Sal 84; Rm 9,1-5; Mt 14,22-33

 

13  Agosto  2023

 

Lasciamoci interrogare, come sempre in questa Domenica da Gesù, dalla Sua Parola, contemplandolo.

La bellezza della spiritualità cristiana consiste proprio nell’avere lo sguardo fisso su di Lui. Entriamo in dialogo con Lui.

Gesù che sazia la folla nel racconto della condivisione dei pani è il medesimo Gesù che sa sottrarsi ad essa, consapevole che c’è un tempo per la compagnia e un tempo per la solitudine in compagnia del Padre: “Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, Egli se ne stava lassù, da solo”.

“Un faccia a faccia che per Gesù diventa fonte di discernimento sul come proseguire il cammino, sul come vivere cioè il proprio rapporto con le autorità, con la folla, con i discepoli e con gli eventi. In sintonia con la volontà del Padre, l’incontro cardine che dischiude a vivere in verità gli altri incontri, compresi quelli con la sua Chiesa e con Pietro in difficoltà nella attraversata del mare della vita” (Giancarlo Bruni).

Infatti il racconto dell’evangelista Matteo passa dal silenzio in cui Gesù prega al fragore di una tempesta che vede i discepoli in lotta con la paura che è la vera antitesi della fede.

Il racconto, comunque, terminerà con una solenne professione di fede da parte dei discepoli: “Davvero tu sei il Figlio di Dio”.

Condivido pienamente ciò che padre Fabrizio Cristarella afferma commentando il Vangelo di questa Domenica: “Questa scena sul mare è una chiara metafora della situazione della Chiesa all’indomani della Pasqua: la barca della Chiesa sarà avvolta tante volte dai flutti impetuosi della persecuzione, dell’incomprensione, della morte, del peccato, del suo stesso peccato, della terribile possibilità che la Comunità dei discepoli si faccia travolgere da dinamiche mondane che seducono e che le stravolgono il volto…come dominare questo mare di male? Come salvare la fragile barca della Chiesa di Cristo? In questi tempi davvero la domanda sul futuro della Chiesa si fa seria e pressante; oggi la tempesta avvolge la barca della Chiesa, una tempesta che l’assedia dall’esterno ma soprattutto dobbiamo ravvisare una tempesta che l’assale dall’interno; quanto disorientamento, quante lacerazioni, quante divisioni, quanta serpeggiante aria di scisma; la barca della Chiesa è tirata da venti di “restaurazione” che follemente vogliono negare il Concilio o addomesticarne la portata, è tirata da venti contrari che rischiano di mondanizzarla per renderla gradita al corso delle cose del secolo. In più la Chiesa è imbrattata da peccati e tradimenti, da svuotamenti di senso e da oblio dell’essenziale, la vita religiosa è al lumicino colma troppo spesso di contraddizioni colpevoli, le vocazioni sono al minimo storico e con qualità altrettanto minime, il laicato boccheggia e gli stessi movimenti sono al disarmo o quasi … tutto ciò, naturalmente, con le dovute eccezioni e con luci di santità che comunque brillano. Che fare? L’evangelo di questa domenica risponde che c’è solo una via: la fede”.

L’evangelista Matteo, rifacendosi al racconto parallelo di Marco, sapientemente aggiunge l’episodio di Pietro che cammina anch’egli sulle acque. È qui il centro del racconto di Matteo: Pietro cammina sulle acque non per capacità proprie ma perché tutto dipende dalla Parola di Gesù: Vieni!

I piedi di Pietro sono sostenuti da quella Parola ascoltata con fiducia.

“Quando la fede viene meno, o sopravanza la presunzione, le acque impetuose tentano di sommergere Pietro; Matteo consegna alla Chiesa il grido di Pietro, lo consegna alle nostre vite credenti: Signore, salvami! È un grido che ha la sua forza nella duplice coscienza della propria impotenza e della potenza di Cristo che rende possibile l’impossibile” (padre Fabrizio Cristarella).

È necessaria e fondamentale la fede del discepolo, della chiesa, che ci permette di camminare nelle contraddizioni e nelle tempeste della storia, non soltanto quelle che vengono dall’esterno, pensiamo alle opposizioni e alle persecuzioni, ma anche alle tempeste che nascono dentro la chiesa, basti pensare alle divisioni, ai cedimenti mondani, quali il potere e la ricchezza.

L’esperienza di Pietro ci fa anche comprendere che ciò che conta non è imitare Gesù ma seguirlo, stare sempre dietro di Lui, alla sua sequela, fidandosi e affidandosi a Lui, gridando sempre come fa Pietro: “Signore, salvami”.

Mi piace chiudere questa riflessione sul Vangelo di Questa Domenica, con la stupenda preghiera che dice fiducia e abbandono in Dio, di San Charles de Foucauld:

Padre mio,

io mi abbandono a te,
fa di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me
Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
La tua volontà si compia in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro, mio Dio.
Affido l’anima mia alle tue mani
Te la dono mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore
perché ti amo,
ed è un bisogno del mio amore
di donarmi
di pormi nelle tue mani senza riserve
con infinita fiducia
perché Tu sei mio Padre.

 

Buona Domenica.

 

   Francesco Savino

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