di Domenico Marino*
«Devo constatare, rispetto alle forme di povertà, ritardi enormi da parte delle politiche italiane. Finché ci saranno sempre più poveri vuol dire che la democrazia è a rischio e che la civiltà non è ancora arrivata». Suona le campane delle coscienze di tutti don Francesco Savino, il neo vescovo di Cassano all’Jonio succeduto al segretario generale della Cei, don Nunzio Galantino, che a sua volte occupò la cattedra episcopale lasciata vacante da padre Vincenzo Bertolone passato al servizio della Chiesa particolare di Catanzaro.
Sin dal giorno della presa di possesso della diocesi cassanese, già nel messaggio alle autorità presenti, monsignor Savino offrì piena e massima disponibilità per superare la «cultura dello scarto», a suo parere generata anzitutto dalla disoccupazione.
«Il lavoro diventa quindi la priorità delle priorità – sottolineava dinanzi a migliaia di persone domenica 31 maggio nella piazza di Cassano – e come Chiesa dichiaro subito la disponibilità a collaborare per intraprendere ogni strada possibile, per creare lavoro pulito che dia dignità alle persone. Iniziamo a camminare insieme per diventare protagonisti di un nuovo umanesimo. Anteponendo sempre il bene comune, il bene di tutti, nel rispetto dell’autonomia della politica che è laica». Ai confratelli vescovi presenti, al clero diocesano e ai fedeli chiedeva: «Cerchiamo d’essere Chiesa aperta e in uscita, “ospedale da campo” per tutti».
Adesso ribatte sugli stessi tasti: «E’ amaro constatare che moltissimi hanno niente e pochissimi hanno moltissimo. Questa – ha aggiunto don Francesco Savino – è la contraddizione. Questo è l’ossimoro che constatiamo nella realtà del nostro tempo. Ha ragione Papa Francesco quando nel quarto capitolo de Evangelii Gaudium dice che la realtà è più dell’idea. Sono profondamente convinto che le politiche, soprattutto di welfare, debbano partire dagli ultimi e mettere al centro delle politiche le persone ultime, impoverite. La povertà non è il risultato della predestinazione.
Se c’è povertà, evidentemente, è perché ci sono anche politiche di distribuzione della ricchezza sbagliate. Sono profondamente convinto che dinanzi a noi c’è una grande sfida: passare dalla cultura e dalla politica dell’avanzo, dello scarto alla cultura e alle politiche dell’incontro, della maggiore distribuzione delle ricchezze e dare a tutti la possibilità di accedervi. La ricchezza non può essere il fine della vita ma soltanto il mezzo. Papa Francesco dice no a chi specula sempre e comunque soprattutto sulle persone e sui cosiddetti beni comuni per lucrare a livello personale o per lucrare a livello di lobby».
Il vescovo nota che «oggi l’economia è diventata tutta speculativa, finanziaria», e si chiede «dove è andata a finire la crisi? Dove è andata a finire l’economia reale?»
Intanto domani una delegazione della Commissione parlamentare antimafia, guidata dal presidente Rosy Bindi, sarà in Calabria per una serie d’incontri istituzionali. Il primo lo avrà con i vescovi della Conferenza episcopale regionale sui temi del comune impegno nella lotta alla criminalità organizzata. Il confronto sarà ospitato a partire dalle 10:30 dall’Oasi Bartolomea di Lamezia. Alle 13 Rosy Bindi e il presidente dei vescovi calabresi, monsignor Salvatore Nunnari, terranno una conferenza stampa».
*da Gazzetta del Sud di Domenica 21 giugno 2015