27 Novembre 2015

Un Avvento di Misericordia

Avvento 2015

“Alzate il vostro sguardo e contemplate: la vostra liberazione è vicina!

Alzate il vostro sguardo e contemplate: all’orizzonte già si vede il Cristo!”

Con queste parole di un canto liturgico  desidero augurare un buon Avvento a ciascuno: ai miei cari fratelli nel sacerdozio ministeriale, ai diaconi, ai seminaristi, ai religiosi e religiose, ai consacrati e alle consacrate, ai fedeli della nostra diocesi di Cassano all’Jonio, ai bambini, agli anziani, agli ammalati, agli stranieri e forestieri che soggiornano tra noi, a tutti, proprio a tutti!

Iniziamo con i primi vespri di sabato l’attesa del Natale, l’evento straordinario che ha cambiato la storia umana, duemila anni fa, tanto che contiamo gli anni proprio da quel giorno fortunato!

Attendiamo ancora Qualcuno che irrompa nelle nostre miserie e le trasformi, le trasfiguri per permetterci di coglierne il senso e di vedere in esse, proprio nelle piaghe più dolorose e nell’abisso delle nostre fragilità personali,  comunitarie e sociali, i segni di luce, gli arcobaleni di speranza, le possibilità di rinnovamento!

Ogni anno, e questo 2015 in modo particolarmente originale, si rinnova l’attesa di una palingenesi, termine complicato che rimanda a significati plurimi e complementari tutti attinenti a nuova creazione, rinnovata definizione genetica della nostra umanità, ripulitura del nostro fangoso modo di pensare e di valutare l’esistenza ed altro ancora…  Ne avvertiamo l’urgenza!

Nella preghiera e nella responsabilità che ho assunto per voi e con voi da quando ho accolto l’elezione del Santo Padre della dignità episcopale, ho cercato i segni da presentarvi per dare inizio a questo Avvento.

Li trovo nell’entusiasmo semplice ed instancabile del viaggio in Africa intrapreso oggi dal Papa per dare lì inizio al giubileo della misericordia.

Lasciamoci contagiare dal coraggio, dalla tenacia, dallo spirito di sevizio testimoniato in questo viaggio: papa Francesco parla delle periferie abitando le periferie,  andando nelle periferie, condividendo, almeno per qualche ora, la vita drammaticamente sperimentata nelle condizioni di fame, malattie, violenza, guerre dai fratelli del Kenia, dell’Uganda e della Repubblica centrafricana.

Che potere dei segni!!

Papa Francesco va come pellegrino per richiamarci ad essere pellegrini nel nostro esistere quotidiano: non abbiamo certezze se non Gesù Cristo, non abbiamo fissa dimora  se non quella che ci attende nelle braccia misericordiose di Dio Padre, non abbiamo altro scopo se non essere mendicanti dell’Amore e divulgatori di Amore nel sevizio reciproco che lo Spirito Santo ci suggerisce operando nei nostri limiti per fare grandi cose!

Nel nostro essere in continuo pellegrinaggio sappiamo che una meta ci attende, in questo Natale 2015 ed oltre: la venuta definitiva del Signore che “verrà con giustizia” per i vivi e per i morti, ricapitolando tutte le cose che furono, che sono e che saranno.

Allora l’Avvento, l’attesa, non può che essere un tempo in cui ci prendiamo cura della nostra casa, del nostro corpo, delle nostre comunità per fare pulizia: abbiamo troppe distrazioni, troppi impegni, troppe cose che possono essere eliminati, non sono essenziali… troppi idoli…

Troppo superfluo che non rispetta la povertà della grotta di Betlemme. Per andare alla grotta occorre uno stile da pastori che, in quella terra della Palestina, al tempo del re Erode, erano considerati reietti, esclusi, “impuri”, perché spesso dediti al latrocinio: essi sentono l’annuncio dell’Angelo e vanno di gran corsa alla grotta portando ciascuno quanto ha di più prezioso, loro che sono considerati ladri e gente di malaffare, briganti.

Per maturare una scelta di stile da pastori, per ascoltare l’annuncio di salvezza rivolto anche a me, a ciascuno, oggi, occorre silenzio. Il silenzio!!

Ecco l’altro ingrediente per prepararci al Natale: ridimensioniamo tv, radio, cellulari, computer e quant’altro, riduciamo contatti su fb, twitter, e simili per ritagliare tempi e spazi di silenzio, meditazione, riflessione, lettura e preghiera.

In ascolto della Parola di Dio, nella preghiera personale e comunitaria, troviamo una lente d’ingrandimento correttiva della miopia che non ci permette di riconoscere gli errori, il peccato, la deriva dalla buona prassi evangelica.

Che questo sia un Avvento di Misericordia: misericordia e perdono da scambiarci tra noi, nei nostri rapporti personali, familiari, sociali; misericordia da rivolgere negli sguardi verso chi incrociamo al lavoro, in paese, sulla strada; misericordia nei gesti e nelle scelte di essenzialità che ci permettono di trovare le risorse, a cominciare dal pane, e dai beni di prima necessità, per i tanti fratelli poveri o impoveriti; misericordia nel tempo che dedichiamo ai malati, agli anziani, ai deboli della nostra famiglia ristretta e a quella allargata della diocesi, ai detenuti, agli scoraggiati e disperati che soffrono la solitudine e l’abbandono, a coloro che hanno smarrito la strada che conduce a Dio, nostra salvezza, perché soltanto in loro compagnia possiamo arrivare davanti alla capanna di Gesù Bambino ed accogliere la sua nascita ancora una volta nel nostro cuore.

E’ il mio cuore, il tuo, quello di ciascuno, la mangiatoia che troverà disponibile, se lo voglio, se lo vuoi, per manifestarsi come Dio con noi, l’Emanuele e farci sentire la gioia della nostra umanità rinnovata.

Dalle immagini del funerale di Valeria Soresin, vittima italiana dell’attentato del 13 novembre di Parigi, ho ricevuto una lezione che non dimenticherò e che mi interpella come credente cattolico: l’impegno di volontaria di Emergency, il suo essere giovane studiosa e vivace espressione della cultura della convivialità delle differenze hanno dato ai genitori di Valeria la forza di una testimonianza di una grande dignità in un dolore immenso come la morte di una figlia. Durante la cerimonia funebre hanno espresso la propria partecipazione esponenti della comunità civile, come il Presidente della Repubblica Mattarella e, responsabili delle chiese, il Patriarca di Venezia che ha benedetto la salma, il capo della comunità islamica e quello della comunità ebraica, tutti concordi nella condanna del terrorismo e nel compianto per la morte di Valeria, promessa significativa del  futuro della nostra Nazione.

Che rispetto e accoglienza per ogni diversità intessuti con condivisione e solidarietà infondano coraggio nelle scelte che possono promuovere il Regno di Dio tra noi inaugurato dalla nascita di Gesù che, ogni giorno, bussa alla porta di ogni cuore e chiede di abitarvi per essere tenerezza e misericordia.

Un Avvento di trasfigurazione!!

  Francesco Savino