LETTERA DEL VESCOVO
mons. Francesco Savino su
NOMINE e TRASFERIMENTI
Alla Chiesa di Dio che è in Cassano all’Jonio:
“Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo, dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che colui che ha iniziato per voi questa opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1,3-6).
E’ bello ed è giusto rivolgervi questo pensiero, perché vi porto nel cuore consapevole che, in Cristo, siamo “un cuore solo e un’anima sola” pur nella diversità dei carismi e dei ministeri.
In questo primo anno vissuto in Diocesi ho conosciuto tutte le sue componenti, ho incontrato le comunità parrocchiali, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose, le aggregazioni, i movimenti ecclesiali e le singole persone ed ho constatato la ricca vitalità e la passione per il Vangelo, ma anche le inevitabili stanchezze, le piccole e le grandi difficoltà, i passi affaticati nel cammino della vita e della fede.
A tutti desidero dire il mio “grazie” incondizionato per i propositi e per quanto condividiamo ogni giorno.
Riguardo ai presbiteri, richiamo alla mia memoria ed al “cuore pensante” di tutti, sacerdoti e fedeli laici, un testo del Concilio Vaticano II, il n.9 del Presbyterorum Ordinis: “I presbiteri si trovano in mezzo ai laici per condurre tutti all’unità della carità, « amandosi l’un l’altro con la carità fraterna, prevenendosi a vicenda nella deferenza» (Rm 12,10). A loro spetta quindi di armonizzare le diverse mentalità in modo che nessuno, nella comunità dei fedeli, possa sentirsi estraneo. Essi sono i difensori del bene comune, che tutelano in nome del vescovo, e sono allo stesso tempo strenui assertori della verità, evitando che i fedeli siano sconvolti da qualsiasi vento di dottrina. In modo speciale devono aver cura di quanti hanno abbandonato la frequenza dei sacramenti o forse addirittura la fede, e come buoni pastori non devono tralasciare di andare alla loro ricerca. Avendo presenti le disposizioni sull’ecumenismo non trascurino i fratelli che non godono della piena comunione ecclesiastica con noi. Devono infine considerare come oggetto della propria cura quanti non conoscono Cristo loro salvatore. I fedeli, dal canto loro, abbiano coscienza del debito che hanno nei confronti dei presbiteri, e li trattino perciò con amore filiale, come loro pastori e padri; condividendo le loro preoccupazioni, si sforzino, per quanto è possibile, di essere loro di aiuto con la preghiera e con l’azione, in modo che essi possano superare più agevolmente le eventuali difficoltà e assolvere con maggiore efficacia i propri compiti”.
Sant’Agostino diceva che i pastori devono essere capaci di “pascere Cristo, pascere per Cristo, pascere in Cristo e non pascere per sé fuori di Cristo” (Disc. 46,30).
Ecco perché “Tutti i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, partecipano in unione col vescovo, all’unico sacerdozio di Cristo e lo esercitano con lui; pertanto essi sono costituiti provvidenziali cooperatori dell’ordine episcopale. Nell’esercizio del sacro ministero il ruolo principale spetta ai sacerdoti diocesani, perché, essendo essi incardinati o addetti ad una Chiesa particolare, si consacrano tutti al suo servizio, per la cura spirituale di una porzione del gregge del Signore. Perciò essi costituiscono un solo presbiterio ed una sola famiglia, di cui il vescovo è come il padre. Questi, per poter meglio e più giustamente distribuire i sacri ministeri tra i suoi sacerdoti, deve poter godere della necessaria libertà nel conferire gli uffici e i benefici; ciò comporta la soppressione dei diritti e dei privilegi che in qualsiasi modo limitino tale libertà.” (Christus Dominus 28).
I presbiteri da me contattati, anziani e giovani, tutti mi hanno reso la disponibilità a spostarsi in comunità parrocchiali o in ministeri ecclesiali diversi da quelli in cui si trovano. Tale disponibilità ha riempito il mio cuore di gioia e, al tempo stesso, mi ha molto edificato. Sono stato parroco per moltissimi anni e sono consapevole che alcuni cambiamenti sono oggettivamente difficoltosi e possono suscitare qualche dispiacere. Sono convinto, d’altra parte, che tutti comprenderete che ogni mia disposizione è orientata al bene, all’efficacia della missione, alla gloria di Dio.
Il mio pensiero va a voi, cari fedeli: ho constatato di persona l’affetto che nutrite per i sacerdoti. D’altra parte riconosco il bene autentico che voi, cari sacerdoti, avete per le comunità che vi sono state affidate e posso dire, nella Verità che è Cristo, che le mie decisioni sono il risultato di confronto e di condivisione. Ho consultato il Vicario generale e fatto tesoro dei suoi consigli, in un dialogo costante e franco. Ho ascoltato alcuni componenti del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori ed altri che mi hanno incoraggiato con il loro parere favorevole. Posso, quindi, affermare in coscienza che ho vissuto un’esperienza di vero discernimento comunitario!
Riporto una riflessione, che diventa preghiera alla Vergine, del Vescovo don Tonino Bello: “I cambiamenti ci danno fastidio. E siccome Lui (il Signore) scombina sempre i nostri pensieri, mette in discussione i nostri programmi e manda in crisi le nostre certezze, ogni volta che sentiamo i suoi passi evitiamo di incontrarlo, nascondendoci dietro la siepe, come Adamo tra gli alberi dell’Eden. Facci comprendere, Maria, che Dio, se ci guasta i progetti, non ci rovina la festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace. E una volta che l’avremo ascoltato nel cuore anche il nostro corpo brillerà della sua luce”.
Nello spirito di queste parole di don Tonino, chiare e forti come la roccia ed anche stillanti di tenerezza, vi comunico i cambiamenti previsti, invitandovi ad accoglierli con serenità, sapendo che la mobilità del Clero è una priorità pastorale per evangelizzare con la libertà e la franchezza del cuore, condizioni fondamentali per la vita celibataria del presbitero.
UFFICI e SERVIZI
UFFICIO AMMINISTRATIVO ED ECONOMICO Vicario: don Vincenzo Calvosa
All’Ufficio Amministrativo ed economico fanno riferimento:
Ufficio Amministrativo-Economico diocesano
Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici, con le due sezioni: “Rapporti con gli organi di tutela” e “Inventario dei Beni Culturali Ecclesiastici”
Nuova Edilizia di Culto
Ufficio Tecnico.
Al Vicario competono le relazioni con il Consiglio Diocesano degli Affari Economici.
Collaboratori:
don Claudio Bonavita, Sig. Edoardo Lanzillotta, Sig. Raffaele Bloise
- UFFICIO PER LA PASTORALE, TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT: responsabile don Alessio De Stefano.
- SERVIZIO PER LA PASTORALE GIOVANILE: responsabile don Nicola Mobilio.
- UFFICIO CARITAS
Presidente: S.E. mons. Francesco Savino
Vicario: don Joseph Vanson
Direttore: dott. Raffaele Vidiri
Articolazione della Caritas Diocesana:
1) area progettazione
2) area formazione
3) area lotta alle povertà
4) area educazione alla legalità e alla cittadinanza responsabile Di ogni area sarà indicato il referente-coordinatore.
Le ragioni di un vicario della Caritas
Il vicario della Caritas ha il mandato di sviluppare nella comunità una vita di carità che metta al centro i più deboli, renda protagonisti i nostri fratelli schiacciati dalle tante povertà, dia respiro a tutta la Chiesa accogliendo i poveri come dono e, soprattutto, alimenti, attraverso la continua seminagione operata dallo Spirito Santo, la gioia di annunciare il Vangelo della Carità.
La Caritas corre oggi il rischio di essere investita dalla delega della comunità riguardo alla gestione delle opere di carità, anche nelle tante emergenze che si susseguono impellenti mentre si registra una diffusa latitanza delle istituzioni pubbliche. La Caritas corre il rischio di far crescere un’operosità senza una cultura di corresponsabilità istituzionale e politica, e, intanto, smarriamo la capacità di interpellare continuamente la coscienza di ognuno, depauperiamo il senso di appartenenza ad una comunione fraterna e dimentichiamo il nesso inscindibile tra carità e giustizia. Paradossalmente accade che più vi è attività caritativa senza cultura di condivisione e responsabilità e più cresce la delega e l’indifferenza conseguente.
Un altro rischio è che la Caritas renda testimonianza apologetica della Comunità cristiana. Attraverso le opere caritative ci presentiamo come persone che rafforzano la propria identità e, quindi, utilizzano i poveri per rafforzare il senso dell’essere Chiesa senza la dinamica di conversione cui Papa Francesco ci richiama fortemente e insistentemente. La Chiesa, sostiene il Santo Padre, non può essere confusa con un’organizzazione non governativa; essa deve certamente dare delle risposte anche strutturate, attraverso la Caritas e le tante realtà ecclesiali esistenti, ma deve anche far emergere ad intra e ad extra le profonde motivazioni che non sono di natura gestionale ma affondano le radici nella gratuità e nella passione per e con i poveri.
La nostra responsabilità è portare l’incontro con i volti delle persone e la condivisione con le loro condizioni nella quotidianità della comunità cristiana e di farlo senza eroismo eccezionale ma come normalità. Insomma non è in discussione il se ma il come. Ci attende un grande itinerario di conversione.
Il Cardinal Martini richiamava continuamente la Caritas a lasciarsi interrogare, inquietare, rimettere in discussione dalla quotidiana azione di solidarietà con i poveri.
Ci è richiesta una duplice attenzione: dare delle risposte nella concretezza che Matteo 25 indica (dar da mangiare, dar da bere, visitare gli ammalati e i sofferenti) e, contestualmente, vivere e suscitare una cultura dell’attenzione verso i più deboli, proprio partendo da essi come soggetti protagonisti. Quest’attenzione attinge a motivazioni teologiche perché nei poveri, nelle tante situazioni di sofferenza di fragilità e di limite umano, possiamo tutti invocare e accogliere il grande dono dell’Amore di Dio e della sua Misericordia. Questa è la Carità contemplativa.
Il Vicario della Carità ha il mandato di accogliere le domande del territorio, di affidare l’autonomia gestionale – laicamente intesa – a tutte le opere diocesane e non, di vigilare che siano connotate da trasparenza, correttezza e qualità e, nel contempo, di “riversare” sulla comunità cristiana e sul territorio la freschezza delle beatitudini evangeliche. Il Vicario dalla carità non ha compiti gestionali, ma compiti che percepiscono tutte le preoccupazioni, anche gestionali.
Il ruolo di Vicario della Carità si distingue da quello del Direttore della Caritas che ha la responsabilità anche pastorale di animare le comunità, ma soprattutto si adopera con sollecitudine per rendere operosa l’animazione della Carità evitando di parlare solo con le parole e non con i fatti, come si legge nella lettera di San Giacomo.
PARROCCHIE
- Altomonte – parrocchia Santa Maria della Consolazione: don Anatole Tshimanga Milambo
- Amendolara Marina – parrocchia Madonna della Salute: don Vincenzo Santalucia
- Cassano (Doria) – parrocchia San Domenico: don Joseph Amewouho
- Cerchiara – parrocchia San Giacomo Apostolo: don Luigi RisoliVicario parrocchiale: padre Yves Mawa Dokery
- Francavilla Marittima – parrocchia Annunciazione del Signore: don Pietro Lo Caso
- Laino Borgo – parrocchia Spirito Santo: don Maurizio Bloise
- Laino Castello – parrocchia San Teodoro: Amministratore parrocchiale don Carlo Russo
- Montegiordano marina – parrocchia BVM del Rosario: don Diego Talarico Vicario parrocchiale: don Nicola Mobilio
- Rocca Imperiale paese – parrocchia Assunzione BVM: don Domenico Cirigliano
- Rocca Imperiale marina – parrocchia Visitazione BVM: don Pasquale Zipparri
- Roseto Capo Spulico – parrocchia San Nicola di Bari: don Diego Talarico
- San Lorenzo Bellizzi – parrocchia San Lorenzo Martire: don Pedro De Salvo
- Villapiana scalo – parrocchia Stella Maris: don Francesco Diodati
- Cassano – Basilica Cattedrale: rettore don Annunziato Laitano
- Cassano – Santuario Santa Maria della Catena: rettore don Pierino De Salvo
- Castrovillari – Basilica minore di San Giuliano: rettore don Pietro Groccia
- Cerchiara – Santuario Santa Maria delle Armi: rettore don Alessio De Stefano
- Laino Borgo – Santuario Madonna dello Spasimo: rettore don Maurizio Bloise
- Rocca Imperiale – Santuario Madonna della Nova: rettore don Mario Nuzzi
ALTRI INCARICHI
- don Antonio Cavallo: Cappellano della struttura residenziale per anziani “Villa Azzurra” a Roseto Capo Spulico, la cui esperienza pastorale sarà una risorsa per il nuovo parroco don Diego Talarico.
- don Pietro Groccia: Collaboratore della Comunità Vocazionale con particolare attenzione alla gestione della Biblioteca del Seminario.
- don Claudio Bonavita: Vicario parrocchiale della parrocchia Cuore Immacolato BVM a Trebisacce.
Vengono riconfermati secondo la formula canonica «nunc pro tunc», cioè continuano ad attendere al ministero di parroco fino a quando il Vescovo disporrà diversamente:
padre Flavio Paladino
don Gaetano Santagada
don Silvio Renne
che hanno rassegnato le dimissioni per raggiunti limiti di età
don Gianni Luigi Di Luca (che già lo scorso anno ha rassegnato le dimissioni)
don Nicola De Luca
don Franco Gimigliano
don Giuseppe De Cicco
dimissionari per aver superato abbondantemente i nove anni di ministero parrocchiale nella stessa parrocchia.
I passaggi di consegna e gli ingressi dei nuovi Parroci o Amministratori parrocchiali devono effettuarsi entro il mese di Settembre p.v. garantendo la partecipazione costruttiva all’Assemblea Diocesana che si terrà a Settembre, come da lettera di convocazione già diffusa.
Il Parroco uscente presenterà al subentrante la Comunità in tutte le sue componenti con una particolare attenzione al C.P.P., al C.P.A.E., alle eventuali comunità religiose presenti nel territorio parrocchiale, ai responsabili della catechesi, delle aggregazioni e dei movimenti, ai ministri straordinari della Santa Comunione, agli animatori liturgici.
E’ chiaro che, in tale passaggio, sono previsti gli adempimenti di carattere burocratico-amministrativo, secondo indicazioni da me date attraverso la Curia e condivise nel Consiglio Presbiterale e nel Collegio dei Consultori.
Suggerisco l’opportunità che l’ingresso del nuovo Parroco sia accompagnato dalla celebrazione della Santa Messa presieduta da me o dal Vicario Generale o dal Vicario Zonale.
L’esortazione che rivolgo a tutti i Parroci è di attivare le unità pastorali, privilegiando la pastorale integrata, cioè valorizzando tutte le realtà presenti sul territorio attinenti alla parrocchia. Sarebbe auspicabile per tutta la Diocesi pensare alla istituzione di “Comunità di Parrocchie” con un Parroco moderatore che consentirebbero di superare una evangelizzazione fossilizzata nel proprio recinto parrocchiale. Unità Pastorali e/o “Comunità di Parrocchie” potranno evitare l’autoreferenzialità e la burocratizzazione della parrocchia.
Stabilisco già a partire da quest’anno tre comunità di parrocchie.
La prima nel territorio di Cerchiara, Francavilla marittima e San Lorenzo Bellizzi: le parrocchie di Cerchiara di Calabria (parrocchia San Giacomo Apostolo – parroco don Luigi Risoli e vicario parrocchiale padre Yves Mawa Dokery, parrocchia san Francesco di Paola – parroco don Luigi Risoli, parrocchia san Pietro Apostolo – parroco mons. Giuseppe Ramundo); le parrocchie di Francavilla marittima (parrocchia Annunciazione del Signore – parroco don Pietro Lo Caso, parrocchia Santa Rita da Cascia – parroco don Alessio De Stefano); la parrocchia di San Lorenzo Bellizzi (parrocchia di San Lorenzo Martire – parroco don Pedro De Salvo). Indico come “parroco moderatore” della comunità di parrocchie: mons. Giuseppe Ramundo.
La seconda nel territorio di Rocca Imperiale: Rocca Imperiale paese (parrocchia Assunzione BVM – parroco don Domenico Cirigliano), il Santuario della Madonna della Nova (rettore don Mario Nuzzi) e Rocca Imperiale marina (parrocchia Visitazione BVM – parroco don Pasquale Zipparri). Indico come “parroco moderatore” della comunità di parrocchie don Pasquale Zipparri.
La terza nel territorio di Altomonte: (parrocchia Santa Maria della Consolazione – parroco don Anatole Tshimanga Milambo; parrocchia San Giacomo Apostolo – parroco don Francesco Faillace). Indico come “parroco moderatore” della comunità di parrocchie don Francesco Faillace.
Preciso che quanto prima andremo a definire uno statuto che disciplini le comunità di parrocchie. Allo stato attuale definisco “Comunità di Parrocchie” l’unione di più parrocchie limitrofe di uno stesso vicariato che realizzano una pastorale unitaria e una comunione più reale e concreta.
La costituzione delle comunità di parrocchie non sopprime la figura giuridica della parrocchia che mantiene la sua identità peculiare, la responsabilità pastorale attribuita al parroco nella propria parrocchia e l’autonomia amministrativa di ogni singola parrocchia. Mi auguro che tale costituzione di “Comunità di Parrocchie” sia una testimonianza visibile del nostro camminare insieme alla sequela di Cristo Crocifisso e Risorto sul passo degli ultimi.
Mentre esprimo ancora una volta la mia gratitudine ai sacerdoti per la disponibilità dimostratami, la riconoscenza mia personale e dell’intera Diocesi va a don Francesco Papasso, a don Antonio Cavallo e a don Mario Nuzzi per aver profuso in tanti anni, sempre con generosità, la responsabilità di Parroco, rispettivamente, a Doria, a Roseto Capo Spulico e a Rocca Imperiale marina; a don Silvio Renne per il servizio di Economo vissuto con competenza e trasparenza e a don Leone Boniface per la lunga direzione, diligente ed intelligente, dell’Ufficio per i Beni Culturali ecclesiali.
Sicuro che queste mie disposizioni episcopali saranno accolte da tutti con gioia e come dono dello Spirito, invoco su di voi la benedizione di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.
+ Francesco Savino
Cassano all’Jonio, 29 giugno 2016
Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo