V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno A) [SCARICA]
Is 58,7-10; Sal 111; 1 Cor 2,1-5; Mt 5,13-16
9 Febbraio 2020
Appena proclamate le beatitudini, l’apice del messaggio di salvezza, Gesù dice ai suoi discepoli e a noi oggi: “Voi siete il sale della terra … voi siete la luce del mondo”.
Egli, che dice di sé “Io sono la luce del mondo, chi mi segue non camminerà nella tenebra” (Gv 8,12), è il sale della sapienza, il sale che dà gusto, sapore e senso alla vita umana sulla terra, è Lui “la luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
E noi cristiani possiamo essere sale e luce solo se viviamo in comunione con Lui, una comunione rinnovata ogni giorno, solo se il nostro modo di pensare e di essere rende gloria al Padre di Gesù Cristo e Padre nostro, se sulla terra mostra che Dio, “nostra luce e nostra salvezza”(Sal 27, 1), ci motiva, ci ispira e si fa presente in noi e tra noi.
La “differenza cristiana” consiste in un’esistenza differente rispetto a coloro che non si definiscono cristiani, non certo per una presunta superiorità o volontà di distinzione, ma perché la vita cristiana, che è “sequela Christi”, è altro dal mondo, perché siamo chiamati a “stare nel mondo senza essere del mondo” (Gv 17,11-16).
L’apostolo Paolo così riassume l’anticonformismo cristiano: “Non conformatevi alla mentalità di questo mondo, ma trasformatevi rinnovando il vostro modo di pensare, per discernere la volontà di Dio” (Rm 12, 2).
Non conformarsi alla mentalità di questo mondo significa avere il coraggio di discernere gli idoli alienanti e combatterli. L’unica possibilità di vincere l’indifferenza dominante consiste nel presentare una differenza comprensibile ed eloquente, capace di dare un contributo peculiare per l’edificazione di una città per l’uomo.
L’invito di Gesù ad essere “sale e luce” ci aiuta a comprendere che lo stile del cristiano è determinante perché non si può annunciare un Gesù che racconta Dio nella mitezza, nell’umiltà, nella misericordia, e farlo con uno stile arrogante e presuntuoso, con atteggiamenti forti e violenti.
Il padre della Chiesa san Giovanni Crisostomo sostiene che, se la terra ha bisogno di sale e il mondo di luce, vuol dire che la terra è insipida e il mondo oscuro.
Annota don Fabio Rosini: “Non basta essere sulla terra, c’è da trovare il “sapore” dell’esistenza. Non basta vivere. Non siamo un organismo biologico, non bastano quei quattro secchi d’acqua uniti alla quantità necessaria di sali che la chimica indica come il materiale di cui siamo composti per costituire un essere umano. Abbiamo bisogno di qualcosa in più. Facciamo tante cose, ma quel che resta veramente è il senso di quel che facciamo. E c’è dell’altro”.
Il Vangelo dice che se il sale perde il sapore verrà calpestato. In altri termini possiamo dire che, se un padre non è un vero padre, lascerà il vuoto nel cuore dei figli. Se un prete è insipido la gente si annoierà. Se un insegnante non attrae e convince gli studenti a lui affidati è perché non è autorevole, il suo insegnamento non dà “sapore”. In un prete, in un padre, in un insegnante, in un amico o in un’amica, in un fidanzato o fidanzata, ci si aspetta “sostanza”, cioè “capacità” di comunicare “senso”. Papa Giovanni XXIII diceva che “non è il Vangelo che cambia, siamo noi che lo comprendiamo meglio”. E proprio per questo motivo abbiamo una grande responsabilità verso l’umanità, che richiede da noi coerenza e autenticità
Una glossa bizantina al nostro testo evangelico recita: “Non dice: Voi siete luci, ma luce, essendo tutti insieme il corpo del Messia che è la luce del mondo”. La chiesa nel suo insieme è chiamata a essere luce: è la chiesa come comunione fraterna che risplende dell’amore di Cristo che illumina ogni uomo e che offre a ogni uomo la possibilità di entrare in quell’alleanza che è redenzione della solitudine (Luciano Manicardi).
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino