
Sintesi Omelia Giovedì 01 Aprile 2020 [SCARICA]
In due verbi la ricchezza della Parola di Dio di oggi: “testimoniare e rimanere”
Sintetizzo in due verbi tutta la ricchezza che questa parola genera in noi: testimoniare e rimanere e mi piace mettere in collegamento proprio questi due verbi. La prima lettura tratta dal libro del profeta Daniele (3,14-20.46-50.91-92.95) ci presenta questa bellissima e coerente testimonianza di Sadrac, Mesac e Abdènego i quali rispondono con coraggio, perché sono credenti, al re Nabucodònosor: “noi non ci prostituiamo ad altri dei”. Perché che cosa aveva chiesto il re Nabucodònosor? Egli rivolgendosi a Sadrac, Mesac ed Abdènego dice: “È vero che voi non servite i miei dei e non adorate la statua d’oro che io ho fatto erigere?” È il solito peccato di idolatria, come quello del vitello d’oro. Qui il re Nabucodònosor vuole costringere i tre ad adorare questa statua d’oro. E qui emerge la bellezza, la coerenza della testimonianza di Sadrac, Mesac ed Abdènego i quali dicono: “noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano”, cioè i testimoni della fede in Dio, sono certi che Dio non li abbandonerà. Sono certi che non saranno abbandonati alle forze del male, al loro destino. Sono convinti che il Signore è con loro.
Ecco perché dobbiamo ripetere sempre quelle bellissime parole del Salmo 22, “anche se dovessi camminare in una valle oscura, non temo alcun male perché tu sei con me”.
Sadrac, Mesac ed Abdènego sono consapevoli che il Signore è con loro in questo momento in cui loro sono chiamati alla fedeltà e quindi alla testimonianza nel Dio dei Padri di Abramo di Isacco e di Giacobbe.
È chiaro che la testimonianza di questi tre riempie di rabbia Nabucodònosor.
Dice il testo di Daniele: “Allora Nabucodònosor fu pieno d’ira e il suo aspetto si alterò” e più aumentavano la pena a cui vengono sottoposti i tre e più loro sono fedeli, coerenti, non cedono. La conclusione deve farci riflettere perché alla fine la testimonianza di Sadrac, Mesac ed Abdènego, di fatto, crea le condizioni per la conversione del re Nabucodònosor. Il quale rimase stupito e si rivolge ai suoi collaboratori e dice: “ma non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?” “Certo” risposero i suoi collaboratori.
“Ma ecco io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco senza subire alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi”. Cioè Nabucodònosor si rende conto che c’è una presenza reale, concreta di Dio che sostiene nelle fiamme i tre. E alla fine, Nabucodònosor, si arrende alla evidenza della testimonianza dei tre. “Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac ed Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui”.
Ecco che la testimonianza dei tre ha, tra virgolette, evangelizzato, diremmo oggi, il non credente Nabucodònosor.
La testimonianza dei tre ha significato che si sono fidati, si sono consegnati, hanno consegnato le loro vite nelle mani di Dio.
Ha ragione, dunque, Papa Francesco quando, nel suo documento pastorale programmatico, l’Evangelii Gaudium, dice che non si evangelizza per propaganda, non si evangelizza per questione ideologica, per proselitismo, ma si evangelizza per attrazione.
Nabucodònosor, in questo caso, viene convertito dalla bellezza, dalla seduzione della bellezza della testimonianza di Sadrac, Mesac ed Abdènego. Per questo dicevo che il primo verbo, che sintetizza la bellezza di oggi, è testimoniare.
Ma mi chiedo perché i tre sono stati capaci di essere così fedeli a Dio?
Perchè tutta questa fiducia? La risposta è tutta nel Vangelo di oggi dove troviamo l’altro verbo di cui vi dicevo all’inizio, un verbo che spiega anche molto bene la testimonianza dei tre per questo voglio mettere in collegamento i due verbi. Gesù dice a quei Giudei che si erano convertiti alla sua predicazione: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli”.
Rimanere nella mia parola. Il verbo rimanere traduce il verbo greco menein che significa organizzare la propria vita intorno a qualcuno o intorno a qualche cosa di importante. Gesù dice, allora, se voi costruite, organizzate, la vostra vita, la vostra esistenza, intorno alla mia parola, voi sarete miei discepoli.
Quando noi siamo discepoli coerenti, autentici, veri, fedeli? Quando rimaniamo, quando facciamo della parola di Dio, quando facciamo di Dio stesso, quando facciamo di Cristo il fondamento su cui costruiamo la nostra vita.
Ecco perché poi Gesù ritornerà su quella bellissima immagine su che cosa costruiamo la nostra vita, su che cosa menein rimaniamo: sulla roccia o sulla sabbia? Costruiamo la vita sulla banalità, sulle sciocchezze, oppure sulla roccia che è Lui?
Allora quando siamo veri discepoli capaci di testimoniare? Quando organizziamo la nostra vita intorno a Dio, quando facciamo di Cristo la roccia, il fondamento su cui costruiamo tutto il nostro essere e tutto il nostro esserci nel mondo.
Testimonianza, testimoniare, rimanere, costruire la propria vita.
Mai come in questi giorni in cui la nostra fede può venire meno, spesso alcuni di voi mi mandano messaggi chiedendomi dove sia Dio. Anche quelli di Auschwitz dei campi di concentramento, si chiedevono dove fosse Dio. La stessa domanda se la poneva Etty Hillesum (grande testimone, su cui ho scritto alcune riflessioni). Etty, che riesce a costruire spazi di paradiso nel campo di concentramento, diceva: “Dio è proprio qui, in questo tempo di orrore, in questo tempo difficile e non ci abbandona”.
Ecco a che cosa siamo chiamati. Siamo chiamati a rimanere, a costruire la nostra vita su Dio, su Cristo. E se siamo capaci di rimanere in lui, in Cristo, allora siamo capaci di testimoniare, cioè di essere fedeli a Dio. Per usare un linguaggio molto bello che appartiene alla lingua degli sposi: “Io ti accolgo in Cristo nella gioia e nel dolore”. Dobbiamo rimanere in Cristo non solo nelle gioie che la vita ci offre, ma anche nelle oscurità.
Straordinaria la testimonianza che Papa Francesco ci ha consegnato la sera del 27 marzo alle ore 18 in cui ha scritto una pagina indimenticabile del terzo millennio, quando da solo, lì in piazza, ha detto Signore aiutaci in questa tempesta che stiamo vivendo, in questa notte oscura che sembra così lunga. È stata una grande testimonianza di Fede.
Testimoniare, rimanere. Riflettiamo in questa giornata: Siamo testimoni? Siamo capaci di testimonianze soltanto quando le cose vanno bene? Oppure anche quando le cose vanno male? E se non siamo capaci è forse perché non rimaniamo, non costruiamo la nostra vita sulla parola di Dio?
Lasciamoci interrogare da questi due verbi rimanere e testimoniare. Lasciamoci interrogare e verifichiamoci chiedendo allo Spirito Santo di venire sempre incontro alle nostre fragilità alla nostra debolezza.
✠ Francesco Savino