2 Maggio 2020

Omelia IV Domenica di Pasqua 3 Maggio 2020

 IV DOMENICA DI PASQUA

At 2,14a.36-41; Sal 22; 1 Pt 2,20b-25; Gv 10,1-10

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Domenica 3 Maggio 2020

È la Domenica del pastore buono e bello, Gesù che ci parla di sé attraverso due immagini: l’immagine del pastore e l’immagine della porta dell’ovile. 

Nel Vangelo di oggi, Gesù risponde ai farisei (cfr. Gv 9, 1-41) che gli contestano la guarigione in giorno di sabato di un uomo cieco dalla nascita. I farisei, e non solo loro, si sentono guide e pastori del popolo perché conoscono la legge, la interpretano e la insegnano; Gesù scardina la loro eccessiva sicurezza dicendo che, dove c’è un ovile, c’è una porta attraverso la quale entra ed esce il pastore e, dietro di lui, le sue pecore. Su quella porta, il pastore vigila per custodire e proteggere il gregge. Ma accade talvolta che qualcuno scavalca il recinto per portare via le pecore: è il ladro che vuole strappare le pecore al loro pastore per accrescere il proprio gregge, per fini di lucro. La differenza tra il pastore vero e il ladro è tra chi vuole veramente il bene delle pecore mettendosi al loro servizio e chi invece vuole servirsi delle pecore per affermare se stesso.

Gesù disegna l’identikit del pastore vero: il pastore vero entra ed esce attraverso la porta, è riconosciuto dal guardiano che gli apre la porta, le pecore riconoscono la sua voce perché il pastore le conosce ad una ad una, infatti le chiama per nome, le conduce al pascolo e le precede proteggendole dai pericoli e dagli attacchi dei lupi. Tra il pastore e le pecore c’è una forte intesa: la vita del pastore e la vita delle pecore sono inscindibili; l’“estraneo”, invece, non conosce le pecore né è riconosciuto da loro.

Le parole di Gesù sono di severo ammonimento per quanti hanno un ruolo di guida. Il Signore richiama i pastori della Chiesa dal pericolo di diventare “funzionari” e “burocrati” del popolo affidato alle loro responsabilità. Dopo aver descritto la differenza tra il pastore vero e il mercenario, Egli, infatti, dice: “Io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se una entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”.

I pastori sono dunque costituiti attraverso il Signore Gesù che li legittima a guidare le pecore verso pascoli abbondanti. Gli “estranei” del gregge, oltre ad essere ladri, sono anche assassini perché non vogliono la vita delle pecore ma vogliono soltanto approfittarsene. Di se stesso dice: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” proclamandosi come pastore che ha a cuore le pecore fino a desiderare che esse abbiano la vita in eccedenza.

La IV Domenica di Pasqua, Domenica del “Buon Pastore”, coincide con la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, particolarmente, quelle sacerdotali.

Papa Francesco ritorna su quattro parole che ci aveva già consegnato, il 4 agosto dell’anno scorso, in occasione del 160° anniversario della morte del Santo Curato D’Ars: “dolore”, “gratitudine”, “coraggio”, “lode”.

Dolore per gli scandali ma anche per la fatica che i preti sostengono; gratitudine per la vocazione; coraggio che deve sempre accompagnare la vita dei sacerdoti perché Gesù è sempre con loro; lode perché, nonostante le difficoltà, il sacerdote consacrato imita Maria, la Madre di Dio, che loda il Signore perché ha posato il suo sguardo sull’umiltà della sua persona.

Buona Domenica!  

   Francesco Savino