
“Non basta dire: ‘Siamo liberi’. Dobbiamo chiederci: ‘Chi resta ancora oppresso a causa della nostra libertà?’”
La memoria della Liberazione non può esaurirsi in una celebrazione rituale. Deve diventare coscienza viva e inquieta. Perché ogni libertà, se non si fa carico della giustizia, diventa privilegio. Se la mia pace genera la guerra altrove, se la mia sicurezza produce emarginazione, se il mio benessere esige lo sfruttamento di altri, allora la mia libertà è solo un’illusione comoda.
Il Vangelo ci chiede di vigilare non solo sulla nostra salvezza, ma su quella del fratello. Oggi, ottant’anni dopo, la vera Liberazione passa da qui: da una libertà che si fa amore politico, fraternità concreta, voce per chi non ha voce.