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“Chiediamoci se il primato nella nostra vita appartiene a Dio o agli idoli”


Sintesi Omelia Giovedì 26 Marzo 2020 [LEGGI]

Chiediamoci se il primato nella nostra vita appartiene a Dio o agli idoli.

Durante la messa del mattino, il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino ha chiesto di lasciarsi illuminare da un testo «testo bellissimo ma “tragico” al tempo stesso del libro dell’esodo. Voglio subito dirvi che tutta la vita dell’uomo è un esodo, esodo significa uscita, esodo contiene due parole, da èxodos composto da ex “fuori” e hodòs “strada”.

Esodo significa uscire da strade, situazioni negative per intraprendere strade che migliorano la nostra esistenza. L’esodo è un paradigma della vita, questo uscire da tutto ciò che rende la nostra vita oppressa problematica non vivibile per andare oltre.» 

«Il libro dell’esodo – ha spiegato il presule – fa parte del Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia. Racconta questo percorso del popolo di Israele, grazie all’intervento di Mosè e la presenza di Dio, questo percorso di liberazione dalla schiavitù d’Egitto alla terra promessa. Sapete che Mosè è stato anche il capro espiatorio di situazioni che si sono verificate in questo percorso, Mosè vedrà la terra promessa da lontano e sarà Giosuè a far entrare il popolo di Israele. Questo ci deve far capire che ognuno deve obbedire al progetto di Dio, ognuno deve fare la volontà di Dio, ognuno deve compiere il suo servizio, la sua opera. Il cammino del popolo di Israele è stato un cammino difficile fatto di momenti di esultanza ma anche di sconforto e nostalgie. Un percorso fatto di obbedienza e disobbedienza. Questo popolo, dice il Signore, è un popolo dalla dura cervice, oggi diremmo “dalla testa dura”, dalla “capa tosta”. Abbiamo il cuore indurito, sclerotico. Quante volte non ci fidiamo di Dio e facciamo di testa nostra. Mentre Mosè sta sul monte in dialogo mistico con Dio e avrà in consegna le dieci, i dieci comandamenti, che serviranno al popolo di Israele per vivere da popolo liberato, emancipato, cosa fa il popolo? Non sa vivere l’attesa e allora si costruisce il Vitello D’oro che secondo alcuni studiosi dell’antico testamento è il più grande peccato del popolo di Israele.» 

«Cos’è il Vitello D’oro? Farsi un idolo a propia immagine e somiglianza, mettersi in adorazione di un dio fatto di metallo. C’è un’incompatibilità tra adorare il Signore Dio e adorare gli idoli. Quanto volte il nostro peccato, direi il peccato di sempre, è non fidarsi di Dio e affidare la vita agli idoli. Il cosiddetto peccato di idolatria. Quando il Papa è venuto nella piana di Sibari ha condannato con parole durissime la ndrangheta e ha detto che il peccato della mafia è quello di adorare il male non Dio. 

La domanda da porci oggi – ha quindi continuato mons. Savino – è se noi veramente adoriamo il Signore, con il pensiero, sentimenti, scelte di vita. Oppure solo con la bocca lo adoriamo e la vita che segue e insegue gli idoli. Dobbiamo porci oggi da me per primo la domanda: quali idoli ci seducono? Quali sirene mondane della vita ci ubriacano. Gli idoli ci danno l’ebbrezza del momento. Come quando qualcuno pensa di stordirsi con droghe e alcol. 

Dicono gli studiosi e le persone che hanno fatto esperienza di droghe e alcol che ho incontrato che lì per lì ti danno ebbrezza, euforia, ti danno lo stordimento, e fanno dimenticare tutto. Ma dopo una “sbornia” incominciano i veri problemi. Ecco gli idoli ci fanno perdere la libertà! Ci danno il godimento all’inizio ma poi ci distruggono la vita. Sono convinto che l’idolo più ricercato che si insegue a tutti i costi è il potere.»

«Il potere ci da godimento pensando di poter controllare la vita delle persone. Pensate che il potere possa salvarci dalla morte? Dalle malattie gravi? Pensate che spesso per fare carriera a tutti i costi si tenta di corrompere qualcuno con le tangenti. Questo significa prostituirsi. Pensiamo a quelle volte in cui non riusciamo a controllare la nostra sessualità, eccedendo a tutto e tutti! Anche l’affettività può diventare un idolo. Un figlio, un marito, una moglie in certe situazioni possono diventarlo. L’idolo è ingannevole, furbo, astuto. All’inizio ci garantisce il piacere poi ci getta nel vuoto. Chiediamoci oggi se il primato nella nostra vita appartiene a Dio, alla sua parola. Oppure il primato appartiene agli idoli. Domandiamoci se la nostra vita è alla sequela di Gesù o degli idoli.» 

E, in conclusione: «Facciamo una verifica seria, perché nessuno è libero se ci mondanizziamo agli idoli. Chiediamo al Signore che il suo Santo Spirito ci aiuti a non cadere nelle trappole degli idoli, ma che ci liberi sempre, in privato e in pubblico, dall’obbedire agli idoli. Chiediamo allo Spirito Santo che ci liberi da ogni forma di idolatria.»