Omelie

I Domenica di Quaresima 5 Marzo 2017


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5 Marzo 2017

Vivere è “confrontarsi” con le tentazioni. Dalla nascita fino alla morte, siamo tutti sottoposti alle tentazioni.  Come Gesù.

Ci sentiamo tentati quando siamo “messi alla prova” sulla fedeltà delle nostre scelte di vita e questo avviene sempre in contesti particolari in cui avvertiamo l’impellenza dei bisogni primari. Gesù digiuna da quaranta gironi nel deserto, dove si è ritirato a pregare: lì il diavolo lo raggiunge e lo mette alla prova sulla scelta del suo messianismo. Egli deve decidere che Messia essere.

Nella pericope del Vangelo di questa I Domenica di Quaresima, Matteo riassume le tentazioni di Gesù nelle tre grandi tentazioni note nella tradizione d’Israele e corrispondenti alle passioni, le libidines, di ognuno.

La prima tentazione riguarda il corpo e le cose: il tentatore-demonio propone, secondo la sua logica del mondo, di scegliere la vita ad ogni costo, anche ricorrendo al facile miracolo di cambiare le pietre in pane. “Se tu sei il figlio di Dio, dí che queste pietre diventino pane”. La tentazione, che tutti abbiamo, sta nel desiderio e pretesa di cambiare la realtà, di trasformare la realtà naturale, comprese le persone, in ciò che ci fa comodo, realizza le nostre aspettative, soddisfa ogni nostro bisogno, desiderio, capriccio. Gesù resiste al tentatore obbedendo al Padre, sottomettendosi alla sua parola, testimoniando che non si può appiattire la vita sul possesso e dominio. “Non di solo pane vivrà l’uomo”. Nell’uomo, nella sua interiorità più profonda, c’è “un di più”, una breccia, attraverso cui entrano mondi, creature, affetti, un pezzetto di Dio (cfr. Ermes Ronchi). L’uomo non può essere ridotto ad “una dimensione”, ma nutre il suo cuore e la sua mente di parole “totalmente altre”, del “cielo”. C’è una fame che abita il cuore umano che è fame di Dio, di infinito.

Segue una seconda esemplificazione delle tentazioni: dal deserto ci spostiamo nella città santa, sul punto più alto del tempio. “Se tu sei il figlio di Dio, gettati giù”; sta scritto, infatti: “ai suoi angeli darà ordini al tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”. E’ la tentazione di vivere la relazione con Dio codificandola nelle pratiche religiose che si fondano sull’attesa del miracolo. E’ la ricerca di un Dio magico al servizio dell’uomo. Il tentatore è seduttivo, si presenta come un amico che vuole aiutare Gesù a vivere meglio il suo essere messia. La gente attende i miracoli e li cerca continuamente come prova della fede. Gesù risponde: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. Credere è fidarsi senza prove, credere è sperimentare la presenza di Dio, il suo amore. E’ abbandonarsi a Lui senza “se” e senza “ma”, con una fiducia totale.

Nell’ultima tentazione la posta in gioco è il potere. Siamo su un monte altissimo dal quale Gesù può vedere tutte le ricchezze del mondo: possedimenti, beni, città, regni, con tutta la loro gloria. Gesù si sottrae al morso del potere che pretende di stravolgere anche i principi della natura e sceglie “l’adorazione di Dio” (cfr. Dt 6, 13), obbedisce solo a Lui e rifiuta la gloria del mondo.

La via messianica di Gesù è essere Messia servo, povero, umile, mite, fino ad essere crocifisso nell’infamia e nella solitudine assoluta. Superando le tentazioni, Egli afferma la sua figliolanza e l’obbedienza totale a Dio Padre.

La narrazione evangelica si conclude con una precisazione: “il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servirono”.

“Avvicinare e servire” sono le azioni in cui si riconoscono gli angeli.

La prima indicazione per questa Quaresima è la proposta di vivere i rapporti interumani avvicinandoci a chi ha bisogno, ascoltando, accarezzando, servendo, per abitare la terra come un “nido” di angeli.

Buona Domenica.

   Francesco Savino