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Festa di San Giuseppe, il vescovo: “Giuseppe il giusto, colui che si affida, confida e si fida”


OMELIA 19 MARZO 2020
Festa di San Giuseppe [SCARICA]

«Ci lasciamo interrogare oggi dalla esperienza di vita di S. Giuseppe. Un’esperienza che non può non interpellare. La sua esperienza indubbiamente è per tutti noi un esempio bello e positivo per la nostra vita.» Così, il Vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, ha aperto, stamani, la santa messa nella festa di San Giuseppe, continuando, in questo periodo di emergenza sanitaria per la diffusione del Coronavirus, le celebrazioni in streaming e su TeleLibera Cassano dalla Basilica Cattedrale di Cassano.

«Vorrei sintetizzare tutta l’esperienza di San Giuseppe – ha precisato il presule – in tre affermazioni. La prima: San Giuseppe, l’uomo giusto. La seconda: San Giuseppe l’uomo del silenzio. La terza: san Giuseppe l’uomo della custodia. Giusto, Silenzio, Custodia, sono le tre parole interpretative dell’esperienza di vita di san Giuseppe, sposo di Maria di Nazareth. Vorrei soffermarmi – ha continuato Savino – su queste tre affermazioni qualche minuto. Giuseppe l’uomo giusto: chi è il giusto nella storia della salvezza? Chi è il giusto nelle sacre scritture? Il giusto è colui che dice Amen, così sia, difronte agli eventi, agli accadimenti sia gioiosi che tristi della vita.  Il giusto è colui che si affida, confida e si fida.»

«Il giusto – ha continuato Savino – è l’uomo che crede, è l’uomo della fede. Bellissimo quel testo del libro della sapienza che dice: Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Perché il giusto è colui che fa di Dio il fondamento, il contenuto, la ragione e il fine della sua vita.» 

«San Giuseppe, sposo di Maria – ha spiegato Savino – è stato giusto perché ha avuto fiducia anche se umanamente tutto andava contro di lui. Mettiamoci un attimo nei suoi panni di uomo! Dopo un “percorso” che oggi possiamo chiamare di “discernimento”, e qui il significato del sogno che vive Giuseppe, che deve decidere, e la sua decisione è l’adesione alla realtà che egli sta vivendo.» 

«Giuseppe come uomo, come sposo, come padre, come artigiano, in tutti gli aspetti della sua vita, era l’uomo della fede, era l’uomo giusto. Domandiamoci: E noi nella nostra vita pubblica e privata siamo giusti? Siamo uomini e donne di fede? Poniamoci questa domanda di verifica.

Seconda affermazione: San Giuseppe fu l’uomo del silenzio; un silenzio che percepiamo leggendo i testi evangelici che lo riguardano. In che cosa consiste il silenzio di Giuseppe? Giuseppe vive il suo silenzio difronte al mistero. Tace perché si trova messo a confronto con la totalità del mistero di Dio che si esprime nel Verbo che si fa carne, che si fa uomo, che si fa presenza. Difronte al mistero le parole non servono. 

Il silenzio è il modo migliore per entrare in relazione con il mistero. 

Il mistero cristiano non è tanto qualcosa che non si capisce, quanto qualcosa di umanamente incomprensibile ma che non si può più negare.

Il mistero cristiano coincide con una vocazione, una vocazione che consiste nell’essere presi all’interno del mistero del verbo di Dio che si fa carne. Quante volte noi, a differenza di san Giuseppe, difronte al mistero o parliamo troppo, spesso cedendo alla banalità, oppure ci “arrabbiamo” difronte a ciò che non riusciamo a comprendere, almeno lì per lì. Dobbiamo darci del tempo, un tempo sapienziale, un tempo di discernimento, e col silenzio dobbiamo entrare nel dialogo “cuore a cuore” con il mistero. Noi siamo prigionieri di quella cultura che io chiamo la “cultura del controllo”. Vogliamo controllare tutto e oggi, proprio l’esperienza del Coronavirus, ci dimostra che c’è l’imprevedibile! Non possiamo controllare tutto … Anche le scienze sono in crisi», aggiunge il vescovo di Cassano. 

«Terza e ultima affermazione. Giuseppe è l’uomo della custodia. Giuseppe custodisce la sua famiglia, una custodia che diventa protezione e al tempo stesso accompagnamento educativo. 
Giuseppe non si sottrae al suo compito educativo! Cosa fa un papà in famiglia? Vive la sua paternità come custodia! San Giuseppe, proprio perché è custode della famiglia di Nazareth, è il Patrono della custodia della chiesa universale. Che bello! San Giuseppe custodi di tutti noi credenti.
Oggi preghiamo il Signore Gesù, per intercessione di San Giuseppe, affinchè diventiamo uomini e donne di fede, uomini e donne giusti, uomini e donne capaci di dialogare in silenzio con il mistero, di entrare in comunione con il silenzio. E preghiamo ancora perché ognuno di noi diventi custode della vita.  Mi piace – ha poi concluso Savino – tradurre la parola custode, custodia, con la parola responsabile, responsabilità. Chiediamo al Signore mai come in questo momento di essere responsabili della vita, perché la vita è, e rimarrà sempre, un dono prezioso da non sprecare e da non sciupare.»