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Il testo completo del saluto di ringraziamento di S.E.R. Mons. Vincenzo Calvosa


Saluto di ringraziamento

Al termine di questa celebrazione di ordinazione, nella Solennità della Santissima Trinità dove regna e circola l’AMORE in cui celebriamo e contempliamo il Padre, l’Amante, che ama il Figlio, l’Amato, che Sposo dell’umanità offre il suo Spirito, l’Amore, immersi con l’animo grato per tanta grazia profusa su di me, desidero manifestare pubblicamente la mia professione di fede dinanzi a ciascuno di voi che avete vissuto con me questo solenne momento e cantare in onore del Signore il mio inno di lode.

Padre, fin dal grembo materno hai pronunciato il mio nome, mi hai protetto e custodito. Grazie per il mio caro papà Benito e la cara mamma Vittoria che come primizia del loro amore mi hanno generato alla vita e già nel terzo mese, quando ha avuto minacce di aborto, l’hai aiutata e sostenuta accompagnandola fino al giorno della mia nascita, in cui si fa memoria del grande santo dei giovani Giovanni Bosco. Mi hai fatto dono di mio fratello Agostino e di mia sorella Pinella con cui mi sono cresciuto e a cui voglio un mondo di bene. Grazie per il dono dei cognati e dei cari e amati nipoti, che hanno arricchito, rigenerato e reso più gioviale l’armonia familiare, degli zii, dei cugini, dei parenti, della grande famiglia che mi hai regalato. Oggi tante persone a me care hanno celebrato, cantato e gioito insieme a noi nella liturgia celeste; grazie per i valori umani e cristiani che mi avete trasmesso e sono sicuro che come vi ho avuto guide e custodi sapienti sulla terra continuerete ad esserlo ora nel cielo. Come non ringraziarTi per il paese in cui mi hai fatto nascere e crescere, pieno di verde e di acqua, ricco di tradizioni ma soprattutto di umanità; dei tanti amici con cui ho vissuto una fanciullezza e una gioventù felice, piena di giochi di attività musicali, sportive, conviviali, anche con gli amici di Castelluccio Superiore. Signore fammi richiamare alla memoria anche quando a 10 anni hai provvidenzialmente illuminato il mio dottore facendomi partire d’urgenza all’ospedale di Cosenza, e arrivando appena in tempo, per essere operato di appendicite e avere salva la vita. Il fondamentale tempo della scuola con i tanti maestri e professori che mi hanno formato; i miei tanti compagni di studio; del tempo dell’innamoramento e del fidanzamento. E nel tempo della giovinezza, dopo che il cuore aveva fatto esperienza del primo amore, sei arrivato tu Gesù. A Laino hai inviato il caro don Ciccio Di Chiara, nostro Vicario, all’epoca giovane prete, che ha rivitalizzato e acceso di entusiasmo tanti giovani e l’intera comunità lainese. Nel suo discernimento pastorale, dopo qualche anno, ha chiamato i catechisti del Cammino Neocatecumenale e, dopo il tempo dell’evangelizzazione kerigmatica, è nata la Comunità. Signore, da subito hai iniziato con la tua Parola a parlare al mio cuore ed è iniziata una relazione nuova, quasi sconosciuta, hai iniziato in fretta a sedurmi. L’ascolto della Tua Parola, la gioia vissuta nella liturgia viva e partecipata nell’eucarestia, l’esperienza della tua misericordia nelle penitenziali, la comunione profonda che c’era tra i fratelli, ha iniziato a trasformare e ribaltare la mia vita. Anche l’anno di militare è stato provvidenziale, è stato per me un tempo di deserto vissuto lontano da famiglia ed amici, operando il taglio cesareo affettivo, che mi ha aiutato nella maturazione umana e stretto più intimamente a Te; in quel tempo ho compreso il passo di Osea: “ti porterò nel deserto e parlerò al tuo cuore”. Anche l’esperienza lavorativa ha contribuito a farmi gustare “la dolce legge del lavoro”, a regolarizzare le mie giornate e gli impeti giovanili.

Il travaglio interiore vissuto in quegli anni era nascosto nel mio intimo. Il desiderio e il progetto di sposarmi e di avere dei bambini, di diventare un dirigente nel mondo del lavoro, lottavano con le Tue chiamate, con il Tuo progetto, con il Tuo disegno d’amore per me e per la Chiesa. A 22 anni mi hai condotto ad un bivio esistenziale in cui sentivo di dover scegliere una delle due strade. Con questa tempesta che mi portavo nel cuore sono arrivato alla convivenza di inizio anno ad Amantea e durante la scrutatio della Scrittura, con la Tua Parola, mi hai accompagnato al passo del Vangelo di Matteo 14,22ss e mi sono rivisto in mezzo alla bufera, che rappresentava tutto quello che stavo vivendo interiormente, allora come Pietro ho gridato perché, se in quel dialogo interiore eri veramente Tu, mi dovevi chiamare, e alla richiesta di Pietro, alla mia richiesta, mi hai gridato: “VIENI”. Questo versetto Mt 14,29 lo porto stampato nella mente e nel cuore come se fosse oggi. Chiusi la Bibbia e la domenica mattina, prima domenica di ottobre, alle ore 12,00, quando a Pompei si recitava la supplica alla Madonna, durante la chiamata ad entrare nel seminario, mi alzai, Ti ho detto il mio Si. “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre” Ger 20,7.

Alcuni dei tanti fratelli del Cammino qui presenti, che saluto, erano presenti quel giorno.

Grazie per il dono del Vescovo Mons. Francesco Pala che accolse e incoraggiò il desiderio di entrare in Seminario. L’inizio di questa nuova esperienza è stata difficilissima ma Tu mi hai sostenuto. Con i compagni di corso, quasi tutti ormai sacerdoti e qui presenti, appartenenti alle diverse diocesi della Calabria, abbiamo stretto rapporti di vera amicizia, di aiuto fraterno e condiviso tanti bei momenti. Grazie per gli educatori e i professori che in quegli anni si sono presi cura di noi, contribuendo alla nostra formazione; cito solo il rettore Don Armando Augello e il caro padre spirituale Don Ignazio Schinella con il quale è continuato il rapporto di amicizia e di consiglio durante gli anni di ministero pastorale. So che oggi sarà particolarmente contento e continuerà a pregare per me. Così come Mons. Andrea Mugione il Vescovo che mi ha consacrato diacono e poi presbitero. Da diacono, nel suo discernimento da Te ispirato, mi mandò a Rocca Imperiale ad aiutare un sacerdote anziano, il caro don Felice Giacobini, e, subito dopo l’ordinazione presbiterale, a Nocara come parroco. Due piccole realtà che hanno facilitato la graduale maturazione nel ministero e soprattutto favorito la nascita di relazioni e amicizie belle e profonde che oggi, ancora dopo tanti anni, resistono. Queste due comunità hanno beneficiato della mia giovanile dinamicità pastorale ma hanno dovuto anche sopportare i miei errori e la mia inesperienza. Sono stati gli anni dell’insegnamento nelle diverse scuole duranti i quali ho potuto instaurare bellissimi rapporti con i bambini, ragazzi e giovani che le frequentavano e con i professori con cui condividevo la responsabilità dell’impegno educativo. Con Mons. Domenico Graziani mi hai chiamato e inviato ad Altomonte. Al dolore del distacco da due comunità che ho amato e che ho cercato di servire al meglio si mescolava l’entusiasmo di iniziare con Te un nuovo cammino, una nuova sfida pastorale. I primi anni sono stati difficili ma avvertivo la Tua presenza e la Tua guida che mi ha accompagnato e ispirato nelle tante scelte e iniziative che come comunità abbiamo fatto. Con l’aiuto di tanti fedeli laici, disponibili, fedeli e competenti, che hai messo al mio fianco abbiamo realizzato tante opere e aperto attività per i piccoli e i poveri. Tu ci hai ispirato, Tu ci hai sostenuto, Tu ci hai consolato. Signore Tu lo sai che nella mia vita presbiterale non ho mai chiesto né rifiutato nulla perché so che la volontà di Dio passa attraverso l’obbedienza alla Chiesa, al mio Vescovo, perciò quando Mons. Nunzio Galantino, che non è qui perché per un impegno improrogabile è stato trattenuto a Roma, mi chiese di spostarmi a Trebisacce subito diedi la mia disponibilità e ho obbedito. L’esperienza relazionale, pastorale e amministrativa che mi hai fatto fare negli anni precedenti mi è stata di aiuto e ha permesso, grazie alla corresponsabilità di tanti laici e alla reciproca fiducia che si è instaurata, di fare un bel percorso di crescita personale e comunitario. Ti ringrazio Signore perché mi hai fatto ritrovare il caro Don Nicola Cataldi, per me un fratello maggiore, fedele e disponibile, amato da tutta la comunità. Con le tante e variegate realtà ecclesiali presenti in parrocchia mi hai fatto fare l’esperienza del padre e della madre con tanti figli che ho cercato di far crescere favorendo il rispetto e l’armonia. Anche con loro abbiamo fatto un bel cammino e siamo stati bene insieme. E adesso mi dispiace lasciarli perché gli voglio bene. Se oggi siamo qui è perché hai ispirato al caro nostro Vescovo Mons. Francesco Savino di proporre un suo presbitero per l’Ordine episcopale. Oggi, con mia grande gioia, ha presieduto la mia Ordinazione episcopale. E’ stato sempre per me un Padre pieno di attenzione, di incoraggiamento, con un abbraccio sempre pronto, sostenendomi e consigliandomi nei diversi momenti del mio ministero di parroco e di economo. A Lui che mi ha accolto ed amato fin dal nostro primo incontro, il mio grazie particolare per la fiducia sempre dimostratami, affidandomi incarichi delicati e paternamente accompagnandomi nell’ esplicarli, a cui ho cercando di rispondere con entusiasmo, impegno e fedeltà. Grazie di vero cuore.

Signore, Ti ringrazio per aver accompagnato il discernimento del Nunzio Apostolico Mons. Emil Paul Tscherrig che ringrazio per la fiducia e i paterni consigli che mi ha dato. Certo la scelta finale è stata di Papa Francesco che ringrazio come figlio devoto. La sera della sua elezione ero presente con mia sorella in Piazza S. Pietro e abbiamo ricevuto da vicino la sua prima benedizione. Aiutami Signore ad essere un suo fedele collaboratore.

Oggi ricorre l’anniversario dei 60 anni della nascita al cielo di San Giovanni XXIII, il Papa buono, alla sua intercessione affido l’inizio del mio nuovo ministero.

Dovendo scegliere il motto da inserire nello stemma, scrutando la Parola di Dio, il Signore mi ha condotto alla lettera di San Paolo ai Romani 1,1, nel quale si presentava come apostolo per vocazione “prescelto per annunziare il Vangelo di Dio”. Segregatus in Evangelium Dei. Ho intravisto in questo versetto, l’orientamento della mia futura missione dove il fatto meraviglioso di essere “prescelto” cioè eletto, preferito, prediletto, afferrato, segregato, “imprigionato”, amato da Dio, mi colma il cuore di stupore e di gioiosa gratitudine verso il Signore, ma al tempo stesso mi riempie di sacro timore nel sentirmi “piccolo” dinanzi alla impegnativa chiamata ad essere Pastore-guida degli uomini destinatari del Vangelo. Fa o Signore che il dono del Tuo Spirito, del Tuo Amore, che costantemente mi fai sperimentare io possa annunciarlo con zelo e gioiosa vigoria.

A Mons. Savino si sono affiancati per la consacrazione Mons. Ciro Miniero, Amministratore Apostolico di Vallo della Lucania e Vescovo Coadiutore di Taranto, che il 24 mi affiderà l’Eredità umana e spirituale della Diocesi, io mi raccomando alla sua preghiera e ai suoi consigli, perché possa continuare il mio servizio con semplicità e umiltà, sui passi pastorali da lui già sperimentati, segnati e confermati in ascolto dello Spirito; e Mons. Franco Oliva Vescovo di Locri-Gerace, con cui mi lega una bella amicizia fin da quando sono entrato a far parte del clero cassanese e da cui ho sempre ricevuto saggi e prudenti consigli. Grazie a tutti i Vescovi Calabresi che saluto nella persona di Mons. Fortunato Morrone, presidente della C.E.C. e dei Vescovi Campani nella persona di Sua Ecc. Mons. Antonio Di Donna presidente della C.E.C., esprimo la mia soddisfazione nell’entrare a far parte del Collegio dei Vescovi campani, grazie pe la vostra accoglienza e dichiaro già da ora, la mia disponibilità a collaborare con tutti voi.

Porterò sempre nel cuore la Chiesa di Cassano allo Jonio, Chiesa che amo perché in essa ho mosso i primi passi nella mia vocazione sacerdotale. Chiesa che mi ha aiutato a crescere, mi ha formato e invitato ad apprezzare ogni giorno di più, la bellezza del mio sacerdozio.

Chiesa che ha arricchito la mia vita con l’amicizia di tanti fratelli presbiteri, diaconi religiosi e laici.

Grazie ai tanti confratelli sacerdoti delle diverse diocesi della Calabria e non solo che oggi si sono uniti a questa concelebrazione e hanno pregato per me. Ringrazio tutte le autorità civili e militari presenti, vi ringrazio perché condividete con me questo momento di festa, ma anche di impegno perché non dimentichiamo mai che tutti, voi e io, siamo chiamati a servire il popolo nella sussidiarietà e nelle rispettive competenze, soprattutto coloro che vivono situazioni difficili, di povertà e di emarginazione. Saluto per tutti il Sindaco del mio paese e di Trebisacce. Ringrazio il Sindaco di Villapiana che ci ha messo a disposizione questo anfiteatro e all’impresa BSV nella persona di Edoardo Lo Giudice per il lavoro profuso per rendere bella e accogliente questa struttura,

Grazie ai vigili urbani e all’associazione nazionale di polizia che hanno garantito la sicurezza e facilitato l’accesso e ora il deflusso dei mezzi. Grazie di cuore a tutti i volontari che hanno preparato e favorito l’ordinata e serena celebrazione. I confratelli sacerdoti, i seminaristi con il loro Rettore e formatori, il Coro, gli scout, la Misericordia.

Grazie a tutti voi fratelli e sorelle, amici e amiche per aver voluto condividere insieme questo regalo che il Signore ha fatto a tutti noi, a tutta la Chiesa. Perdono di cuore e chiedo perdono dei miei limiti, delle mie fragilità, delle mie mancanze, dei miei peccati verso di voi. Ringrazio i confratelli sacerdoti, diaconi e religiose, i fedeli laici della Diocesi di Vallo della Lucania, in particolare del caro Vicario don Franco Pecoraro, che oggi sono arrivati per pregare e condividere questo momento di gioia, a voi do appuntamento a sabato 24 giugno quando farò l’ingresso ufficiale nella nostra Chiesa, vi porto già nel mio cuore e credo che anche nel vostro mi avete già riservato un posto. Affido il mio ministero alla protezione della Madonna del Sacro Monte di Novi Velia e ai Santi Patroni, Pantaleone e Costabile.

A tutti voi qui presenti, che vi siete rallegrati per la mia chiamata a questo servizio, a tutti coloro che mi attendono nella Diocesi di Vallo della Lucania, a chiunque ha seguito anche da lontano questo momento celebrativo, agli anziani, ai malati, chiedo di pregare per me perché con l’aiuto di Dio e con il vostro sostegno io possa essere per tutti un buon pastore.

Nel Vangelo del giorno della mia ordinazione presbiterale, come a Pietro, mi hai chiesto: Vincenzo, mi ami tu più di costoro? Con il mio ardore giovanile ti ho risposto: Signore tu lo sai che ti amo.

Oggi sento che mi rifai la stessa domanda: Vincenzo, mi ami più di costoro? Con la gioia e l’emozione che ho nel cuore vorrei, come allora, risponderti d’impeto: Certo Signore, tu lo sai che ti amo. Ma gli anni che mi hai donato, l’esperienza della mia fragilità, della mia debolezza, mi hanno fatto prendere sempre più coscienza che la risposta non parte dal mio cuore ma ha la sorgente dal Tuo. Tu da sempre mi hai amato, Tu sei stato sempre fedele, Tu hai sempre creduto in me, Tu ti sei sempre fidato, Tu mi hai risollevato, Tu mi hai consolato, Tu mi hai consacrato.

Allora ti rispondo: Signore, tu sai tutto di me, lo sai che ti voglio bene, che posso amarti solo dell’amore che viene da Te che è dono Tuo.

E con il Sal 17 professo:

“Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo”.

Tu mi rispondi: pasci le mie pecorelle.

Signore fa che possa essere un pastore secondo il tuo cuore.

Grazie a tutti.

 

Villapiana 3 giugno 2023