Anna Harent seduta News

In ricordo della Giornata Mondiale della Memoria


Le significative parole di Anna Arentd, pensatrice ebrea e storica della politica, tratte dall’opera la Banalità del male, che nasce come risposta al processo antiumanistico del secolo scorso che ha condotto alle dittature europee, che il nostro vescovo Francesco ci offre come riflessione in questo 27 gennaio “giornata della memoria” per commemorare le vittime dell’Olocausto, porgono una chiave ermeneutica provocatoria della vita dell’uomo che deve fare i conti con l’esperienza del male. Riflettere sul dolore e sulla sofferenza può aiutarci a rivedere e purificare la nostra concezione di Dio: il concepire Dio nel crocifisso abbandonato da Dio comporta una rivoluzione nel concetto di Dio, il cui nome è Amore.  

LA BANALITÀ DEL MALE

“Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso… (…) Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale”. tratto da
“La banalità del male” di Hannah Arendt”
GIORNATA DELLA MEMORIA