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Omelia II Domenica dopo Natale 5 Gennaio 2020


II DOMENICA DOPO NATALE [SCARICA]

Sir 24,1-4.8-12; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18

5 Gennaio 2020

“La liturgia di oggi, seconda domenica dopo Natale, ci presenta il Prologo del Vangelo di san Giovanni, nel quale viene proclamato che «il Verbo – ovvero la Parola creatrice di Dio – si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Quella Parola, che dimora nel cielo, cioè nella dimensione di Dio, è venuta sulla terra affinché noi la ascoltassimo e potessimo conoscere e toccare con mano l’amore del Padre. Il Verbo di Dio è lo stesso suo Figlio Unigenito, fatto uomo, pieno di amore e di fedeltà (cfr. Gv 1,14), è lo stesso Gesù” (Papa Francesco, Angelus, Domenica, 3 Gennaio 2016).

Nel prologo del Vangelo di Giovanni, possiamo individuare tre linee interpretative. 

La prima è proprio da ricercare all’inizio, in quel “in-principio” che evoca l’“in-principio” del racconto della creazione. Gesù, l’Emmanuele, il Dio con noi, è il compimento della creazione iniziata dal Padre. In Gesù, il Messia, noi troviamo e contempliamo il “modello” del disegno creatore di Dio. È Lui l’inizio e la fine. Il fondamento, la ragione e l’orizzonte verso cui tutto tende. 

La seconda linea interpretativa ci porta a considerare che nella “carne dell’uomo” Dio stabilisce la “tenda dell’incontro” con l’uomo stesso. Tutta l’opera di Dio si muove verso questo incontro. La persona di Gesù è la bella notizia di Dio all’umanità, un messaggio che dà sostanza e significato al nostro esistere. 

La terza chiave di lettura del Prologo ci fa cogliere la drammaticità della incarnazione del Figlio di Dio, “sottolineando che al dono d’amore di Dio fa riscontro la non accoglienza da parte degli uomini. La Parola è la luce, eppure gli uomini hanno preferito le tenebre; la Parola venne tra i suoi, ma essi non l’hanno accolta (cfr. vv. 9-10). Hanno chiuso la porta in faccia al Figlio di Dio. È il mistero del male che insidia anche la nostra vita e che richiede da parte nostra vigilanza e attenzione perché non prevalga. Il Libro della Genesi dice una bella frase che ci fa capire questo: dice che il male è “accovacciato davanti alla nostra porta” (cfr. 4, 7). Guai a noi se lo lasciamo entrare; sarebbe lui allora a chiudere la nostra porta a chiunque altro. Siamo invece chiamati a spalancare la porta del nostro cuore alla Parola di Dio, a Gesù, per diventare così suoi figli” (Papa Francesco, Angelus, Domenica, 3 Gennaio 2016).

L’accoglienza del Verbo fatto carne ci rivela che siamo “figli di Dio” mentre invece il rifiuto ci fa sperimentare “l’orribile notte dell’umana follia, della falsità, dell’odio e della malizia nella quale è facile far sprofondare l’anima” (J. Hesschel).

Il Cristianesimo, dunque, è “ingrandimento sconfinato del nostro essere” (G.Vannucci). 

Buona Domenica. 

   Francesco Savino