UCS

Rassegna stampa presentazione “Casa di Accoglienza Stella del Mattino”


Nell’immagine la wordcloud con le parole ricorrenti nell’intervento del Vescovo

 

Servizio del TG regione del 27 ottobre 2016

L’articolo di Antonio Iannicelli “La chiesa apre le porte ai rifugiati” [SCARICA L’ARTICOLO]

Francesca Bloise per Blastingnews.com: Monsignor Savino: ‘non facciamo business dell’accoglienza dei migranti’
http://it.blastingnews.com/cosenza/2016/10/monsignor-savino-non-facciamo-business-dell-accoglienza-dei-migranti-001207923.html

Il SIR: Diocesi: Cassano all’Jonio, al via la “Casa di accoglienza Stella del Mattino”
http://agensir.it/quotidiano/2016/10/24/diocesi-cassano-alljonio-al-via-la-casa-di-accoglienza-stella-del-mattino/

Domenico Marino su Avvenire.it: Calabria, così la diocesi accoglie i bimbi migranti
http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/Il-seminario-la-casa-dei-minori-in-viaggio-.aspx

La Fondazione Migrantes: Mormanno: oggi la presentazione del Centro di accoglienza straordinaria per migranti
http://www.migrantesonline.it/pls/siti/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=18177

Sul sito della Diocesi la convocazione della conferenza stampa:
https://www.diocesicassanoalloionio.it/diocesi-cassano-jonio/migranti-accolti-mormanno-conferenza-stampa-del-vescovo-lunedi-24-ottobre/

#migranti, Vescovo Savino: “Stiamo dalla parte del Vangelo”, il video sul sito della Diocesi:
https://www.diocesicassanoalloionio.it/diocesi-cassano-jonio/migranti-vescovo-savino-stiamo-dalla-parte-del-vangelo/

 

Trascrizione integrale dell’intervento di mons. Francesco Savino

[Il video completo della conferenza stampa sul sito della Diocesi]

[SCARICA]
Buonasera a tutti e a tutte,
stasera con grande gioia siamo a Mormanno per discutere di un tema importante e a me molto caro: l’immigrazione.
La domanda è chiara: MIGRANTI CHE FARE e da che parte vogliamo stare?

Vogliamo stare dalla parte di chi si nasconde dietro pensieri o giustificazioni difficili da capire? O vogliamo stare dalla parte del Vangelo, per chi è credente, dalla parte della grande tradizione del cattolicesimo democratico, e del magistero dei papi, e in questo particolare momento storico dalla parte del magistero di Papa Francesco?

E allora, migranti che fare? Vogliamo rimanere indifferenti e intolleranti, negando la storia italiana fatta di migrazioni?
In questi anni, molti stanno partendo dalla Calabria per andare a cercare lavoro altrove. Oppure vogliamo schierarci dalla parte della solidarietà, della condivisione di chi vuole metterci la faccia alla luce del Vangelo?
Io stasera nel corso di questa conferenza stampa vi dirò da che parte sto!
Tutta la mia vita è dedicata, citando il compianto vescovo don Tonino Bello, ai drop out, di tutte le persone marginali, vittime dei poteri forti e potentati finanziari ed economici che determinano squilibri e ingiustizie. Sto dalla parte del Vangelo e della solidarietà. In America Latina si definisce la solidarietà come “mettersi in corpo l’occhio di chi non sta bene”. Io ho deciso come Vescovo di mettermi in corpo l’occhio degli immigrati, voglio stare con loro, spesso vittime di ingiustizie.

Tre sono le parole forti che voglio condividere con voi, e racchiudono il paradigma della civiltà e della democrazia matura, dei diritti e dei doveri. La parole sono: accoglienza, integrazione e legalità.

Noi non siamo buonisti, ma semplicemente siamo per una comunità solidale e per la civiltà dell’amore, pertanto è centrale la convivialità delle differenze. Per noi la differenza non è un problema, ma è un valore, e vede l’altro come risorsa e mai come problema o un nemico da guardare con sospetto. L’accoglienza dovrà diventare accompagnamento e poi integrazione nel rispetto delle regole e della legalità. Su questo paradigma si gioca la vita democratica di una Nazione e di un Comune, e su questo che si gioca il futuro dell’Europa, lo dico assumendomi la responsabilità da Pastore. Sono per l’Europa dei diritti, dei doveri e della solidarietà, per me è rappresentativo il manifesto di Ventotene e non l’Europa dei tecnocrati e burocrati i quali rischiano di perdere la coscienza a favore di alcuni numeri. Ma gli immigrati non sono un numero e nemmeno un concetto, sono delle persone che hanno una sensibilità, una mente, una cultura, una tradizione, una religione. Io mi schiero dalla parte delle persone, poiché “le persone vengono prima di ogni concetto” come insegna Papa Francesco, in più la realtà viene prima dell’idea e lo spazio viene dopo il tempo, solo il tempo attiva processi di cambiamento. La scelta di aprire il Seminario di Mormanno ai fratelli immigrati obbedisce alla logica di attivare processi di cambiamento culturale che gioveranno alla crescita della nostra Diocesi e del comune di Mormanno.

Il destino Europeo si gioca sull’accoglienza, perciò non ci può essere Europa senza accoglienza, e non esiste una Chiesa del Vangelo se non siamo Chiesa aperta propensa alla condivisione, alla solidarietà e all’abbraccio con chi per ragioni diverse è costretto a scappare dalla fame, dalla guerra e persecuzioni. Se alla domanda “migranti che fare” rispondiamo -ci siamo, non vi lasciamo soli, vi accogliamo e accompagniamo per diventare comunità “meticciale”-, dobbiamo però porci immediatamente un’altra domanda “perché questi ragazzi fuggono, e perché perdurano guerre e fame?”. Ma non categorizziamoli come sfortunati, non credo nella categoria della sfortuna nell’immigrazione. Queste nostre sorelle e fratelli fuggono dalla fame a causa di politiche economiche e finanziarie speculative, la fame è presente dove la politica genera disuguaglianza, evidentemente l’economia non è reale, ma di sfruttamento con il fine di impoverire certe zone geografiche potenzialmente ricche. Dietro la guerra si nascondono grandi interessi, l’industria bellica è l’unico settore con bilanci in attivo e mai in crisi, e l’Italia in questo contesto non può svolgere un ruolo da ipocrita giacché è produttore e diffusore di armi, anche le banche hanno grandi responsabilità in merito. Allora, bando ad ogni ipocrisia e discorsi di circostanza, piuttosto cerchiamo di recuperare una dignità e mettiamoci nei panni dei nostri fratelli: pensiamo quanto sia difficile per loro non conoscere la lingua della nazione ospitante. E colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che ci stanno mettendo la faccia in questo progetto, la Fondazione “Rovitti”, la cooperativa sociale “Medical Center ONLUS”, tutti gli operatori i quali metteno impegno, passione, cuore, intelligenza.

In questo quadro la Diocesi ha fatto la sua scelta: divenire Chiesa ospedale da campo e in uscita, predisposta all’incontro, al dialogo, al confronto, alla convivialità delle differenze. Una Chiesa del servizio con la bisaccia e il bastone sempre in cammino, mai autoreferenziale e gettata su se stessa e sulle proprie sicurezze e sul proprio benessere, una Chiesa che si fa povera con i poveri, pronta ad adoperarsi per le persone fragili anche con le sue contraddizioni.

Il verbo vero e autentico dell’accoglienza è: restituire.
Se questi fratelli e sorelle scelgono di intraprendere il viaggio della speranza, che spesso si converte in viaggio della morte, è perché ci sono state scelte di economia speculativa, noi dobbiamo ridare loro il maltolto, questa è l’ottica del restituire.
Abbiamo accolto 42 minori, ma siamo disponibili fin quando esauriremo tutti i posti letto ad accoglierne altri. Domani giungerà un nuovo “carico di essere umani”, non di idee, non di cose, non di oggetti, lo ribadisco con forza: gli immigrati non sono merce di scambio.
Non capisco perché siamo più disponibili ad accogliere merci e non persone, dimenticando quando i nostri bisnonni e nonni sono partiti a cercare fortuna all’estero. Recuperiamo la memoria e che diventi memoria rivoluzionaria e di cambiamento.
Un grande abbraccio va alla comunità di Mormanno la quale sta dando grande prova di cittadinanza responsabile, di grande accoglienza e civiltà. Ringrazio il Sindaco, la Giunta, il Consiglio comunale, tutte le autorità, i parroci, la comunità della Parrocchia di S.Maria Goretti e S.Maria del Colle, in un sincero abbraccio dico grazie a tutti.
Infine rivolgo la mia gratitudine anche a chi sfruttando i social network dice cose che sarebbe il caso condividere stasera qui in un dialogo fecondo, poiché non accetto la barbarie dei social network, ma accolgo il confronto. Citando Voltaire “darò sempre l’ultima parola a chi la pensa diversamente da me, ma voglio guardarlo negli occhi”, dunque non si discute di questo tema su Facebook, perché l’immigrazione è questione seria.
Mi rivolgo a chi in maniera subdola vuole gettare discredito: noi non facciamo business sugli immigrati, quando nella precedente esperienza abbiamo aperto il centro d’accoglienza a Francavilla Marittima e il centro parrocchiale a Morano Calabro lo abbiamo fatto a livello gratuito.

Il Seminario è stato aperto in attesa di tornare a Francavilla dopo avere messo a nuovo la struttura della Fondazione “Rovitti”. Il nostro lavoro svolto finora allo Stato è costato zero euro, noi non facciamo “business della carità”, rimando al mittente chi malus mala cogitat (il cattivo pensa cose cattive). Noi siamo contro il business della carità e della carità del business, sinora abbiamo speso migliaia di euro fin quando il Prefetto, sperimentando la nostra gratuità e disinteresse, ci ha proposto di fare una convenzione, ma non cedo alla tentazione di entrare in polemica. La Carità non un’industria, ma è testimonianza per noi credenti che Dio ci ama e mettiamo la nostra vita a disposizione degli altri.

Ma perché ho deciso di dare questo nome “Stella del Mattino“. I miei collaboratori conoscono bene la rapidità con cui riesco a dare nomi alle realtà create, ma su questo nome ci ho riflettuto su. Ero ad Assisi e riflettevo su due possibili nomi, alla fine ho deciso per “Stella del Mattino” presente nel mio stemma episcopale indicante Gesù.
La Stella del Mattino è Cristo e mai come in questo momento abbiamo sentito la voce di Gesù e ci chiedeva “dove sono i vostri fratelli immigrati?”. E come se Gesù fosse apparso in carne d’ossa come fece Jahvè con Caino e chiese “dov’è tuo fratello”, e siccome nel volto dei fratelli immigrati vedo il volto di Gesù ho deciso di assegnare questo nome al progetto.

Papa Francesco dice che nel volto dei poveri, nei malati, nei carcerati e nei profughi possiamo riconoscere Gesù poiché essi sono carne viva del Cristo. Io sento Cristo quando abbraccio un fratello povero, immigrato, sfrattato, disoccupato, o chi ha subito violenze sessuale, sento la voce di Gesù che dice “ero forestiero e mi avete accolto, sono sbarcato a Corigliano e tu Vescovo dov’eri, la Chiesa dov’era?”.
Non vorrei accada quello che disse il cardinale Pappalardo nel corso del funerale del Generale Dalla Chiesa citando lo scrittore latino Svetonio “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, mentre a Roma e Bruxelles si discute gli immigrati muoiono o vengono abbandonati ai loro destini, e durante le discussioni in merito non laviamoci le mani narcisisticamente e rimaniamo indifferenti dinanzi all’appello di questi fratelli ai nostri “cuori pensanti” riferendomi alla scrittrice olandese Etty Hillesum uccisa nel campo di concentramento di Auschwitz.
Fratelli credenti e non, di Mormanno, io vi abbraccio tutti e vi invito ad avere un cuore pulsante, pensante e in uscita. Il Vescovo sarà sempre presente appena avrete un problema.

È bello vedere crescere la chiesa di Santa Maria Goretti, vi avevo promesso la casa di riposo e presto tornerò a Mormanno per una nuova conferenza stampa e presenterò il progetto, noi continuiamo a metterci la faccia. E rimando al mittente chi ci accusa di occuparci solo di immigrati e non di italiani, compiendo solo un atto di stupidità.
Non vorrei che i vostri figli o nipoti quando un domani studieranno il fenomeno dell’immigrazione possano analizzarlo come -se pur con situazioni diverse- una nuova Auschwitz che si sta consumando in queste ore ad Aleppo nella congiura del silenzio.

Chiudo con un’altra grande testimone dell’olocausto, Hannah Arendt, e con il suo libro “le origini del male”, dove venne fuori con una forte espressione: la banalità del male. Sì, noi spesso facciamo il male in maniera banale ma dinanzi ai fratelli immigrati non esiste la banalità del male ma esiste soltanto la nostra solidarietà, vicinanza e prossimità. Sull’accoglienza e l’integrazione fondata sulla legalità si gioca il destino della civiltà e della democrazia della Calabria, Italia ed Europa.