Omelie

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 31 luglio 2016


XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO [SCARICA]

31 luglio 2016

 

“Abbiamo ancora a mente le parole che Gesù dice a Marta e che abbiamo ascoltato di recente: “Una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta. E oggi, ancora l’evangelista Luca, ritorna a presentarci quanto, nella logica di Dio, è necessario ed indispensabile. Forse ancora più che da preferire, la lezione non lascia spazio alla possibilità di pensarla diversamente.

Il Vangelo di questa Domenica estiva, ma tutta particolare per la festa dei giovani e della chiesa che stiamo vivendo qui a Cracovia con Papa Francesco nella XXXI GMG, è una ‘sventola’, un energico richiamo a quello che un uomo, alla fine della sua esistenza, può portare con sé nella tomba.

A cosa serve, risponde il Maestro ad uno della folla che lo sollecita a dire a suo fratello di dividere con lui l’eredità, a cosa serve accumulare tesori su questa terra, sapendo bene che si dovranno lasciare?

La conclusione di Gesù ad una questione, che sembra essere presa dalle cronache quotidiane, è un invito rivolto a tutti: “Guardatevi e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”.

La parabola esplicativa che segue, rende ancora più comprensibile per tutti la verità del Maestro e Signore.

Il rapporto ossessivo e possessivo con i beni materiali, la preoccupazione per tutto ciò che è effimero, che passa, per quanto viene progettato nei minimi particolari come se tutto dipendesse da noi, ci rende davvero stupidi. Permettetemi la parola, che può risultare offensiva. Ma Dio, a quell’uomo che ha accumulato ricchezze e che pensa a come custodirle a suo vantaggio per poterne godere, dice: “Stolto. Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”

Già nella prima lettura, dal libro di Qohèlet, abbiamo ascoltato che “tutto è vanità”, l’esistenza stessa dell’uomo è “vanità”, cioè “passeggera, labile come un soffio”. Allora “il sano realismo di Qohèlet ci aiuta a ristabilire la giusta gerarchia di valori: esorta a non sacrificare la qualità della vita all’inganno di un benessere ambiguo, a non considerare perenne ciò che è transitorio.” (G. Ravasi)

L’uomo stolto, stupido, insensato, il ricco della parabola, è incentrato sull’io. Egli dice “io costruirò”, “io raccoglierò” e usa sempre l’aggettivo “mio”. “Nessun altro entra nel suo orizzonte. Egli è un uomo senza aperture, senza brecce, non solo privo di generosità, ma privo di relazioni”. (E. Ronchi)

La vita di ciascuno non dipende da ciò che possiede o fa di tutto per possedere, “non da ciò che uno ha ma da ciò che uno dà”. “La vita vive di vita donata”. Sulle colonne dell’avere troveremo alla fine soltanto ciò che abbiamo perduto per qualcuno”…”Se vuoi, hai dei granai, sono nelle case dei poveri”. (San Basilio)

“Nella Parola di Gesù troviamo oggi una risposta alla domanda globale di felicità che si nutre almeno di due condizioni: non può essere mai solitaria e ha a che fare sempre con il dono. Vuoi una vita piena? Non cercarla al mercato delle cose: le cose promettono ciò che non possono mantenere. Cercala dalla parte delle persone. Sposta il tuo desiderio Chi accumula per sé, lentamente muore, chi arricchisce presso Dio, accumulando relazioni buone, donando invece di trattenere, ha trovato il segreto della vita che non muore”. (E. Ronchi)

La relativizzazione dei beni è possibile solo quando nel cuore c’è spazio per Dio e per i fratelli, uno spazio che la preghiera aiuta ad individuare, a conservare, ad ampliare, a custodire.

Bello, perciò, l’invito dell’Apostolo Paolo a «cercare le cose di lassù», perché solo con lo sguardo rivolto al cielo e i piedi ben fermi sulla terra possiamo seriamente guardare le necessità dei fratelli e  condividere con loro la nostra “eredità”. E se l’eredità di un cristiano è Cristo stesso, allora oltre al benessere materiale, impariamo ad avere a cuore anche che tutti siano raggiunti da Gesù dal Suo Amore, poiché solo il Suo Amore è la parte migliore che mai potrà esserci tolta.

La Parola di questa Domenica ci insegni ad avere mani che sanno condividere e cuore libero, rivolto a Gesù il Risorto.

   Francesco Savino