ordini Omelie

Ammissione agli Ordini sacri ai Seminaristi del Teologico.


SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESU CRISTO RE DELL’UNIVERSO

 

[Scarica] OMELIA

Domenica,  22  Novembre  2020

 

Ammissione agli Ordini Sacri di Roberto Di Lorenzo e Sanjay Dhanwar;

Lettorato di Gennaro Giovazzino, Mansueto Corrado e Luca Pitrelli;

Accolitato di Gennaro Giovazzino


Siamo all’ultima Domenica dell’Anno Liturgico e celebriamo la Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo.

La regalità del Signore Gesù è guida, servizio, ed è anche una regalità che alla fine dei tempi si affermerà come giudizio.

Nella liturgia della Parola di oggi viene proclamata la conclusione del discorso escatologico che Gesù fa, a Gerusalemme, poco prima della sua passione e morte.

Abbiamo davanti a noi il Cristo come giudice che mostra i criteri di appartenenza al Regno di Dio.

“Quando il Figlio dell’Uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui ….”: a conclusione della storia c’è la venuta del Figlio dell’Uomo, che nell’umiltà della carne è venuto nel mondo ed ha annunciato il Regno di Dio in azioni e parole, che ha subito la passione e la morte, che verrà nella gloria per ricapitolare tutte le cose.

La scena del giudizio è grandiosa: “Davanti a Lui saranno radunati tutti i popoli”. Ed Egli farà una separazione tra gli esseri umani, allo stesso modo con cui un pastore separa le pecore dalle capre. Se la zizzania cresce insieme al grano, quando il figlio dell’Uomo “siederà sul trono della sua gloria”, opererà una distinzione. Il Re “renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (Mt 16, 27).

Su quali elementi di discernimento il Re formula il giudizio?

Non la fragilità degli uomini, il male da essi compiuto in quanto attratti dalle passioni appaiono come la causa di vita o di morte eterna. Non sono neppure elencati i peccati contro Dio, quali la bestemmia o la mancata osservanza di tradizioni religiose. L’esclusione o l’ingresso nel Regno sono stabiliti sulle relazioni interumane, in particolare in riferimento alle situazioni di bisogno o di sofferenza: la fame, la sete, l’emarginazione dello straniero, la nudità, la malattia, la prigionia.

La salvezza sta nella relazione con l’altro, non nel culto e nemmeno  nelle cerimonie liturgiche, ma nella relazione di una carne che tocca un’altra carne. L’amore di cui Gesù parla è concreto, è responsabilità totale. Se la preghiera e i sacramenti non generano amore concreto,  sono sterili.

Il giudizio del Re stupisce coloro ai quali viene rivolta: “Signore, quando mai abbiamo fatto questo e quest’altro?”. Lo stupore dei giusti è riconducibile al fatto che essi non sanno di essere stati misericordiosi verso Gesù quando hanno aiutato un fratello nel bisogno. L’apostolo San Giovanni dice: “Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di Lui è compiuto in noi … se uno dice: «io amo Dio» e odia suo fratello è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4, 12.20).

Lo stesso stupore coglie anche quelli che vengono esclusi dal Regno, ai quali il Re si rivolge con la maledizione perché la fedeltà verso di Lui è stata negata ogni volta che non Lo hanno riconosciuto nei fratelli bisognosi di aiuto.

Il giudizio di “Cristo Re dell’universo” ci richiama ad una costante revisione dei nostri comportamenti perché non scadano nell’indifferenza.

Infatti il male più grande è l’indifferenza verso l’altro.

Lo dico a tutti, questa sera e, in modo particolare, a voi cari seminaristi: a voi, Roberto e Sanjay, che sarete ammessi agli Ordini Sacri del Diaconato e del Presbiterato; a voi, Mansueto e Luca, che riceverete il Ministero del Lettorato e a te, Gennaro, che riceverai i Ministeri del Lettorato e dell’Accolitato.

Vi esorto ad impegnarvi sempre nella vigna del Signore, la chiesa.

Roberto e Sanjay, avete accettato di incamminarvi per diventare pastori come Gesù Buon pastore per essere, come dice Papa Francesco, “come Lui e in persona di Lui in mezzo al suo gregge, per pascere le sue pecore. Diventare buoni pastori a immagine di Gesù è una cosa troppo grande, e noi siamo tanto piccoli, ma in realtà non è opera nostra, è opera dello Spirito Santo, con la nostra collaborazione”. Consegnatevi umilmente come creta da plasmare perchè il vasaio, che è Dio, vi lavori con l’acqua e il fuoco, con la Parola e lo Spirito.

Cari Gennaro, Mansueto e Luca, diventando Lettori, riceverete un dono particolare e un compito che vi mette al servizio della fede, la quale ha le sue radici e il suo fondamento nella Parola di Dio, principio della missione della Chiesa, che è Casa della Parola. Il ministero del Lettorato vi impegnerà ad avere sempre più familiarità con le Sacre Scritture, attraverso lo studio e la Lectio Divina, che sarà costante nella vostra preghiera personale. La Parola di Dio, che è Parola di Verità, nutre e dà senso alla vita prima di essere annunciata.

E tu, caro Gennaro, che ricevi anche il ministero dell’Accolitato, parteciperai in modo particolare al ministero della Chiesa, che ha nell’Eucarestia il vertice e la fonte. Il ministero dell’Accolitato è il ministero del Pane della vita e perciò l’Accolito è chiamato a distribuire i “dona bonorum”, i doni dei beni della vita. Il tuo servizio sarà all’altare,  dove aiuterai i presbiteri e i diaconi, distribuirai l’Eucarestia come Ministro Straordinario e la porterai ai malati e agli anziani. Conforma, caro Gennaro, la tua vita al mistero dell’Eucarestia che è Sacramento della Carità di Cristo. Testimonia l’amore di Dio verso tutti, in modo particolare verso i poveri e i sofferenti.

Carissimi seminaristi, tutta la Chiesa diocesana vi ringrazia per la vostra disponibilità a servire il Signore nella sua vigna.

Diciamo anche grazie ai vostri genitori e familiari, ai sacerdoti delle vostre Comunità parrocchiali e al Rettore con gli Educatori del Seminario, ai quali chiedo di continuare ad accompagnarvi nel cammino verso l’Ordinazione diaconale e sacerdotale.

La Vergine Maria, donna del coraggio, e il nostro patrono, San Biagio martire, vi sostengano e vi diano la gioia di tendere alla santità.

 

                                                                        ✠   Francesco Savino