Omelie

II DOMENICA DI QUARESIMA: LA TRASFIGURAZIONE DI GESU’


II DOMENICA DI QUARESIMA [SCARICA]

21 febbraio 2016

Nella prima tappa domenicale di Quaresima siamo stati invitati a riconoscere le nostre fragilità e a rivolgere il nostro grido di liberazione a Dio che in Gesù, il Signore, viene in nostro aiuto e ci salva. Davanti alla tentazione, che assume molteplici aspetti, a seconda del nostro stato di vita e che cerca di deformare la coscienza di “figli di Dio”, proponendoci scorciatoie per affermare l’io, fino a trasformarci in orribili “adoratori del diavolo”, Gesù, il “Figlio di Dio“, afferma che, ascoltando, accogliendo e mettendo in pratica ogni Parola che esce dalla bocca di Dio (diventando, cioè, autentici “adoratori di Dio”, senza asservirlo – come vorrebbe il diavolo – al tornaconto personale), anche noi possiamo conseguire la “vittoria pasquale”.

Oggi, II Domenica di Quaresima,  contempliamo  la trasfigurazione di Gesù. L’evangelista Luca mette in evidenza un particolare interessante: Gesù sale sul monte per pregare e, mentre prega, il suo volto cambia d’aspetto, si trasfigura. Interessanti sono anche i due che i discepoli vedono parlare con Gesù: Mosè ed Elia.

Essi sono due uomini che hanno lottato interiormente e si sono lasciati formare da Dio in un continuo esodo da se stessi,  si sono spesi per il bene del popolo, nonostante siano stati oggetto di mormorazioni e persecuzioni, avversioni e scoraggiamenti.

Mosè ed Elia parlano con Gesù del “dono della Sua vita”, della Sua morte che Egli subirà a Gerusalemme.

Se il volto di Gesù cambia d’aspetto mentre Egli prega, è perché la preghiera autentica, dialogo intimo e profondo con il Padre, è sempre uscita da sé, è fare la volontà di Dio: donare la propria vita per la salvezza degli altri. La preghiera ci rimette sempre in cammino, ci spinge ad un continuo esodo, diventa offerta di sé!

La preghiera è per Gesù spazio di accoglienza in sé della Presenza di Dio, Presenza che è santità, cioè alterità capace di trasfigurare colui che accetta di accoglierla radicalmente nella sua vita: e così il divenire altro del volto di Gesù manifesta che ormai egli narra l’invisibile volto di Dio (cfr. Gv 1,18)(cfr. E.Bianchi).

All’esperienza di preghiera autentica di Gesù fa da contrasto la preghiera ‘oppressa dal sonno’ di Pietro, Giovanni e Giacomo, che assopisce le loro coscienze e li chiude in un’esperienza religiosa autoreferenziale, incurante degli altri, stigmatizzata dall’affermazione immobilizzante: “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia“. L’atteggiamento dei discepoli è molto simile al nostro modo di pregare  che spesso rischia di  assopire la coscienza ripiegandoci su noi stessi e rendendoci indifferenti agli altri!

Che cosa può liberarci da una preghiera centrata su se stessi?

Che cosa può evitare che le nostre celebrazioni liturgiche siano sterili cerimonie, assopiscano le  coscienze e  ci facciano sentire «a posto» perché abbiamo eseguito alcune  pratiche religiose e/o abbiamo «timbrato il cartellino» di presenza alla Messa domenicale?

La voce che uscì dalla nube, quel giorno memorabile, sul monte, è rivolta ai discepoli di tutti i tempi: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo“.

Misura della vita cristiana e della qualità della preghiera è unicamente Gesù: sul Suo esempio luminoso, anche noi possiamo muoverci fino al dono di noi stessi, del nostro tempo, della nostra capacità di essere attenti e disponibili agli altri, anche alle ingiuste mormorazioni e  persecuzioni… per diventare, giorno dopo giorno, ‘amici’ della Croce di Cristo!

Così sarà possibile anche per noi essere trasfigurati da Dio e, con la nostra preghiera operosa, diventare Suoi collaboratori per essere capaci di  trasfigurazione  questa nostra terra, così sfigurata dal nostro egoismo violento.

†  Francesco Savino