Omelie

Santa Pasqua 2024


Santa Pasqua 2024

At 10, 34a.37-43; Sal 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9

Domenica 31 Marzo 2024

 

Alleluja! Alleluja! Ha vinto l’amore, ha vinto la vita.

La sequenza pasquale, cantata prima di proclamare il vangelo, chiama Vittima il vincitore. Qui inizia la rivoluzione di Dio, da cui dipende il futuro di tutti. Il tuo, il mio, il nostro. La Vittima è il vincitore. Capite? La realtà ha superato le nostre idee: non chi crocifigge, ma il crocifisso è vincitore. Ancora, fra noi, chiamiamo forte chi può toglierci la vita. Invece forte è chi ce la dona. Il cambiamento del mondo è già iniziato. Dio ha preso posizione. Il Padre si è riconosciuto nel Figlio: ha visto in lui la vita della vita. È così! E dalla croce viene a noi come soffio di vita, forza di Dio, lo Spirito Santo, in cui ognuno – veramente ognuno di noi – fiorisce nel dono di sé.

Volgerci alla Vittima, anche oggi, cambia il nostro modo di abitare la realtà. Se chi porta il mondo verso il baratro si volgesse alla vittima, ai milioni di vittime di cui ciascuna agli occhi di Dio è l’unica, l’unico. Il figlio. La figlia. Sentire le vittime. Con-patire. Scegliere la parte giusta della storia, quella di chi non si sporca le mani di sangue e i pensieri di morte. Presso le vittime noi possiamo capire chi non essere mai più. Presso i poveri, i crocifissi, i condannati, gli scartati noi vediamo resistere l’umanità autentica e vediamo smentita la prepotenza dei dominatori. Quanto è bello che il Risorto non cerchi vendetta, non si presenti a chi lo ha ucciso, non esibisca il suo trionfo. Egli rimane la Vittima, non un Vincitore che si rivale sugli sconfitti, ma il Dio con le mani ferite, l’Agnello dal cuore aperto.

Abbiamo bisogno di condividere la gioia di tutto questo: «Raccontaci Maria, che hai visto sulla via?». Raccontaci! Ecco la Chiesa! Ecco cosa aspettarci gli uni dagli altri: raccontaci! Noi crediamo se ci tocca la gioia che l’altro sprigiona. Di cattive notizie siamo pieni. Di giudizi, di sentenze, di parole gridate non ce ne facciamo nulla. Neanche di una dottrina chiusa nei catechismi possiamo vivere e vibrare. Maria racconta, perché ha incontrato. «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto». Fratelli, sorelle, se vi raccontassi le risurrezioni che ho incontrato, le tombe vuote, i sudari piegati e lasciati in un angolo, il trionfo della vita. Se a volte – ormai ci conosciamo – amo parlarvi in prima persona è perché «Cristo mia speranza è risorto». Come non dirvelo! Immagino il mio ministero, la testimonianza apostolica che come vescovo vi devo, quasi al modo di un innesco: «Raccontaci Maria!». Il mio racconto attivi i vostri racconti, apra come a Emmaus i nostri occhi a riconoscerlo! Ecco la forma della testimonianza cristiana: era lui! E già non c’è più. Invisibilmente, egli rimane. Fa di noi una comunità della via, un cammino di gente cui arde il cuore.

Sì, come ancora canta la sequenza, tra Morte e Vita c’è conflitto, c’è incompatibilità. «Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello»: prodigiosa è la fine della morte, che noi possiamo, vogliamo vedere ancora. Non è così come appare a occhio nudo e come a volte la risolvevano già gli antichi, che cioè «Quando ci siamo noi, non c’è la morte, e quando c’è la morte non ci siamo noi» (Epicuro). La morte, invece, c’è già mentre ci siamo noi. Mors et vita: è un duello. «Scegli la vita» dice il Deuteronomio, sintetizzando così tutti gli altri comandamenti. Scegli. C’è un conflitto, un’incompatibilità: scegli. Ecco, fratelli e sorelle, perché siamo qui. Ecco perché oggi benediciamo il dono del Battesimo. Abbiamo scelto la vita. Abbiamo scelto la Croce, da cui viene la vita. Tra la via in discesa della morte e la via in salita delle beatitudini, abbiamo scelto la vita, abbiamo scelto la gioia. Senza ombra di dubbio. Senza ombra di morte.

Buona Pasqua!

Francesco Savino