Omelie

V Domenica di Quaresima anno B


Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33

 

17  Marzo  2024

 

In questa quinta Domenica di Quaresima, alla vigilia della “Grande Settimana”, il Vangelo ci invita a comprendere l’“ora” di Gesù.

Alcuni greci, “timorati di Dio” (At 10, 2), convertiti al monoteismo di Israele e saliti a Gerusalemme per la Pasqua, esprimono a Filippo e ad Andrea, nomi di origini greche, il desiderio di vedere Gesù, di incontrarlo personalmente. La risposta è tutta contenuta nell’insieme del discorso di Gesù, con il quale dichiara l’ora dell’appuntamento con ogni creatura e popolo, l’ora della croce, quando attirerà tutti a sé, e tutti volgeranno lo sguardo sull’innalzato-trafitto (Gv 19, 37). L’ora della gloria! Ci troviamo di fronte ad un vocabolario, a delle parole di senso, che meritano tutta la nostra attenzione. Innanzitutto: “È venuta l’ora”, “Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora” (Gv 12, 23.27). La speranza giudaica era rivolta al giorno e all’ora dell’intervento definitivo di Dio nella storia, e il Gesù di Giovanni legge se stesso come l’inviato del Padre a dare compimento a questa promessa attesa: l’ora del Padre è la pasqua del Figlio, la sua passione che lo turba e da cui vorrebbe essere salvato, la sua resurrezione-glorificazione e la pentecoste o invio dello Spirito. È l’ora per la quale Gesù è venuto: l’ora della gloria (Gv 12,23.27-28), l’ora del giudizio (Gv 12,31) e l’ora della attrazione del tutto umano (Gv 12,32) (Giancarlo Bruni).

L’ora della gloria: “Padre, glorifica il tuo nome” (Gv 12, 28), manifesta pubblicamente il desiderio di Gesù che ha il suo momento rivelativo più alto proprio nella sua Pasqua. Gesù è venuto a raccontare Dio, suo Padre, come dono assoluto all’uomo, all’umanità e la Croce è la testimonianza più vera e autentica di questo amore eccedente, incondizionato e la Resurrezione narra e testimonia ancora una volta questo amore smisurato, e la Pentecoste ci racconta ancora che questo amore continua per sempre nel dono dello Spirito. Solo la contemplazione può aiutarci ad entrare in dialogo con questo mistero, che sfugge ad ogni grammatica e ad ogni sintassi. Ma l’ora della gloria è anche l’ora del giudizio: “Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori” (Gv 12, 31). L’ora del Figlio, espressione suprema dell’agape del Padre per l’umanità, diventa simultaneamente e inesorabilmente giudizio su un certo mondo. Non è giudicato conforme alle aspettative di Dio una umanità posta nella menzogna, e tale lo è quella fondata sull’odio, sulla idolatria e sull’adesione ai persuasori occulti e subdoli che spingono al male. Una umanità giudicata falsa alla luce del suo opposto, la verità in termini di croce; dedizione di sé evidente nel Cristo in croce; croce, in termini di una immagine bella e buona di Dio evidente nel Cristo in croce e in termini di adesione al persuasore interiore di nome Spirito che dischiude a un esistere nell’adorazione, nel dono di sé e nell’attesa della resurrezione sulle orme di Cristo (cfr. Giancarlo Bruni).

Il metro di misura, quindi, della verità o della falsità del mondo diventa la Pasqua di Cristo e il “principe di questo mondo”, responsabile dell’odio e della inimicizia, viene  cacciato dall’“ora” di Cristo crocifisso ed è oltremodo significativo e straordinario la conclusione cui ci porta Gesù con la sua risposta ai Greci che volevano incontrarlo: “…e io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32). L’innalzato-trafitto, che include tutti e non esclude nessuno, è la bellezza che attrae. Gesù è attrattivo, seduce tutti sulla Croce che è al tempo stesso abbassamento e innalzamento. E noi, desiderosi come quei greci, di “vedere Gesù”, lasciamoci attrarre da Lui consapevoli che la Croce è la verità di Dio e dell’uomo e domandiamoci se veramente siamo disposti a porci al Suo servizio. “Il servizio dell’annuncio di un Tu nel quale il Padre si rivela come vita perduta per l’uomo; il servizio della testimonianza di un Tu e di suo Padre attraverso una vita non ripiegata su di sé ma aperta al dono di sé fino a perdersi, la via che conduce alla vita eterna; e il servizio della proclamazione di un Tu sotteso quale «Latens deitas» nel cuore di ogni creatura aprendola al bene: «Cristo è più preoccupato che tutti gli uomini siano salvi, che non che sappiano chi è il loro Salvatore» (R: Cantalamessa). Chi fa questo sarà onorato da Dio: «Se uno serve me, il Padre lo onorerà» (Gv12,26)” (Giancarlo Bruni).

Augurando a tutti una buona Domenica, chiediamo a Gesù crocifisso, di volerlo incontrare, catturati dal suo amore gratuito e disinteressato.

   Francesco Savino

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