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XXIX Domenica del Tempo Ordinario 16 ottobre 2016


XXIX  DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO [SCARICA]

16 ottobre 2016

Preghiera come lotta e intercessione, preghiera insistente e che non viene meno è il tema che accomuna la Prima Lettura ed il Vangelo di questa Domenica. Abbiamo sentito che Mosè ha bisogno di chi gli sostenga le braccia allargate e sollevate in alto in preghiera e che la  vedova, di cui si parla nel Vangelo di Luca, è insistente nella sua richiesta di giustizia presso il giudice ingiusto. Entrambi sono esseri umani deboli resi forti dalla preghiera perseverante.

L’icona di Mosè, che intercede a favore di Israele con le mani alzate verso l’alto sostenute da Aronne da un parte e da Cur dall’altra, è l’attestazione che la preghiera  è “opus”, lavoro; come ogni lavoro, è faticosa sia per il corpo che per lo spirito. L’atteggiamento di Mosè ci suggerisce un’attenzione particolare da osservare nella vita comunitaria cristiana: quella di porsi al servizio della preghiera dell’altro, cioè sostenersi ed incoraggiarsi  nella preghiera.

La “parabola sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi” che Gesù racconta ai suoi discepoli richiama alla perseveranza nella preghiera, cosa difficile da mantenere. La parabola racconta di una  vedova che riesce, con la continua insistenza, a piegare l’indifferenza di un giudice ingiusto, costringendolo a fare giustizia. Il giudice dice: “Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta, le farò giustizia, perché non venga continuamente ad importunarmi”. L’atteggiamento di questa vedova rappresenta le caratteristiche essenziali che la preghiera di Gesù richiede: l’orante deve essere perseverante, non deve stancarsi di chiedere, di cercare, di bussare a Dio (cfr. Lc 11,9-10).

Chi è perseverante nella preghiera non vuole “costringere Dio” a soddisfare i propri bisogni, spesso egoistici, ma “fa memoria di Dio”, ricorda, cioè, a se stesso che Dio è sempre all’opera nella propria vita e nella  storia. L’insistenza e la perseveranza nella preghiera porta a “familiarizzare” con Lui fino al punto di comprendere come obbedire alla Sua volontà.

Ecco in cosa consiste l’autentica preghiera cristiana: vivere la vita nella volontà di Dio.

Come la vedova, anche noi siamo fragili e deboli e non dobbiamo assolutamente avere ritegno nel rivelare la nostra debolezza sapendo che  essa viene trasfigurata e, quindi, trova senso, proprio e soltanto nella preghiera che è relazione e abbandono fiducioso in Dio. La preghiera esige una fede rocciosa, profonda, salda, che non ci fa cadere prigionieri della rassegnazione davanti ai nostri fallimenti.

La vicenda della vedova insistente consente a Gesù di dire ai discepoli:  “Se il giudice ingiusto agisce così, Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano a Lui giorno e notte e li farà a lungo aspettare? Viene chiarita così la dimensione escatologica della preghiera. Gesù, infatti, aggiunge: “Il figlio dell’uomo quando verrà, troverà la fede sulla terra?”

La Parola di oggi ci richiama ad essere credenti e a vivere l’esistenza senza perdere la fede nel Risorto nell’attesa della parusia, della venuta gloriosa di Cristo.

Il credente non cessa di gridare al Signore con la propria vita e con la propria voce: “Maranathà, vieni Signore Gesù, vieni presto” (cfr. 1Cor 16,22; Ap 22,20). Questa preghiera esprime il desiderio incontenibile che Dio venga ad instaurare definitivamente il Suo Regno di pace e di giustizia per tutti. Il credente sa che “Dio esaudisce sempre: non le nostre richieste ma le sue promesse” (D. Bonhoeffer).

Educhiamoci alla preghiera. La nostra infelicità spesso dipende dalla mancanza di “riposo contemplativo”. Coltiviamo il desiderio di “abitare con Dio”. “Il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre. Quand’è che la preghiera sonnecchia? Quando si raffredda il desiderio”. (Sant’Agostino)

Sosteniamoci e incoraggiamoci a vicenda nella preghiera che “non è evasione, ma invasione del divino nella vita”. (Paolo VI)

Buona Domenica a tutti!

✠   Francesco Savino