VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO [SCARICA]
Domenica 19 Febbraio 2017
Siamo al cuore del Discorso della Montagna: la Parola di Gesù come “stella polare” orienta il cammino di tutti coloro che vivono alla sua sequela, chiamati ad una “giustizia superiore” (Mt 5, 20). Abbiamo ascoltato le due ultime cosiddette antitesi tra l’interpretazione riduttiva della Legge e quella nuova di Gesù, una proposta radicalizzata e umanizzata. La giustizia “superiore” che Gesù indica e richiede ai suoi discepoli è l’amore per il prossimo, anche se nemico. La “legge del taglione” «occhio per occhio dente per dente» (Es 21, 24; Lv 24, 20; Dt 19, 21), istituita con lo scopo di limitare la vendetta per un torto subito, viene non soltanto superata ma completamente stravolta. Gesù annuncia un amore sovrabbondante, eccedente nei confronti di chi ci fa del male, proponendo una pratica attiva di non violenza in diversi ambiti: consiste nel porgere l’altra guancia a chi ci schiaffeggia, nell’offrire anche il mantello a chi esige da noi la tunica, nel fare due miglia con chi vuole costringerci a farne con lui uno. E in modo definitivo, Gesù aggiunge: “Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle”.
Siamo di fronte ad un progetto di vita fondato su un amore asimmetrico e gratuito che si declina nel rispondere al male con il bene. Gesù, infatti, incalza: “Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”.
Ci sentiamo ridotti all’afasia, tanto queste parole risultano incredibili ed impossibili da attuare. Riusciamo balbettare qualcosa soltanto perché chi ce le propone è Gesù che le ha vissute durante tutta la sua vita fino alla fine, nella passione e morte in croce. Proprio dalla croce Egli indica una stretta connessione tra l’amore per chi ci fa del male e la preghiera per lui: nella preghiera, per grazia, riusciamo a vedere il nemico alla luce del mistero di Dio che ci ha amati e ci ama in Cristo, noi che eravamo e siamo ancora suoi nemici. Nella preghiera riusciamo anche a capire che il nemico diventa “vero medico e maestro”, perché ci svela le pulsioni egoistiche che abitano il nostro cuore, ossia il nostro voler vivere senza gli altri e, a volte, contro gli altri (cfr. Enzo Bianchi).
La proposta inedita di amore, che ci viene da Gesù, si arricchisce anche di una finalità: “…affinchè siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Ecco: siamo chiamati a diventare “figli di Dio”, “partecipi della natura divina” (2 Pt 1, 4). La strada per “divinizzarsi” è amare come ama Dio, senza condizioni e in modo unilaterale, cioè senza aspettare o pretendere nulla. L’amore cristiano non si esaurisce nella reciprocità ma si espande fino alla unilateralità!
L’invito conclusivo di Gesù potrebbe spaventarci ed invece ci apre a straordinari orizzonti: “Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. Il termine greco tradotto con “perfetti” comprende il significato di “completi, compiuti, integri”: siamo posti non dinanzi ad un ideale astratto di perfezione morale, ma al pieno compimento della Legge di Dio, che consiste in un amore “completo”, senza limiti né distinzioni, a imitazione dell’amore di Dio.
In altri termini la proposta di Gesù è di un’etica “teologale”: essa trova, nell’essere e nell’agire di Dio per l’uomo, il suo fondamento. Il criterio etico che orienta l’agire umano si sintetizza così: “Come Dio ha agito verso di te, così agisci anche tu verso gli altri”. E’ questa la “differenza cristiana”!
Chiediamo in questa Domenica al Signore di donarci un cuore nuovo, capace di amare come Lui ama.
✠ Francesco Savino