II DOMENICA DOPO NATALE
Sir 24,1-4.8-12; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18
3 Gennaio 2021
In questa Domenica, prima dopo l’Ottava di Natale, la liturgia della Parola ci offre testi con cui meditare sul Natale di Nostro Signore Gesù Cristo. Leggiamo ancora il Prologo del Vangelo di Giovanni che proclama: il “Verbo” fatto “carne” è venuto ad abitare tra noi. Il Verbo, il Logos, era sin dal principio presso Dio. In Lui era la Luce e le tenebre non l’hanno vinta.
La Verità, che san Giovanni afferma, si dispiega nella cultura giudaica prima di Cristo. Se ne avevano rivelazioni che, come illuminazioni, attraversano le testimonianze dell’antica alleanza, passando per i profeti fino a Giovanni Battista. Ne troviamo traccia nella Sapienza di cui parla la prima Lettura tratta dal libro del Siracide. A lei il Creatore dice “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele”. La Sapienza, che afferma di sé “Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso”, è prefigurazione del Verbo Incarnato.
Anche l’apostolo Paolo, nella Lettera agli Efesini, scrive che in Cristo Dio “ci ha scelti prima della creazione del mondo … predestinandoci ad essere suoi figli adottivi”, riprendendo il passo del prologo giovanneo: “tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste … a quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”.
Vertigine del Natale: il potere di diventare figli di Dio!
Il Verbo è dal principio. Attraverso il Verbo tutto è stato fatto e nulla di ciò che esiste è stato fatto senza di Lui. Il Verbo è la luce degli uomini, ha assunto natura umana e abita nel mondo. Ma “il mondo non lo ha riconosciuto”.
Senza riconoscere il “Verbo”, ascoltare la Parola di Dio che è Gesù, il Natale di Gesù si riduce miseramente ad una bella fiaba che non attira più. Accogliere Gesù Bambino, celebrare il Suo Santo Natale, per noi cristiani, significa riconoscere che Gesù è il Figlio di Dio, l’unigenito Figlio inviato dal Padre a tenderci le braccia per cingerci di tenerezza, di pace e di gioia. Accogliere Dio con noi, l’Emmanuele, significa riconoscere che in Gesù Cristo, concepito nel grembo verginale di Maria, morto e risorto per noi, siamo tutti figli di Dio, e lo siamo realmente.
Nel Prologo giovanneo leggiamo anche che “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio Unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”. Il vero Dio, fuori di ogni immaginazione, ce lo rivela soltanto Gesù e in Gesù lo conosciamo. Qualsiasi altra idea che non tenga conto di quanto Gesù ha testimoniato e ha insegnato, è fuorviante. Chi si mette costantemente in ascolto della Parola di Dio e segue gli insegnamenti di Gesù con perseveranza nella pratica giornaliera, conosce Dio e si riconosce come figlio di Dio.
Nel Natale di Gesù trova inizio la rivelazione che Dio Padre informa e modella tutti noi che crediamo di essere figli.
Lo Spirito Santo susciti in noi il canto di lode perché, con gli angeli, possiamo cantare “Gloria a Dio e pace agli uomini amati dal Signore”.
In Cristo Signore possiamo riconoscere i segni di amore che sovrabbonda e che opera in noi. Chi ama ha conosciuto Dio.
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino