Gs 5,91.10-12; Sal 33; 2 Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32
27 Marzo 2022
Il cammino quaresimale che in questo anno liturgico compiamo attraverso l’ascolto del Vangelo secondo Luca è tutto teso all’annuncio della nostra conversione e della Misericordia di Dio, che genera in noi il cambiamento attirandoci verso di Lui, che è amore.
Gesù si fa interprete coerente e rigoroso di questa misericordia con parole, parabole, comportamenti spesso suscitati da quanti non hanno ancora fatto la conoscenza di Dio, preferendo fermarsi al culto, ai sacrifici come mezzi per avvicinarsi a Lui.
Ecco alla nostra attenzione la parabola contenuta nel cap.15, denominata dai padri della chiesa il “Vangelo nel Vangelo”, la parabola del “Padre misericordioso”, dove Luca racconta che tutti i pubblicani e i peccatori, cioè la feccia della società, gli esclusi dalla religione e gli emarginati, si avvicinavano a Gesù per ascoltarlo.
“Per quanto la persona possa vivere in una direzione sbagliata della propria esistenza, per quanto sia immersa nel peccato, c’è sempre in lei un desiderio di pienezza di vita, un desiderio di felicità, che spesso purtroppo ha scelto in maniera sbagliata, lo ha sprofondato nella disperazione e nel dolore, ma questa voce è stata sempre sveglia. E quindi sente in Gesù la risposta al suo desiderio” (cfr. padre Alberto Maggi).
Mentre Gesù viene ascoltato dai pubblicani e dai peccatori, i farisei, le persone pie, e gli scribi, i teologi ufficiali, mormorano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Gesù, pertanto, è costretto a difendersi e lo fa non con violenza e neppure con un elogio di se stesso, ma raccontando, con accento particolare agli scribi e ai farisei, tre parabole: quella della pecora smarrita, quella della moneta smarrita e quella che ascoltiamo oggi nella liturgia.
Gesù racconta la vicenda di una famiglia che, come spesso accade, non è esente dalla difficoltà dei rapporti. In questa famiglia ci sono un padre, manca la madre, e due figli, entrambi nati e cresciuti nello stesso ambiente ma con risultati educativi diversi.
Il padre, fin dall’inizio del racconto della parabola, si manifesta diverso dal comportamento di tanti padri terreni, perché alla richiesta del figlio minore di ricevere in anticipo “la parte di patrimonio che gli spetta”, risponde lasciandolo fare, senza contraddirlo. Una domanda: c’è tra gli esseri umani un padre così? Mi sembra di no, e pertanto siamo portati a vedere in questo padre Dio stesso che rispetta la nostra autonomia e la nostra libertà, che ci lascia veramente liberi di decidere come vogliamo.
Il padre lascia partire il figlio minore, che forse sentiva la casa paterna come una prigione, lontano dalla relazione con lui e con il fratello maggiore.
Se ne va, ma presto dissipa tutto in feste con amici, giochi, prostitute, rimanendo così senza soldi, fino a doversi mettere a lavorare per sopravvivere. Finisce addirittura per fare il mandriano di porci, animali impuri, disprezzati dagli ebrei, e in quella desolazione comincia a capire meglio dove si può andare a finire… Così “cominciò a trovarsi nel bisogno” (érxatohystereîsthai): gli manca qualcosa e la mancanza di qualcosa è sempre capace di suscitare in noi delle domande. Cosa gli manca? Certo i soldi spesi, certo il cibo per vivere, ma gli manca anche qualcuno accanto, qualcuno che gli dia da mangiare, “qualcuno che” – dice il testo – “gli porga le carrube”, facendogli sentire riconoscimento e cura! È così, noi abbiamo bisogno dell’altro e quando gli altri scompaiono dal nostro orizzonte siamo desolati e in questa assenza ci incamminiamo verso la morte (cfr. Enzo Bianchi).
Il figlio minore comincia a prendere coscienza della sua situazione, rientrando in se stesso e pensa come poter ritornare indietro e ritrovare a casa sua la famiglia, il padre e il fratello che aveva abbandonato.
Mentre pensa al suo ritorno immagina la scena che reciterà al padre per farsi riammettere in casa: in lui non c’è pentimento, è mosso solamente dall’interesse personale.
Mentre ritorna iniziano per lui le sorprese, soprattutto conosce il padre in modo decisamente diverso: il padre gli corre incontro, prepara un banchetto per il suo ritorno facendo uccidere il vitello ingrassato, lo abbraccia e lo bacia. Notiamo che il padre non è mosso dalla curiosità di sapere se il figlio si è pentito, non lo lascia neanche parlare, gli mostra subito il suo perdono gratuito. Il figlio conosce il padre diversamente da come lo aveva conosciuto stando a casa e fuggendo lontano: questa esperienza gli consente di “risorgere” e gli offre la possibilità di una nuova vita in famiglia.
La parabola potrebbe concludersi qui e l’insegnamento di Gesù sarebbe completo. Invece c’è un seguito, perché se i peccatori dalla parabola fin qui raccontata sono invitati a conoscere il vero volto di Dio, che è perdono, quelli che si credono giusti e buoni, come il figlio maggiore che è restato fedelmente in casa, cosa ne pensano? La continuazione della parabola esprime proprio un insegnamento per loro, attraverso l’atteggiamento del figlio maggiore.
“Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». Egli si indignò e non voleva entrare. Suo padre, allora, uscì a supplicarlo”.
Le parole del padre infastidiscono ancora di più il figlio maggiore che con disprezzo chiama suo fratello “questo tuo figlio”. Dall’atteggiamento e dalle parole il figlio maggiore dimostra che, pur essendo restato accanto al padre, non l’aveva mai conosciuto, non aveva mai compreso il suo cuore e non aveva imparato nulla da lui, per questo giudica e condanna.
Ancora una volta è il padre che svela il suo cuore al figlio maggiore: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
Ci troviamo di fronte ad una parabola dell’amore incompreso e frustrato di quel padre che ha amato fino alla fine, totalmente e gratuitamente, e che, a causa delle proiezioni di entrambi i figli, è apparso un padre-padrone. Quante volte capita di immaginarci un Dio che non è quello che si è rivelato nella storia della salvezza, proiettando su di Lui molte nostre concezioni distorte.
Lasciamoci convertire dall’amore eccedente di questo padre che, altri non è che il padre di Gesù, Dio, in cui rifioriranno tutte le cose.
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino