Celebriamo oggi l’Epifania del Signore, ossia la Sua manifestazione a tutti i popoli, impersonati dai Magi. Quella dei Magi è una delle rappresentazioni più “dinamiche” del Nuovo Testamento. Non conosciamo nulla della loro vita, se non questo partire, andare, giungere, incamminarsi, tornare e proprio per questo li sentiamo così vicini a noi, che siamo quotidianamente “in corsa”, in movimento.
Cerchiamo di cogliere alcuni particolari del loro cammino per sottolineare che c’è corsa e corsa, c’è movimento e movimento.
L’elemento discriminante del cammino dei Magi è la destinazione, la meta: la Verità, Gesù, il Messia, il bambino “adagiato nella mangiatoia”, dono per tutti. Altro elemento da evidenziare è che i Magi inseguono la meta attraverso un discernimento che fa sintesi tra l’osservazione delle stelle e di una stella in particolare e il dialogo, anche di chi non è organico alla verità ma al potere costituito. Com’è importante, sempre e comunque, il discernimento paziente e rigoroso che ci accompagna alla verità che per noi non è un’astrazione ma una persona, Gesù di Nazareth, il Cristo.
I Magi attraverso il loro pellegrinaggio, faticoso e inquietante, giunsero dinanzi a un “bambino con Maria sua Madre” dinanzi al quale si prostrarono, adorandolo. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. “Videro il bambino” e capirono: non fu un semplice vedere ma un andare dentro l’incontro misterioso e affascinante con questo bambino, la più fragile delle creature. “Uno deve sempre dire ciò che vede. Soprattutto, che è più difficile, uno deve sempre vedere ciò che dice.” (C.Péguy). È significativo constatare che i Magi non chiesero nulla se non assumere un atteggiamento espresso con tre verbi: “Si Prostrarono … Adorarono … Offrirono”. Colpisce anche nel loro itinerario che essi stettero presso Gesù soltanto il tempo della loro offerta, poi, sottolinea l’Evangelista Luca “avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”.
I Magi ci insegnano che ogni cammino di ricerca della verità non è mai sottrazione alla vita anzi è sempre un arricchimento: tornano a casa loro, al loro mondo, alla loro rete di relazioni, di amicizie dove porteranno la ricchezza, la bellezza di quell’incontro diventato, per loro stessi, avvenimento decisivo, cambiamento reale del loro sguardo sulla vita.
Una domanda s’impone nella solennità dell’Epifania: come possiamo diventare Magi? Penso che per ogni persona, al di là di ogni appartenenza e di ogni vocazione, due sono le possibilità di senso da dare alla vita: o stare “seduti”, senza alcuna motivazione di vita, prigionieri dell’akedia, della pigrizia, dell’indolenza, con la pretesa di volere tutto e di aspettarsi tutto oppure cercare e ricercare, vivere una vita da “esodo”, di uscita da se stessi per andare incontro alla verità, che è sempre oltre il nostro ego, il nostro io narcisista, e i nostri recinti di vita chiusi. La ricerca della verità di Dio non è un impresa facile! È necessario rimanere desti, “vigilare”, discernere il proprio cuore e tutto ciò che si manifesta al di fuori di se stessi, è necessario mettersi in cammino.
Lasciamoci in questa solennità interrogare responsabilmente dal cammino dei Magi, facendo della nostra vita una sintesi meravigliosa tra le ragioni del cielo e le ragioni della terra.
“I Magi seguono fedelmente quella luce che li pervade interiormente, e incontrano il Signore. In questo percorso dei Magi d’Oriente è simboleggiato il destino di ogni uomo: la nostra vita è un camminare, illuminati dalle luci che rischiarano la strada, per trovare la pienezza della verità e dell’amore, che noi cristiani riconosciamo in Gesù, Luce del mondo.” (Papa Francesco)
Dunque, tutti in cammino, la nostra terra chiama il cielo e il cielo invoca la nostra salvezza.
Buona Epifania!
✠ Francesco Savino