La Casa: radice e orizzonte
Carissimi studenti, docenti, dirigenti e personale tutto,
all’alba di questo nuovo anno scolastico desidero invitarvi a raccogliere insieme una parola che ci accompagni come luce discreta e come grembo accogliente, una parola semplice ed insieme infinita: Casa.
La casa è il luogo degli inizi, quel grembo che custodisce, quel focolare che accoglie; la casa è la tenda di Abramo aperta ai forestieri, il posto in cui chi giunge stanco trova l’acqua e trova il pane.
Ognuno di noi, quando chiude gli occhi e pensa al proprio luogo interiore, custodisce un’immagine di “casa” con la promessa di una famiglia accogliente, di un posto sicuro perché la casa non è solo un edificio: è l’esperienza del sentirsi accolti, riconosciuti, custoditi. È il ventre da cui siamo partiti e il porto a cui continuiamo, segretamente, a fare ritorno. Dopo un viaggio, dopo una vacanza, dopo un’uscita con gli amici, si torna sempre a casa. Ecco, vorrei che la scuola, quest’anno più che mai, fosse questo: una casa viva, il luogo in cui vi sentiate, come comunità scolastica, attesi, chiamati per nome, riconosciuti e riconosciute. Una casa costruita sul dialogo, sul silenzio rispettato, sui volti che diventano compagni di viaggio.
Perché ho pensato proprio alla casa? Perché mentre noi apriamo registri, zaini e libri, altri bambini ed altri ragazzi come voi, nati nella parte sbagliata del mondo, aprono le finestre su un cielo che crolla, imparano l’alfabeto delle sirene, delle bombe e conoscono, ahimè, la grammatica della paura. Per loro la casa non è rifugio ma rovina, non è un abbraccio ma è un esilio. Sotto il nostro stesso cielo, altri nostri fratelli e sorelle, stanno crescendo con la nostalgia di una dimora e non proveranno mai quella sensazione da “primo giorno di scuola”, che molti di voi stanno assaporando in questo momento.
Ecco dunque la missione che mi sento di affidarvi: fate della scuola una casa che resiste al buio, che non esclude ma accoglie, che non giudica ma rialza, che non conosce confini ma ponti. Una casa che sia davvero e per tutti e tutte l’anticipo di quel Regno che “sarà come una casa con molte dimore” (cfr. Gv 14,2).
Non fate della scuola un rifugio di pigrizia ma un cantiere di sogni, un focolare di umanità dove ci si incontra e ci si forma; rendetela tavola e laboratorio, chiamatevi e chiamate gli altri per nome, sentitevi riconosciuti con la vostra dignità e accompagnati nella vostra crescita. La vera sapienza non si riduce ad un cumulo di nozioni: è arte del costruire spazi, dell’abitare insieme, del trasformare i muri in porte e le distanze in dialogo
Cari studenti, care studentesse, custodite in voi questa immagine: siete come pietre vive di una casa comune. Ogni vostro gesto di responsabilità, ogni sorriso, ogni impegno nello studio è come una piccola luce accesa alla finestra, che rende la casa più calda.
Cari docenti, voi siete come architetti e custodi di questa dimora: il vostro insegnamento è fondamento su cui i giovani potranno edificare solide strutture per il futuro.
Cari collaboratori, personale tutto della scuola, siete le mura silenziose ma indispensabili della casa: senza il vostro servizio discreto e fedele questo edificio non avrebbe stabilità.
Cari dirigenti, a voi è affidato un compito alto e discreto, simile a quello del costruttore che veglia sulle fondamenta di una casa. Voi non siete semplici amministratori, ma padri e madri che tracciano sentieri, che reggono le travi perché l’edificio non vacilli, che sanno guardare oltre l’oggi per custodire il domani. Il vostro sguardo è come la pietra angolare di cui parla il Salmo: spesso nascosta agli occhi, ma necessaria perché la casa stia in piedi. Non lasciatevi appesantire solo dal peso delle carte e delle incombenze: il vostro ministero è più grande, è arte di armonia, è sapienza di pastori che guidano un popolo giovane verso pascoli di conoscenza.
E non dimentichiamo che la nostra casa, la vostra casa, non può mai essere chiusa: essa rimane aperta verso i fratelli e le sorelle che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalle ingiustizie, quelle stesse che ormai sono fuori dalle pagine dei libri di storia e sono davanti ai nostri occhi. In ogni volto che chiede ospitalità, Cristo stesso bussa alla porta e quindi la vera grandezza di una comunità si misura dalla capienza del suo cuore, dalla capacità di trasformare le paure in accoglienza e le differenze in ricchezza.
All’inizio di quest’anno, dunque, mi piace augurarvi di imparare a dimorare nella scuola come in una casa: non siate ospiti distratti, ma figli che trovano posto, che portano doni, che non temono di appartenersi gli uni agli altri. Con la grazia di Dio diventeremo insieme un luogo ancora più luminoso, capace di resistere alle intemperie e di generare futuro. In un tempo in cui molti non sanno più sentirsi a casa, perché la terra trema, perché la guerra distrugge, perché l’indifferenza esclude, mi aspetto che la scuola alzi un grido con la forza dello studio, dei gesti, delle relazioni: QUI NESSUNO E’ STRANIERO.
E quando, nelle giornate più difficili, vi sembrerà di essere lontani o smarriti, ricordate le parole del Salmo: “Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita”. È promessa di fedeltà che nessuna bomba, nessuna violenza, nessuna ingiustizia potrà mai cancellare.
Vi auguro che questo anno scolastico sia un pellegrinaggio verso la casa comune e che siate in grado di diventare l’icona di quella “tenda di Dio con gli uomini” in cui sarà cancellata ogni solitudine ed asciugata ogni lacrima.
Io sarò sempre dalla vostra parte.
Il Signore benedica ciascuno di voi e faccia della nostra scuola una casa di pace, aperta al mondo e accogliente verso tutti, senza discriminazioni.
Cassano allo Ionio, 16 Settembre 2025
