21 Settembre 2025
Annota opportunamente Enzo Bianchi: “Ci sono parabole di Gesù ben costruite e con un messaggio evidente, altre invece più contorte, meno lineari, il cui messaggio va cercato con cura e intelligenza. In questo capitolo 16 del Vangelo secondo Luca ci troviamo difronte a due parabole riguardanti gli atteggiamenti verso il denaro e la ricchezza, parabole proclamate una in questa Domenica e una nella prossima (Lc 16, 19-31). Certamente la parabola odierna, quella dell’economo ingiusto, disonesto, che non agisce con rettitudine, può sembrare scandalosa, per il lettore superficiale addirittura risultante immorale, ma occorre fare attenzione e discernere il vertice teologico presente nel racconto: allora lo si capirà in fedeltà all’intenzione di Gesù. Cerchiamo, dunque, con umiltà di faticare, di esercitare l’intelligenza per arrivare a comprendere anche questo brano in modo evangelico, cogliendo in esso la «buona notizia»”.
Gesù diceva ai discepoli: “Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
Accade spesso una situazione del genere, perché la tentazione della illegalità, del pensare solo a sé stessi e del non essere responsabili di una proprietà altrui ricorre spesso.
La domanda che s’impone è: come reagire quando si viene scoperti? Nella parabola l’economo di fronte alla prospettiva di perdere il lavoro, si mette a ragionare e medita tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Giunge, in questo dialogo tra sé e sé, a una soluzione: farsi amici alcuni debitori del suo padrone, per poter contare su di loro.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”.
Perché l’elogio, le congratulazioni? Per l’azione ingiusta? No, ma per la capacità di farsi degli amici, donando e condividendo proprio quella ricchezza ingiusta. Quell’economo non dissipa più i beni di cui era amministratore, ma li onora, condividendoli con quanti non hanno nulla. Ecco il Vangelo, la bella notizia: ciò che è urgente, la buona azione da fare, è distribuire il denaro di ingiustizia ai poveri, non conservarlo gelosamente per sé. Ora i ricchi sanno come devono amministrare i beni: distribuendoli a tutti. L’esemplarità di questo economo va individuata nella sua capacità di discernimento della situazione difficile in cui si trova. Facciamo attenzione: in questo racconto viene denunciata e condannata l’ingiustizia! Lo sappiamo tutti: il denaro cattura, incanta, seduce, ruba il cuore, è l’idolo nel quale si confida; il denaro da essere strumento diventa la ragione e il fine della propria vita. Occorre sempre vigilare! Occorre donarlo, distribuirlo, condividerlo. Noi credenti alla sequela di Gesù dobbiamo essere consapevoli che esiste la possibilità che la ricchezza sfrenata, mammona, può diventare una vera e propria religione: la ricchezza rischia, in certe situazioni, di diventare un vero e proprio Signore. Vigilare, allora, significa vivere sempre la nostra esistenza nella prospettiva del Regno di Dio, dove ci sarà una grande comunione tra le persone. Gesù commentando l’atteggiamento dell’economo, amministratore dei beni, si rivolge ai discepoli, ai “figli della luce”, affinchè siano capaci di esercitare intelligenza, creatività e coraggio come sanno fare purtroppo i “figli di questo mondo”.
Lasciamoci interrogare da questo Vangelo che sembra scandaloso e paradossale ma, nella sua profondità, ci consegna una bella notizia che non può non educarci: i figli di questo mondo sono più intelligenti e svegli dei figli della luce!
Forte e categorica è la conclusione del brano evangelico: “Nessun servo può servire a due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro” (Lc 16,13). Con questo insegnamento, Gesù oggi ci esorta a fare una scelta chiara tra Lui e lo spirito del mondo, tra la logica della corruzione, della sopraffazione e dell’avidità e quella della rettitudine, della mitezza e della condivisione” (Papa Francesco, Angelus, 18 settembre 2016).
A noi, uditori di questa Parola, la libertà di un cambiamento reale nell’abitare il mondo con una sapienza diversa.
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino