Omelie

I domenica di Quaresima anno B


 

Gn 9,8-15; Sal 24; 1 Pt 3,18-22; Mc 1,12-15

 

18  Febbraio  2024

 

La prima Domenica di Quaresima si caratterizza come la “domenica della tentazione”: Gesù è messo alla prova! In questa Domenica ce ne parla il Vangelo di Marco che, a differenza di Matteo e di Luca, non ci riporta il contenuto delle tentazioni di Gesù, ma ci ricorda l’essenziale: “E subito lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni tentato da Satana”.

Concentriamo la nostra attenzione sul racconto dell’evangelista Marco, nel quale individuiamo tre momenti essenziali che caratterizzano questo cammino di Gesù nel deserto: entrare nella tentazione, rimanere nella tentazione, uscire dalla tentazione.

Occorre subito precisare che esiste una tentazione che consiste nell’essere incoraggiati a fare il male, ed esiste una tentazione, che è proprio quella di Gesù, che consiste nell’essere messi alla prova circa la scelta e la decisione fatta, la Sua obbedienza alla volontà del Padre, Dio.

Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto”.

“È lo Spirito che spinge Gesù nel deserto ed è ancora lo Spirito, stando ai racconti di Matteo e Luca, che offre la luce per camminare all’interno della prova mediante la forza della Parola di Dio. Ma perché entrare nella tentazione? E perché Gesù si è lasciato tentare? Ogni tentazione, nella misura in cui pone di fronte alla verità della nostra vita e di fronte a ciò che abita nel nostro cuore, ci provoca ad una scelta che è sempre tra due volti, quello di Dio e quello dell’idolo. Ed è per questo che ogni tentazione è una prova, un crogiuolo: solo così scopriamo finalmente ciò che è nascosto nel nostro cuore (così difficile da conoscere), quali sono i nostri desideri, a chi vogliamo servire. È la prova per ogni persona, necessaria per maturare o per regredire, non si può rimanere neutri nella vita, o si sceglie di servire Dio o mammona” (cfr. frà Adalberto, Monastero di Dumenza).

Gesù nel suo cammino di vita è stato uomo fino in fondo, che significa vivere una umanità con tutte le sue connotazioni.

E nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana”.

Nel deserto si entra per rimanerci e scoprire quali sono le presenze che abitano questa distesa di sabbia: è il luogo della lotta, del combattimento, della prova. Gesù abita e non fugge il deserto e guarda in faccia il tentatore con tutte le sue trappole e insidie. Fuggire sarebbe un compromesso, una debolezza. Rimanerci significa accettare di vivere un cammino di conversione. Non dimentichiamo ciò che il salmista ci dice: “Se dovessimo camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me, Signore”. Non dobbiamo mai dimenticare Gesù quando attraversiamo i nostri deserti.

Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”.

Chi abita il deserto, chi non fugge e rimane e lo abita con Gesù scopre con meraviglia che anche il deserto della vita può, alla fine, fiorire.

I padri della chiesa interpretando Gesù che stava con le bestie selvatiche ed è servito dagli angeli ritenevano che qui abbiamo la rappresentazione simbolica e reale dell’icona dell’uomo spirituale, capace di dominare e di superare il combattimento con la forza dello Spirito.

Dopo ogni tentazione, ogni prova, la cui durata è sempre di quaranta giorni, cioè il tempo necessario che dev’essere compiuto, si esce sempre “cambiati”, convertiti, con uno sguardo nuovo su se stessi e sulla realtà.

Contemplare Gesù provato nel deserto significa per tutti noi non soltanto comprendere ciò che ciascuno di noi vive, ma anche ciò a cui ciascuno di noi è chiamato a diventare: uomini e donne spirituali, maturi.

“Dopo che Giovanni fu arrestato” e dopo che Gesù superò la prova, “andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo»”.

Gesù annuncia e testimonia che ormai è iniziato un nuovo tempo, il regno di Dio c’è e abbiamo la possibilità di cambiare totalmente il nostro modo di essere, aderendo alla bella notizia che ormai il tempo messianico ha avuto inizio ed opera.

“Preghiamo perché il Signore compia quei miracoli che lo fanno riconoscere vivo, compia quei miracoli che nella nostra vita fanno riconoscere la sua vittoria, la vittoria della sua grazia, così che uno dice grazie. Tutti i miracoli di Gesù hanno a che fare con la vita di grazia, tutti i miracoli di Gesù sono per la vita di grazia perché anche i miracoli senza la carità, cioè senza la vita di grazia, non possono giovare. Che Lui compia i miracoli in cui la sua vittoria, la sua grazia sia evidente che vince e ha vinto, perché compia i miracoli in cui anche il mondo, anche nel tempo di questo mondo, anche nel mondo sia evidente la menzogna di Satana e sia evidente che a Lui, a Lui risorto, il Padre ha dato ogni potere in cielo e in terra.”(Don Giacomo Tantardini)

Buona Prima Domenica di Quaresima.

   Francesco Savino

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