Omelie

IV Domenica del Tempo Ordinario 28 Gennaio 2018


IV  DOMENICA  DEL TEMPO ORDINARIO [SCARICA]

28  Gennaio  2018

Costituita la prima piccola comunità con la chiamata dei primi quattro discepoli (Mc 1, 16-20), Gesù insegna di sabato nella sinagoga di Cafarnao. Egli “non indugia nella organizzazione -dice Papa Francesco- la sua preoccupazione principale è quella di comunicare la Parola di Dio con la forza dello Spirito Santo”. E tutti lo ascoltano perché «insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi».

Le parole di Gesù erano in sintonia con il suo comportamento: Egli diceva ciò che faceva. In questa coerenza tra parola e vita c’è tutta l’“autorevolezza” del suo insegnamento. C’era la credibilità di Dio.

Per noi non è nemmeno facile comprendere il nesso inscindibile che esiste tra parola e vita in Gesù perché siamo piuttosto inclini a pronunciare parole superflue, vuote, senza fondamento, che non corrispondono alla verità.

Dopo aver insegnato, secondo il racconto dell’evangelista Marco, Gesù  libera un uomo, presente nella sinagoga, “posseduto da uno spirito immondo” che dice “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. Gesù replica autorevolmente: “Taci! Esci da lui!” e “lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui”.

Ecco la bella notizia: il Dio di cui parla Gesù, è un Dio che libera. E’ un Dio che si immerge nelle nostre ferite e le trasforma in “feritoie di grazia”. Dinanzi a questo scontro, a questa lotta tra Gesù e l’uomo bloccato dal male, leggiamo che “tutti furono presi da timore”.

Dunque nella sinagoga di Cafarnao, i presenti provano stupore per l’insegnamento di Gesù e timore per il Suo gesto di liberazione. Per questo essi dicono: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”.

L’incontro con Cristo cambia la prospettiva di vita. “Il Vangelo non è un sistema di pensiero, non è una morale, ma una sconvolgente liberazione” (G. Vannucci).

Un parametro per verificare la mia adesione a Cristo lo troviamo nel suggerimento di padre Ermes Ronchi che invita a pensare “se, come Gesù, mi oppongo al male dell’uomo, in tutte le sue forme e se come Lui porto aria di libertà, una briciola di liberazione da ciò che ci reprime dentro, da ciò che soffoca la nostra umanità, da tutte le maschere e le paure”.

Tra gli scritti di Padre Turoldo leggiamo: “Cristo, mia dolce rovina, gioia e tormento insieme tu sei. Impossibile amarti impunemente. Dolce rovina, Cristo, che rovini in me tutto ciò che non è amore, impossibile amarti senza pagarne il prezzo in moneta di vita! Impossibile amarti e non cambiare vita e non gettare dalle braccia il vuoto e non accrescere gli orizzonti che respiriamo”.

L’augurio che rivolgo a tutti in questa IV Domenica del T.O. è che l’incontro con Gesù ci stupisca e ci liberi dall’alienazione.

   Francesco Savino