28 Maggio 2020

Messa Crismale 2020 e V Anniversario dell’ingresso in diocesi del Vescovo Francesco

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Messa Crismale 2020

Is 61,1-3.6.8b-9; Sal 88; Ap 1,5-8;  Lc 4,16-21

Anniversario dell’ingresso in Diocesi  di monsignor Francesco Savino

28  Maggio  2020

La Messa crismale, che celebriamo oggi in questa fase di riapertura lenta e graduale dopo la lunga sospensione imposta dalla pandemia, è un grande dono per me. Provo una grande gioia perché sono qui con tutti voi e ancor di più perché, come diceva sant’Agostino, sono “con voi cristiano”, con voi ministro dell’Eucarestia, “per voi Vescovo”. 

Questa mattina ricordiamo il mio ingresso in Diocesi. Dal 31 maggio 2015, sono trascorsi cinque anni nei quali ogni giorno chiedo perdono al Signore e a voi, sorelle e fratelli, per le mie debolezze, per la mia non totale docilità all’azione dello Spirito Santo e per l’opacità che i miei gesti frappongono alle Sue opere meravigliose, ma al tempo stesso ringrazio il Signore per tutta la bellezza che sperimento nel mio ministero.

Nel Vangelo di Luca, che abbiamo appena proclamato, l’agire di Gesù viene segnato da sei azioni che si succedono in ritmo solenne e confluiscono nella settima. Ripetiamole: venne a Nazareth, entrò nella Sinagoga, si alzò a leggere, aprì il rotolo, riavvolse il rotolo, si sedette e poi “cominciò a dire”. Una lunga preparazione, seguita da tutti con occhi attentissimi, prelude alla settima azione che è la proclamazione dell’adempimento delle Scritture: “Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato”.

La Scrittura trova il suo compimento in Gesù che legge dal libro del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me”.

La manifestazione chiara ed inequivocabile dello Spirito Santo è Gesù che rivela la sua identità nella sinagoga di Nazareth mentre i presenti lo ascoltano attentamente, ma reagiscono con sdegno mettendo in campo dubbi su dubbi fino al punto che, conclusa la sua predicazione, lo cacciano via.

Ma Egli, passando in mezzo a loro si mise in cammino: Gesù riprende la sua opera di carità, che è carità evangelizzatrice, cioè annunziare ai poveri un lieto messaggio; è carità sociale, cioè proclamare ai prigionieri la liberazione; è carità esistenziale, cioè dare ai ciechi la vista; è carità politica, cioè rimettere in libertà gli oppressi, come sosteneva il card. Carlo Maria Martini. 

Interroghiamoci sulla carità che è opera dello Spirito Santo in Gesù il Cristo, il Vivente. 

La carità di nostro Signore Gesù Cristo non è proclamata in maniera generica o vaga, bensì “secondo quello che possiamo chiamare un progetto pastorale” (Carlo Maria Martini) iscritto nel piano salvifico di Dio che entra nella storia umana.

Cari confratelli nel presbiterato, la Carità di cui siamo ministri, esige la concretezza che ci insegna Gesù. É la Carità che suscita ogni anno il piano pastorale diocesano che elaboriamo insieme e che, più che un suggerimento facoltativo, è una indicazione autorevole di chi presiede in nome di Dio la chiesa locale nelle sue articolazioni. La sua realizzazione è la modalità con cui esprimiamo la cura pastorale in questo contesto storico-geografico. “Se io, il Vescovo, e voi, cari presbiteri, troviamo l’unità principalmente nell’Eucarestia […] allora essa non può non generare una forma precisa di vita comunitaria” (Carlo Maria Martini).

Sulle scelte pastorali condivise e portate avanti, realizziamo l’unità e la comunione particolarmente tra presbiteri, come espressione della Carità.

Questa mattina uniamoci nella invocazione di grazie al Risorto. Egli ci conservi fedeli, ciascuno al suo ministero e al suo servizio. 

Per intercessione di Maria Santissima, il Signore conceda a me di essere un vescovo mistico, contemplativo, un uomo di preghiera, che oltrepassi ogni realtà con sguardo profetico. Un vescovo fatto popolo, vicino al popolo, davanti al popolo ad indicare la meta precisa dalla quale siamo tutti attratti. Un vescovo che pratica la giustizia coniugandola con la misericordia.

Carissimi confratelli nel sacerdozio ministeriale, ho preparato la lettera pastorale “Questo tesoro in vasi di creta” che vi viene consegnata. Già l’avete letta, dato che ve l’ho inoltrata il Mercoledì Santo per email o whatsapp. Vi chiedo di distribuirla nelle vostre comunità perché possa avviarsi una riflessione sulla nostra vocazione ministeriale, tesoro di Grazia che il Signore riversa nella nostra umana fragilità. 

In essa ho scritto: “Portate al mondo, a partire dalle nostre piccole comunità di fedeli, il fuoco della Parola e il calore del Vangelo, per consolare e illuminare quanti sono nel dolore e nella sofferenza e per riempire di significato cristiano anche le piccole gioie della vita!” 

Durante la veglia di Pentecoste, che vi invito a vivere in parrocchia sabato prossimo, preghiamo tutti perché siamo rafforzati, ciascuno nella propria specifica vocazione, nella fedeltà a Cristo Signore. 

   Francesco Savino