Omelie

NATALE DEL SIGNORE 2017


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Il Natale del Signore, “la nascita assoluta”, come la definì Giovanni Testori, sconfina ogni comprensione umana: è il mistero di un Dio, il nostro Dio, che viene a visitarci per restare sempre con noi. Sembra che non basti nessuna espressione per dire quanto è accaduto più di duemila anni fa, che ha, ancora e sempre, a che fare con la vita di tutti noi, di quanti sono stati prima di noi e di quanti ancora verranno.

A Natale, per celebrare il grande mistero, la liturgia della Parola è sovrabbondante: nella Messa della “notte” leggiamo il passo del Vangelo dov’è narrata la nascita di Gesù a Betlemme annunciata ai pastori che rappresentano gli “scartati” di ieri e di oggi; nella Messa dell’“aurora” il Vangelo presenta la visita dei pastori alla stalla e il loro stupore dinanzi al Bambino; nella “Messa del giorno” leggiamo il prologo del Vangelo di Giovanni, un canto dossologico dell’opera di Dio nell’universo, dalla creazione “in-principio” (cfr. Gen 1, 1) all’Incarnazione, il Logos Dio che si fece “carne” (sarx) e “mise la sua tenda tra noi, in noi”.

È difficile contenere in una sola “grammatica” la profondità, l’intensità e l’altezza dell’accadimento che ha riorientato la storia. L’evangelista Giovanni ne parla in termini del tutto differenti rispetto a Matteo e Luca. Egli apre il prologo “con un volo d’aquila, un inno immenso che ci impedisce di pensare piccoli pensieri, che opera come uno sfondamento sulle pareti dei nostri giorni verso l’eterno” (E. Ronchi)

In principio era il Logos… e il Logos era DioIn Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”.

Gesù, il Logos, il Verbo, la Parola di Dio fatta carne, è Dio e in Lui era la Vita che è Luce per gli uomini. Ogni ombra e ogni oscurità, attraversate dalla Sua Vita, risplendono di bellezza. Ma il mondo non ha accolto la Luce Vera che “Venne fra i suoi”: è il mistero dell’uomo che è libero di rifiutare Gesù, che è la Vita data in abbondanza.

A quanti però l’accolsero ha dato la dignità di diventare figli di Dio”: la vertigine di Natale è in questa dignità rivelata agli uomini di essere figli di Dio. L’impensabile accade con il Natale: ogni persona “diventa sillaba di Dio, carne intrisa di cielo, figlio” (E. Ronchi).

Possiamo ben dire che “il cristianesimo non è rinuncia, è ingrandimento sconfinato del nostro essere”. (G. Vannucci)

Nella espressione giovannea “E il Logos si fece carne” si afferma che non c’è più distanza tra Dio e l’uomo, tra il cielo e la terra. In Gesù si è manifestata una volta per sempre l’umanità di Dio. Il cammino di Dio e il cammino dell’uomo possono diventare un solo cammino. La Sua Incarnazione dice ad ognuno che vivere è bello nonostante tutto. Non siamo soli!

Da Betlemme Dio ricomincia una “nuova creazione” nel rispetto della libertà di chi è disponibile a questa rinnovata alleanza con Lui. “Ogni uomo che venga alla luce ripete il miracolo del Natale di Cristo: perché Dio è che decide quella nascita: è Lui che vuole quella vita. E proprio ciascuna di quelle nascite, ciascuna di quelle vite, nessuna esclusa, che l’ha spinto da sempre a incarnarsi”. (G. Testori)

Non ci è lecito sprecare neanche un attimo del tempo concesso: se Dio è diventato uomo, l’umanità di Cristo è la nostra felicità. Il desiderio di felicità trova nel “Verbo fatto Carne” il suo compimento.

Buon Natale a tutti!

   Francesco Savino