Omelie

Presentazione del Signore XXI giornata mondiale della Vita Consacrata


Presentazione del Signore

XXI giornata mondiale della Vita Consacrata  [SCARICA]

Giovedì 2 Febbraio 2017

Interrompendo il Tempo Liturgico Ordinario, la Chiesa celebra oggi un’altra “manifestazione dell’Incarnazione” che, nel racconto del Vangelo di Luca, avviene quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, quando, come Figlio primogenito, il Bambino viene presentato al Tempio e offerto al Signore secondo la Legge (cfr. Es 13, 11-2.11-16). Nell’Oriente cristiano il termine hypapante, con cui si denomina questa festa, indica l’incontro tra il Signore e il suo popolo. Al pari delle feste del Natale, celebriamo oggi la luce. E’ la natura stessa che ci accompagna con il sole ormai sempre più alto nel cielo e l’allungamento percepibile del giorno. Nella liturgia la processione con le candele accese, per cui Festa della Candelora, è la testimonianza del Popolo di Dio che va incontro al Signore, “Luce delle genti”.

L’evangelista Luca scrive che Gesù, “nato sotto la legge” (Gal 4, 4), ebreo tra gli ebrei, circonciso all’ottavo giorno (cfr Lc 2, 21), dev’essere presentato al Signore e, quale maschio primogenito, riscattato con un’offerta. Giuseppe e Maria, obbedienti alla legge, vanno a Gerusalemme, al Tempio, per compiere il rito ma partecipano ad un accadimento che supera il rito stesso. Al Tempio vi è Simeone, “uomo giusto e pio in attesa della consolazione di Israele”, del Messia che avrebbe riscattato il popolo. Simeone è simbolo di quanti attendono e, finalmente, riconoscono in un neonato il Dio che cercano. L’attesa trova compimento: lo Spirito aveva rivelato a Simeone che non sarebbe morto prima di aver visto il Messia. Egli prende tra le braccia il bambino Gesù e canta al Signore la sua lode e il suo ringraziamento. Ora può “andare in pace” perché tutto si è realizzato secondo la promessa: i suoi occhi hanno visto il Salvatore, luce per tutte le genti, gloria del popolo di Israele. Simeone fa la sua confessione di fede e, profeticamente, affida a Maria tre parole paradigmatiche per noi: Gesù è qui come caduta, resurrezione e contraddizione.

Cristo è “caduta dei nostri piccoli o grandi idoli, che fa cadere in rovina il nostro mondo di maschere e bugie, che contraddice la quieta mediocrità, il disamore e le idee false di Dio. Cristo come resurrezione: forza che mi ha fatto ripartire quando avevo il vuoto dentro e il nero davanti agli occhi. Risurrezione della nobiltà che è in ogni uomo, anche il più perduto e disperato. Caduta, resurrezione, contraddizione, tre parole che danno respiro alla vita, aprono brecce. Gesù ha il luminoso potere di far vedere che le cose sono abitate da un «oltre»” (Ermes Ronchi).

Anche la profetessa Anna, una vedova anziana come Simeone, che stava sempre in preghiera nel Tempio vegliando e digiunando, incontra quella “piccola famiglia”, riconosce il Messia nel piccolo Gesù ed inizia a raccontare ai presenti “l’Evangelo”, la bella notizia. Così avviene l’incontro tra il Figlio di Dio e il suo popolo e ciascuno di noi: nella quotidianità, nella semplicità e soprattutto nell’attesa, nel desiderio, nella ricerca.

“Attendere e accogliere” sono i verbi propri della vita consacrata. Gli uomini e le donne consacrati attendono con le “lampade accese” il Signore e lo riconoscono presente tra noi.

Noi, sorelle e fratelli consacrati, aspettiamo, con fiducia disarmata e inossidabile tenacia, il compimento della promessa di Dio. Attendiamo, “tendiamo verso” l’incontro con il Signore Gesù, Colui che era, che è e che viene. Viene sempre e ci porta la salvezza «preparata davanti a tutti i popoli»” (cfr. Francesco Lambiasi).

Viviamo in un contesto sociale in cui c’è il rischio di morire per asfissia tanto l’aria è intossicata dall’autoreferenzialità. E’ veramente triste e deludente constatare che molti vivono soltanto in funzione del proprio “io”. Noi consacrati, con la nostra scelta di vita, siamo la bellezza della vita vissuta per gli altri, persa in pura gratuità per Cristo, per amore e soltanto per amore.

Come Pastore esprimo la mia gratitudine per la bella testimonianza che rendete dove vivete, carissimi fratelli e sorelle consacrati, e vi esorto a vivere al servizio dei più poveri, ad abbracciarli come Simeone con Gesù bambino, consapevoli che chi abbraccia un povero, un ammalato, un immigrato, abbraccia la carne viva di Cristo. Vivete la consacrazione in modo inclusivo: nessuno si senta escluso dall’amore. Papa Francesco invita tutti i consacrati a vincere la “logica della mondanità” e la “cultura del provvisorio” mantenendo “la freschezza e la novità della centralità di Gesù”.

Tutti siamo messi alla prova. La fedeltà stessa è messa alla prova in un tempo in cui “le regole economiche sostituiscono quelle morali, dettano leggi e impongono i propri sistemi di riferimento a scapito dei valori della vita, come dice Papa Francesco.

Penso particolarmente ai giovani a cui rivolgo un invito accorato: non diventate vittime della logica della mondanità che è ricerca di successo a qualunque prezzo, di denaro e di piacere. Siate giovani dal cuore pensante, non piegatevi ai grandi poteri che, in cambio dell’ebbrezza del momento, vi tolgono la libertà. Prestate attenzione ai testimoni del Vangelo, mettete ali alla vostra esistenza e sappiate che Gesù è compatibile con il vostro desiderio di felicità, anzi ne è il fondamento.

A noi consacrati richiamo il compito di non scandalizzare le coscienze dei tanti giovani e adulti che incontriamo. Teniamo fisso lo sguardo su Gesù e confermiamoci nella nostra missione profetica, avendo il coraggio di essere come Gesù, segno di caduta, resurrezione e contraddizione.

Fratelli e sorelle consacrati, rallegratevi, scrutate orizzonti sempre nuovi, abbiate sguardi contemplativi e sarete felici. Con la vostra vita testimoniate il “già” del Regno di Dio in una costante attesa.

   Francesco Savino