Omelie

SOLENNITÀ DI MARIA SS. MADRE DI DIO


Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

Sabato  1  Gennaio  2022

Il primo giorno dell’anno celebriamo la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e, con Lei, cantiamo il Magnificat per le meraviglie compiute dal nostro Salvatore che ha squarciato le tenebre cambiando il nostro tempo. Dalla Incarnazione di Dio in Gesù Cristo, per tutti gli uomini l’esistenza è rivelata come opportunità di salvezza per sempre: l’umanità redenta accoglie la gloria dell’Onnipotente, dell’Infinito, dell’Eterno. Chi crede che Gesù è il Figlio di Dio è eterno!

Nel Vangelo appena proclamato abbiamo ascoltato che, dopo che furono trascorsi gli otto giorni prescritti per la circoncisione, al Bambino “fu messo il nome Gesù, com’era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo di Maria”: il Figlio di Dio, come dice San Paolo nella Lettera ai Galati, nella Seconda Lettura, “nato da donna, nato sotto la Legge”, nella puntuale osservanza della tradizione ebraica, riceve un nome che, però, non è scelto da Maria e da Giuseppe: Gesù significa “Dio salva”.

Ai pastori, considerati fuorilegge e impuri, Dio fa conoscere il senso della nascita di Gesù e sono proprio loro che per primi riferiscono quanto su quel Bambino avevano visto e avevano sentito nella notte oscura in cui appare una luce sfolgorante e si sente l’annuncio dell’angelo.

Padre Marko Rupnik scrive : “Ciò che l’annunciazione non bastava a far capire, ciò che era stato reso un po’ più chiaro nell’incontro con Elisabetta, ora viene aperto in qualche modo dalle  parole dei pastori, che conducono anche Maria a una comprensione capace di “symballein”, cioè di mettere insieme. Il verbo symballo rimanda all’immagine di una cosa di cui devo ritrovare la metà per ricomporla con la metà in mio possesso. Questo sta facendo ora Maria: è il vero compiersi dei giorni del parto, pian piano comincia a diventare Madre, a saper mettere insieme cose che nessun altro è in grado di fare se non una madre. Questa è l’arte di Maria. Si mette alla scuola della storia, degli eventi, delle persone, alla luce della Parola. Questa è la contemplazione: trovare nella nostra vita quotidiana e concreta il suo nesso con Dio, vedere come tutto si apre alla vita di Cristo è in Cristo”.

L’esperienza di Maria, il suo custodire tutto ciò che osservava e meditava, richiama anche noi a riconoscere il Cristo Signore negli accadimenti del nostro tempo. La Vergine Maria è segno di una sicura speranza e suo Figlio Gesù è benedizione per ogni persona e per l’intera famiglia umana. La benedizione è spiegata dai rabbini così: “Che tu possa trovare questa luce che inonda il volto di Dio che ti guarda. Perché sei amato da lui, Dio ha trovato il suo amato. E quando ha trovato il suo amato sorride. Che tu possa guardare Dio che ti sorride. Perché sei proprio quello che lui cercava, come l’amato cerca l’amata e quando la trova il volto cambia, diventa illuminato, sorride”.

Gesù è benedizione e sorgente di pace.

Per questo il Santo Papa Paolo VI volle che il 1° Gennaio fosse la Giornata Mondiale della Pace. Il tema di quest’anno, in cui celebriamo la LV Giornata, è: “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”.

Nel suo messaggio, Papa Francesco dice: “In ogni epoca, la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. C’è, infatti, una “architettura” della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati”.

E propone “tre vie per la costruzione di una pace duratura. Anzitutto, il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi. In secondo luogo, l’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo. Infine, il lavoro per una piena realizzazione della dignità umana. Si tratta di tre elementi imprescindibili per «dare vita ad un patto sociale», senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente”.

Auguro che sia un anno durante il quale ci prendiamo cura della vita  come ha fatto Gesù.

Aver cura della vita significa aver cura gli uni degli altri, anche del più piccolo degli esseri umani, sin da quando appare appena visibile in un’ecografia; curare il più anziano, che è debole e fragile ma è ricco di saggezza per aver consumato i suoi giorni; prendersi cura anche di chi ha deviato, senza condannarlo, anzi pregando per lui, facendo penitenza per lui, chiedendo la misericordia di Dio per lui.

Maria, la Madre di Dio, ci insegni a prenderci cura della vita perché siano ostacolati i tanti Erode che esercitano un potere spietato e perché sia  facilitata la “fuga in Egitto” in modo tale che nessun fratello vada perduto.

Dio conceda a tutti un anno di benedizione.

   Francesco Savino