Omelie

V Domenica del Tempo Ordinario Domenica 5 Febbraio 2017


V  DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO [SCARICA]

Domenica 5 Febbraio 2017

“Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del modo”. Queste parole di Gesù seguono la proclamazione delle Beatitudini, la prima parte del Discorso della Montagna.

Gesù dice di sè: “Io sono la luce del mondo, chi mi segue non camminerà nelle tenebre” (Gv 8, 12). Egli è il sale che dà sapore, che dà senso alla vita sulla terra, è la “luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9). E noi, suoi discepoli, siamo “sale e luce”, soltanto se la nostra vita è “connessa” a Gesù.

Le immagini utilizzate da Gesù ci indicano il modo di essere al mondo.

La legge mosaica prescriveva di mettere un pò di sale sopra ogni offerta da presentare a Dio come segno di alleanza; la luce, nella cultura ebraica, era il simbolo della rivelazione messianica che trionfa sulle tenebre del paganesimo. I cristiani, come nuovo Israele, ricevono da Gesù la missione rivolta a tutti gli uomini e le donne che “con la fede e con la carità possono orientare, consacrare, rendere feconda l’umanità” (Papa Francesco).

E’ proprio bella la nostra missione: essere “sapore”, nella vita del mondo e fare “luce”. essere sale e luce significa, come dice Enzo Bianchi, affermare la “differenza cristiana”, ossia un’esistenza, un comportamento differente rispetto a quelli che non si definiscono cristiani. E non per ofanità ma perché vivere alla sequela di Gesù significa non cedere alle proposte idolatriche della mondanizzazione. Siamo chiamati a “stare nel mondo senza essere del mondo” (cfr. Gv 17, 11-16). L’apostolo Paolo scrive: “Non conformatevi alla mentalità di questo mondo, ma trasformatevi rinnovando il vostro modo di pensare, per discernere la volontà di Dio” (Rm 12, 2). I cristiani abitano la “storia”, vivono la “compagnia degli uomini”, solidali con essi, hanno responsabilità verso la società, sono cittadini a pieno titolo della “polis”, ma non si conformano alle mode.

Nella lettera a Diogneto, del I secolo d.C., leggiamo che i cristiani vivono nel mondo come l’anima nel corpo. La differenza cristiana consiste nell’acquisire uno stile di vita che abbia il coraggio di discernere gli idoli schiavizzanti e di svelarli a tutti. Lo stile non riguarda la forma ma l’essere per tutti ed in particolare per il discepolo di Gesù. Essere “sale della terra e luce del mondo” è, dunque, essere “alternativi”. Il card. Carlo Maria Martini definiva una comunità alternativa annotando che “E’ una rete di relazioni fondate sul Vangelo, che si colloca in una società frammentata, dalle relazioni deboli, fiacche, prevalentemente funzionali, spesso conflittuali” . Siamo chiamati, infatti, ad essere la “città sul monte”, “a mostrare che possono esistere legami gratuiti e sinceri, che non ci sono solo rapporti di convenienza e di interessi” («Ripartiamo da Dio» n.29 e n.30). Il verbo “mostrare” indica visibilità attraverso le opere: le parole non mostrano. Così possiamo sfuggire ad un duplice fraintendimento sulla visibilità. Il primo è che visibilità evangelica significhi farsi vedere: per visibilità evangelica si intende invece “far vedere” e “glorificare” il Padre che è nei cieli; il secondo fraintendimento è che visibilità significhi fare dichiarazioni, far rumore: la luce non fa rumore e non si impone con violenza. Le nostre dichiarazioni, anche solenni non servono dunque a nulla se non accarezziamo la vita, la rispettiamo, la sosteniamo, la consoliamo, la incoraggiamo.

Per la 39ª Giornata Nazionale per la Vita che oggi celebriamo, i Vescovi italiani invitano ad “abbracciare la vita” nel solco di santa Teresa di Calcutta. Nel messaggio leggiamo: “Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale. E’ ciò che ripete ancora oggi Santa Teresa di Calcutta con il famoso discorso pronunciato in occasione del Premio Nobel 1979: Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato; è ciò che continua a cantare con l’inno alla vita: La vita è bellezza, ammirala. La vita è una opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà … La vita è la vita, difendila”.

Buona Domenica a tutti.

    Francesco Savino