Veglia Missionaria

Lettera di S.E. Mons. Francesco Savino ai catechisti e agli operatori pastorali della diocesi

Carissime e carissimi catechisti e operatori pastorali,

con gratitudine e speranza desidero rivolgermi a voi, nel giorno in cui rinnoviamo insieme il nostro mandato al servizio del Vangelo e della comunità cristiana.

Quest’anno pastorale si apre sotto la luce dell’Esortazione Apostolica “Dilexi Te” (Ap 3,9), con la quale Papa Leone XIV ci invita a riscoprire l’amore di Cristo per i poveri, a lasciarci evangelizzare dalla loro presenza e a porre la carità al cuore della missione della Chiesa.

Il Santo Padre ci ricorda che «La Santità cristiana spesso fiorisce nei luoghi più dimenticati e feriti dell’umanità. I poveri tra i poveri, coloro che non solo mancano di beni, ma anche di voce e di riconoscimento della loro dignità occupano un posto speciale nel cuore di Dio. Sono i prediletti del Vangelo, gli eredi del Regno (cfr Lc 6, 20). È in loro che Cristo continua a soffrire e a risorgere. È in loro che la Chiesa ritrova la chiamata a mostrare la sua realtà più autentica».

I poveri non sono una categoria sociale, ma il volto stesso di Cristo che continua a soffrire e a risorgere in coloro che non hanno voce né riconoscimento: «Il cristiano non può considerare i poveri solo come un problema sociale: essi sono una “questione familiare”. Sono “dei nostri”. Il rapporto con loro non può essere ridotto a una attività o a un ufficio della Chiesa ma ci viene chiesto di dedicare tempo ai poveri, di dare loro un’attenzione amorevole, di ascoltarli con interesse, di accompagnarli nei momenti difficili, scegliendoli per condividere ore, settimane o anni della nostra vita, e cercando, a partire da loro, la trasformazione della loro situazione. Non possiamo dimenticare che Gesù stesso lo ha proposto con il suo modo di agire e con le sue parole»[1].

Il Papa, dunque, ci esorta a condividere la vita con loro, a camminare accanto a loro con compassione evangelica: è questo lo stile del cristiano, lo stile di una Chiesa che “non mette limiti all’amore, non conosce nemici da combattere ma solo fratelli e sorelle da amare”.

L’amore cristiano, infatti, supera ogni barriera, avvicina i lontani, accomuna gli estranei, rende familiari i nemici, valica abissi umanamente insuperabili, entra nelle piaghe più nascoste della società.

Carissimi, stiamo ormai giungendo al termine del Giubileo ordinario, tempo di grazia e di riconciliazione, in cui abbiamo sperimentato la bellezza del camminare insieme, pellegrini della Speranza.

Quest’anno giubilare ci ha aiutati a riconoscere la bontà di Dio e la forza della sua misericordia, aprendoci a un rinnovamento personale e comunitario.

Lasciamoci ancora avvolgere dall’amore senza limiti di Dio, perché la nostra vita e l’azione delle nostre comunità rendano visibile il mistero salvifico di Cristo nella fraternità, nel servizio e nella carità operosa.

Siamo chiamati a essere costruttori di pace e seminatori di speranza, capaci di promuovere un autentico rinnovamento spirituale e pastorale delle vostre comunità.

Non è facile “fare ed essere comunità”, ma insieme – voi, i vostri parroci e il Vescovo – possiamo attualizzare i carismi che lo Spirito ha seminato, mettendo al centro il Vangelo e attivando concreti processi di promozione umana.

Ricordiamo che l’annuncio del Vangelo è sempre legato all’ascolto dell’uomo, alla sua dignità, ai suoi bisogni e alle sue ferite.

Il vostro ministero nella vita della nostra Chiesa locale è prezioso e insostituibile.

Siete servitori della Parola, accompagnatori nel cammino della fede, animatori di comunità e protagonisti della missione permanente dell’evangelizzazione.

Carissimi catechisti e operatori pastorali, il vostro ruolo nella nostra Chiesa locale è molto importante non soltanto nella prima evangelizzazione, nell’accompagnamento catecumenale, nell’animazione e nel sostegno delle comunità ma soprattutto nella missione permanente dell’evangelizzazione. Vi incoraggio a diventare terreno fertile di vocazioni: al matrimonio, alla vita consacrata, al diaconato e al presbiterato.

Tutti noi siamo chiamati a fare in modo che Cristo prenda forma piena nella nostra vita: la formazione continua e permanente, perciò, è un’esigenza vitale, non solo un dovere.

Non basta accumulare nozioni o corsi; la vera formazione nasce da un incontro vivo con Cristo, che trasforma la mente e il cuore.

Chi evangelizza non è chi sa di più, ma chi ama di più.

La formazione esistenziale di cui parla Papa Leone XIV è quella che unisce la profondità teologica alla concretezza della vita, rendendo la fede pensata anche una fede vissuta e credibile.

Siamo chiamati a essere testimoni umili e veri, capaci di accogliere tutti senza distinzione e di raccontare con gioia le meraviglie di Dio.

Un cristiano, diceva don Tonino Bello, non sa tenersi un segreto in bocca: ha bisogno di comunicare ciò che ha visto e toccato.

Per questo siamo chiamati a parlare con parresia, con quella franchezza evangelica che non teme la verità né la fatica della coerenza.

Annunciamo la Parola senza paura, senza attenuarne la forza, senza compromessi con la mediocrità o con il quieto vivere.

Il tempo che viviamo è il tempo del coraggio: di parole vere e di silenzi abitati da Dio.

Dobbiamo dare il nostro contributo per l’edificazione di comunità autentiche, segni di una Chiesa che accoglie e che offre al mondo l’immagine della tenerezza di Dio.

 

Poche settimane fa abbiamo concluso la nostra XI Assemblea Diocesana, dal tema “La visita pastorale: occasione per confermare e per ripartire”.

Vi ho consegnato le mie conclusioni, che vi invito a leggere, meditare e attuare nelle vostre parrocchie, come strumenti di discernimento e di crescita condivisa.

Desidero essere, in mezzo a voi, segno della presenza del Pastore bello e buono, che conosce i suoi e si prende cura di ciascuno.

Nel visitare le vostre comunità voglio rendere presente Cristo stesso, “Pastore e custode delle vostre anime” (1Pt 2,25): pascere con Cristo, per Cristo e in Cristo, per condurvi a Lui, non a me. Che possiate innamorarvi follemente di Gesù, riconoscendolo nella Parola, nell’Eucaristia, nel perdono e nella carne crocifissa dei più poveri.

Affido ciascuno di voi alla Vergine Santissima del Rosario, Madre della missione e della speranza.

Di cuore vi benedico.

Vostro

✠   don Francesco, Vescovo

 

 

[1] LEONE XIV, Esortazione apostolica “Dilexi Te” sull’Amore verso i poveri, 4 ottobre 2025, n. 76.


19-10-2025
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