Inizia la “Grande Settimana”, la settimana della Pasqua di quest’anno di grazia 2025! Portiamo con noi, nel nostro cuore, la storia di questo tempo, “tempo di coltelli e di sangue” e le nostre storie personali.
Siamo uomini e donne con le spalle cariche di tragedie e proprio con noi Gesù vuole mangiare la sua Pasqua: “Ho desiderato mangiare questa Pasqua con voi”.
Ognuno di noi dica a se stesso: Gesù vuole mangiare la Pasqua proprio con me! Vuole entrare nelle fibre delle nostre vite! Non vuole avere con noi una relazione formale o superficiale, non vuole da noi cose o altro, desidera noi, vuole mettersi con noi sotto quei pesi che portiamo sulle spalle. Desidera condividere con noi tutto per trasfigurarci, per farci risorgere a vita nuova, a vita da risorti.
Questa Pasqua la condividiamo nel contesto giubilare aprendoci alla speranza, “organizzata” per non ridurla ad una pia illusione o a un narcotico della coscienza.
La Domenica delle Palme o Domenica della Passione del Signore, è attraversata da un paradosso, da una contraddizione: ma non è forse vero che tutta l’esperienza cristiana è un paradosso?
All’inizio della celebrazione di questa Domenica contempliamo Gesù acclamato, osannato nel suo ingresso a Gerusalemme, e subito dopo lo stesso Gesù è condannato a morte. Crocifisso.
Poniamo la nostra attenzione su qualche caratteristica del racconto della Passione di Gesù secondo il racconto di Luca.
Luca insiste sul tema della preghiera. Gesù prega, prega per Simone, prega il Padre intensamente, invita i discepoli a “pregare per non entrare in tentazione”, prega per i suoi carnefici, prega consegnando il suo spirito nelle mani del Padre prima di morire …
Per l’evangelista Luca la passione è l’ora della tentazione che assale Gesù, assale i discepoli e quindi anche la Chiesa. L’ora della prova per Gesù e per la Chiesa va vissuta nella preghiera.
In questo racconto di passione c’è ogni tipo di preghiera: la richiesta, l’abbandono, l’intercessione. La preghiera per Gesù “non era un atto da fare, un dovere da compiere in obbedienza alla Legge, ma un cibarsi continuamente della volontà del Padre suo” (S. Ramirez).
Altra nota significativa è la sottolineatura della innocenza di Gesù: Pilato insiste sulla sua innocenza come anche il malfattore pentito in croce al fianco di Gesù. Gesù innocente, il giusto condannato ingiustamente, è colui che dà un senso a tutto il dolore innocente che attraversa la storia dell’umanità.
Altra caratteristica è il perdono radicale di Gesù: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
È “scandaloso” il perdono di Gesù! È segno di rottura e di contraddizione! “In verità io ti dico: oggi con me sarai in Paradiso”: è il perdono al malfattore pentito.
La preghiera, l’innocenza, il perdono: come Chiesa e come singoli credenti lasciamoci interrogare seriamente e responsabilmente, verificando se nella quotidianità della nostra vita siamo uomini e donne di preghiera, capaci di perdonare, oltremodo e oltretutto, anche se innocenti. Come Chiesa e come cristiani volgiamo lo sguardo a Cristo crocifisso e lasciamoci convertire la mente, il cuore e lo sguardo sulla realtà.
Lasciamoci fare da Dio Crocifisso, abbandonandoci con fiducia, consapevoli che il “Crocifisso” ci invita ad essere testimoni credibili e responsabili.
Dalla consegna di Gesù nelle mani del potere che uccide passiamo alla nostra consegna nella volontà di Dio, certi del Suo amore incondizionato.
“Quanti e quali benefici derivarono al giusto attraverso il male compiuto dall’ingiusto! Questa è la grandezza di Dio: essere autore del bene che tu fai e saper ricavare il bene anche dal tuo male. Non stupirti, dunque, se Dio permette il male. Lo permette per un suo giudizio; lo permette entro una certa misura, numero e peso. Presso di lui non c’è ingiustizia. Quanto a te, vedi di appartenere soltanto a lui, riponi in lui la tua speranza; sia lui il tuo soccorso, la tua salvezza; in lui sia il tuo luogo sicuro, la torre della tua fortezza. Sia lui il tuo rifugio, e vedrai che non permetterà che tu venga tentato oltre le tue capacità (cfr. 1 Cor 10, 13); anzi, con la tentazione ti darà il mezzo per uscire vittorioso dalla prova. È infatti segno della sua potenza il permettere che tu subisca la tentazione; come è segno della sua misericordia il non consentire che ti sopravvengano prove più grandi di quanto tu possa tollerare. Di Dio infatti è la potenza, e tua, Signore, è la misericordia; tu renderai a ciascuno secondo le sue opere” (Sant’Agostino, dalle Esposizioni sui Salmi)
Buona Domenica delle Palme.
✠ Francesco Savino