II Domenica di Pasqua

At 5, 12-16; Sal 117; Ap 1, 9-11.12-13.17.19; Gv 20, 19-31
27-04-2025

Celebriamo oggi la Domenica in albis, cioè in bianco, denominata così perché nell’antichità in questo giorno i neofiti tornavano alla Chiesa con le vesti bianche del loro battesimo.

Ma oggi è anche la Domenica della Divina Misericordia!

Lasciamoci interrogare dalle due apparizioni di Gesù risorto, raccontateci dal Vangelo, una “la Domenica di Pasqua” e l’altra la Domenica successiva.

Nella prima manifestazione di Gesù risorto alla comunità rinchiusa nel cenacolo non era presente l’apostolo Tommaso, e quando gli raccontano l’accaduto, egli dichiara che “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco io non credo”.

È bello constatare che la prima parola del Risorto alla sua comunità, sia nella prima che nella seconda apparizione, è il dono della pace: “Pace a voi”.

Il cenacolo è chiuso per paura, gli apostoli sono prigionieri di un passato carico di morte, ma nel cenacolo, all’improvviso, irrompe la novità della vita, la Resurrezione.

Quella pace augurata agli uomini e alle donne dagli angeli nel giorno in cui “il Verbo si fece carne”, ora il Risorto la trasmette alla comunità degli apostoli perché possano uscire, andando oltre ogni paura, infedeltà e incertezza, gridando questa pace ad ogni uomo e ad ogni donna, in ogni angolo del mondo.

Come urge oggi questo grido di pace!

Va trasmessa, comunicata e testimoniata in ogni ambito della vita! Va urlata ai governanti delle nazioni perché rinuncino ad ogni potere geopolitico, ad ogni armamento che genera morte e si torni al dialogo, alla diplomazia, alla politica capace di governare processi di pace, di riconciliazione e di ricostruzione.

La Resurrezione genera la pace, costruisce rapporti di armonia e attiva relazioni di riconciliazione tra gli uomini, determinando giustizia e perdono. Gesù manifestandosi di nuovo alla comunità, si rivolge a Tommaso dicendogli: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani: tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente”. Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”.

Bellissima e coinvolgente la pedagogia di Gesù: viene incontro alla incredulità di Tommaso e lo invita a toccare i segni della Sua crocifissione. Questo toccare di Gesù è ancora una volta testimonianza concreta del Suo amore indicibile che ha sconfitto tutto ciò che è ostile all’uomo, il peccato, la morte.

È proprio qui il fondamento della Misericordia, di cui oggi celebriamo la bellezza. La Misericordia, nell’incontro con Gesù, ricostruisce i cocci, i frantumi delle nostre esistenze, che spesso, per una libertà fraintesa, sperimentano alienazione e infelicità.

La misericordia di Dio è come un torrente che straripa. Essa trascina i cuori al suo passaggio” (San Giovanni Maria Vianney).

La Pasqua è irruzione di vita, è il coraggio ritrovato, è la consapevolezza che il nostro destino non è mai l’abbandono alle forze del male o alla morte. La Resurrezione è la testimonianza più audace e coraggiosa che c’è, sempre un “incipit vita nova”, un inizio di vita nuova.

Il Risorto fa di noi persone completamente nuove, capaci di guardare alla realtà della vita con occhi diversi, più positivi e propositivi.

Apriamoci con gioia e con responsabilità all’incontro con il Risorto, e lasciandoci toccare le nostre ferite, quelle visibili e quelle invisibili, la nostra vita diventi una benedizione per tutti.

Buona Domenica.

✠   Francesco Savino

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