II DOMENICA DI PASQUA “della Divina Misericordia”
Ordinazione Diaconale di Gennaro Giovazzino
Domenica 11 Aprile 2021
Nella seconda Domenica di Pasqua, “della Divina Misericordia”, le letture presentano la comunità cristiana generata dalla fede in Cristo Risorto.
Nel Vangelo di Giovanni, il verbo “vedere” equivale a conoscere Gesù come Figlio mandato dal Padre a salvare il mondo, a manifestare la sua gloria, la luminosa Verità. Il “vedere” è riferito alla fede che coglie nei fatti concreti la luce della illuminazione e li trascende.
Oggi ci troviamo davanti a due manifestazioni del Risorto, una avvenuta la sera dello stesso giorno della scoperta del sepolcro vuoto, l’altra avvenuta il primo giorno della settimana seguente. Esse sono strettamente collegate in quanto la seconda è appendice della prima.
La paura, come sappiamo particolarmente bene in questo tempo di pandemia, ci prosciuga ogni forza e resistenza, ci pietrifica e ci annichilisce quando non la dominiamo. Sarà successo ai discepoli di Gesù, i quali pur avendo lasciato famiglia e occupazioni per seguirlo, lo abbandonano al momento della sua passione.
E quando, dopo la Resurrezione, nel cenacolo “Gesù venne, stette in mezzo a loro e disse: pace a voi”, regnava la paura. Mostra le mani trafitte dai chiodi della crocifissione, quelle mani che avevano toccato, liberato dal male e consolato tanti sofferenti . Mostra anche il petto squarciato dalla lancia sulla croce, quel petto sul quale aveva reclinato il capo il discepolo amato.
Gesù parla per dire “pace a voi”, e poi soffia forte sui suoi discepoli e trasmette il suo Spirito e dice: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Il dono dello Spirito purifica quella piccola comunità riunita nel cenacolo, impaurita e titubante. Cancella in loro ogni incertezza, ogni turbamento, ogni tradimento e abbandono abilitandoli a perdonare i peccati come sono stati perdonati a loro.
In questa prima manifestazione di Gesù Risorto manca Tommaso che non crede come gli altri: i suoi dubbi esprimono la difficoltà della comunità degli Apostoli a credere nella resurrezione. Ecco perché Tommaso, nell’esercizio della sua ragione, vuole toccare i fori delle mani e del costato di Gesù.
Ma quando Gesù, “otto giorni dopo”, si manifesta ancora e Tommaso lo vede, vede le sue mani e il suo petto, non lo sfiora nemmeno per verificare, si inginocchia e crede: “Mio Signore e mio Dio!”.
É la più esplicita confessione di fede.
Chi incontra davvero Gesù, non avverte l’esigenza di vederlo e toccarlo perché sa di essere visto da Gesù, di essere toccato da Lui. Gesù si rivela a noi quando crediamo in Lui e si rivela facendo avvertire la sua presenza di Vivente in mezzo a noi e particolarmente, in modo singolarissimo toccandoci con “il suo corpo” e “il suo sangue”.
L’esperienza di Tommaso, che segna il passaggio dalla incredulità alla fede, ci aiuti ad accogliere l’incontro disarmante con Gesù, ad acconsentire che Lui, con il suo sguardo misericordioso e la sua mano carezzevole, guarisca le nostre fragilità, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
A te, caro Gennaro, che riceverai l’Ordine Sacro del Diaconato, mi rivolgo con tanta gioia per il traguardo che oggi raggiungi prima di diventare, se Dio vorrà, presbitero. Il carattere ricevuto nel Sacramento del Diaconato viene mantenuto intatto ed anzi esaltato nell’Ordinazione presbiterale ed episcopale.
Miei cari seminaristi, non dimenticate mai che il Signore vede il cuore, ed è nel cuore che accogliamo la chiamata di Cristo e che decidiamo la nostra risposta, frutto del discernimento sapienziale. In questo discernimento siete accompagnati dall’intera comunità del Seminario, dagli educatori, dal padre spirituale e dal rettore don Rocco Scaturchio che ringrazio, e anche dalla comunità di appartenenza.
Della tua Parrocchia, la Madonna della Pietà in Trebisacce, Gennaro, ringrazio il parroco emerito, monsignor Gaetano Santagada e il parroco don Massimo Romano, che, con i più stretti collaboratori, hanno espresso una testimonianza bella e positiva su di te. Ringrazio anche la tua famiglia in cui sei stato generato alla vita e alla fede cristiana e che ha contribuito alla tua scelta vocazionale.
Abbi sempre cura del tuo cuore, vigila su di esso con la preghiera e le buone letture. Poiché sappiamo bene che l’uomo vede l’apparenza ma il Signore vede il cuore, caro Gennaro, lasciati guardare il cuore da Gesù e dalla sua Parola. Ripeti come Salomone: “Donami un cuore che ascolta, un cuore che sia sapiente” (1Re 3,9; Sap 9, 4). Se il cuore non è libero, può tradire, se stesso, Dio e gli altri.
Ricorda le parole di Gesù: “Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). L’amicizia di cui parla Gesù è definita dal termine greco filía che si distingue dall’éros, attrazione, affascinamento, che trascina e stordisce.
L’amore di cui parla l’apostolo Paolo nell’Inno alla Carità è agàpe. La Carità caratterizza il ministero del Diaconato. La Carità la apprendiamo dai genitori, dai nonni, dalle persone che ci vogliono bene. La Carità genera e permea le relazioni.
Nel rito dell’Ordinazione diaconale è solamente il vescovo che impone le mani sul capo del diacono, mentre nell’Ordinazione dei sacerdoti e dei vescovi, tutti i confratelli sacerdoti e vescovi presenti impongono le mani. Perché?
Mi piace pensare che nel diaconato si diventa partecipi del cuore del vescovo e che, da questa mattina, il mio cuore caritativo si dilata e potrà contare su un volto e due mani in più.
Auguri, caro Gennaro, a te, alla chiesa locale, alla tua parrocchia, alla comunità del Seminario e alla tua famiglia. Innamorati sempre di più di Gesù e del Vangelo.
A tutti auguro buona Domenica.
✠ Francesco Savino