In questa seconda Domenica dopo Natale la Parola di Dio ci aiuta a contemplare ancora una volta il mistero dell’Incarnazione, il mistero di Dio fatto carne. Solo contemplando riusciamo ad entrare nel mistero e ad abbandonarci nelle braccia di questo Dio bambino, Dio eterno che si fa tempo, l’irraggiungibile che si fa vicino, il Dio forte che si fa debole, piccolo. Il prologo del Vangelo secondo Giovanni che viene ripresentato in questa Domenica è, come qualcuno lo ha definito, un abisso di luce, che ci indica come Dio ha voluto entrare nella storia e diventare uomo tra noi umani. Puntualizziamo soltanto alcune parole che ritmano questo inno dossologico. L’Evangelista, innanzitutto, immerge il suo sguardo nell’eternità!
“All’inizio, prima dunque della creazione dell’universo, la Parola era, esisteva fuori del tempo, da tutta l’eternità. Era Parola di Dio, era rivolta verso Dio, era Dio stesso. Ma questa vita divina, questa circolarità di vita in un movimento estatico ha voluto donarsi, ha voluto uscire da se stessa, ed è così che ha creato l’universo. Proprio quella Parola di Dio, uscendo da Dio accompagnata dal Soffio di Dio, da lei inseparabile (cf. Gen 1,2-3) – come si vede anche dall’analogia con l’azione umana del parlare, unione inestricabile di soffio e parola –, ha dato inizio alla creazione, mostrandosi vita e luce capaci di vincere le tenebre: le tenebre, infatti, facevano e fanno resistenza, ma non sono mai riuscite né mai riusciranno a fermare e a sopraffare questa luce” (E. Bianchi).
Questa uscita della Parola di Dio da Dio stesso è sempre continuata per diventare la carne umana stessa, un terrestre tratto dalla terra. La Parola che era fuori dal tempo si è fatta fragile e mortale, un uomo che si poteva vedere, ascoltare, toccare. Da quell’ora decisiva della storia quando Gesù è stato concepito nell’utero di Maria, Dio si è fatto uomo, è un uomo! Così avviene “l’ammirabile scambio” di cui parla un antico testo liturgico. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe si è rivelato definitivamente e si è concretizzato facendosi carne della nostra carne. Gesù è la vita del mondo, la luce del mondo, la narrazione della rivelazione di Dio che nessuno ha mai visto, come il prologo si conclude. Eppure dinanzi alla grandezza del nostro Dio che si fa piccolezza, uno di noi per “divinizzarci”, molti non l’hanno accolto!
È il grande senso della libertà umana, è il mistero incomprensibile ma reale dell’iniquità. È altrettanto bello, comunque, constatare che “a quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati”.
Il tempio ormai è la sua carne!
Questa prima Domenica del nuovo anno deve generare in noi una consapevolezza: Dio si è fatto dono all’uomo, in Gesù questo dono è pieno e definitivo e riconoscere questo dono ci consente di lasciarci andare tra le braccia del Figlio di Dio. È un esperienza bellissima, di una seduzione attraente, vivere questa esperienza dell’abbandono.
“…i colti vogliono prima capire per poi scegliere se amarlo oppure no, i piccoli decidono prima di amarlo per poi riuscire a comprenderlo sempre un po’ di più. Sono bambini in tutti i sensi: «Quando sono nata ero così sorpresa che non ho parlato per un anno e mezzo» (G. Allen). Più o meno la richiesta del Cristo: “Per me uno stupore, grazie. Di quelli ad occhi spalancati”. Che è come suggerire di lasciare aperte tutte le porte per rischiare di trovare. Di trovare Lui”. (Don Marco Pozza)
Augurando a tutti una buona Domenica, lasciamoci abbracciare dal Natale del Signore, che fa della nostra vita un’avventura meravigliosa.
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino