II DOMENICA DI PASQUA
3 aprile 2016
Giubileo dei Movimenti, Aggregazioni Ecclesiali e Gruppi di Preghiera
Professione dei Consigli Evangelici di suor Caterina Croci Sorella minore della Parola, Eremita. [SCARICA]
In questa II Domenica di Pasqua, festa della “Divina Misericordia”, gridiamo a gran voce che Dio è più grande del nostro peccato! La Sua Misericordia è amore così grande e così profondo che ci abbraccia, ci sorregge, ci rialza, ci rimodella come creature nuove, continuamente e sempre.
Secondo Enzo Bianchi, questa è “verità scandalosa” perché “Dio ci ama mentre siamo suoi nemici, ci riconcilia con Lui mentre siamo ancora peccatori”.
La Divina Misericordia, interpretata e vissuta da Gesù, supera ogni nostro criterio di giustizia che è radicato nella sequenza “delitto e castigo” raccontata nel celebre romanzo di Fedor Dostoevskij. Siamo propensi a volere e a cercare una giustizia meritocratica e punitiva. E, invece, soltanto la Misericordia ci salva. Lo hanno capito tutti i Santi.
Nella Divina Misericordia ha creduto Santa Faustina Kowalska e ne è diventata testimone esemplare. La Misericordia di Dio in Gesù si è rivelata a lei in un modo così travolgente da cambiare totalmente la sua esistenza fino a trascenderla.
Così accadde a Tommaso, il discepolo assente alla prima apparizione di Gesù Risorto. Tommaso interpella, oggi, il nostro “cuore pensante”. Egli sintetizza simbolicamente il cammino faticoso dei discepoli della “prima ora” che si aprirono all’illuminazione della fede pasquale dopo tante paure, incertezze e perplessità.
Entriamo anche noi, in punta di piedi, in quel luogo dalle porte chiuse dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, come leggiamo nel Vangelo di Giovanni. Siamo a quella sera del primo giorno della settimana.
Gesù Risorto sta in mezzo a loro e si rivolge a tutti augurando la Pace. Con la sua presenza viva suscita la gioia nel loro cuore. Egli compie il gesto che denota una nuova creazione (cfr. Ge 2,7). Alita sui discepoli e trasmette loro lo Spirito Santo abilitandoli all’unica e vera missione: rimettere i peccati, perdonare in nome di Dio, riconciliare tutti gli uomini.
A questo incontro straordinario manca, però, Tommaso, il quale non crede al racconto dei suoi amici e dichiara il suo bisogno, tutto umano, di voler constatare personalmente la resurrezione di Gesù: vuole mettere il dito nel segno dei chiodi e la mano nel fianco. Soltanto così crederà che Gesù è vivo. Ed ecco che otto giorni dopo, sempre il primo giorno della settimana, il giorno del Signore, Gesù si manifesta di nuovo ai discepoli. Questa volta è presente anche Tommaso, lui che aveva espresso tutto il suo desiderio di un rapporto intimo con il Risorto. Proprio lui viene invitato a mettere il dito e a guardare le mani sulle ferite di Gesù, a mettere la sua mano nel fianco e a non essere incredulo ma credente. Allora tutte le riserve di Tommaso si sgretolano: egli si lascia andare ad una delle più alte forme di fede rivolgendosi a Gesù con le parole “mio Signore e mio Dio”.
Gesù, il Risorto coglie, direi pedagogicamente, l’occasione per annunciare l’ultima beatitudine: “beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno”. Destinatari sono tutti i lettori del Vangelo, anche noi che siamo chiamati oggi a vivere la beatitudine di credenti che non vedono ma che guardano a Gesù con gli occhi della Comunità Cristiana, radunata nel Suo Nome.
Il contesto nel quale possiamo fare esperienza di Gesù vivente è la Domenica, il giorno del Signore, giorno in cui ci raduniamo per ricevere e scambiarci il perdono, spezzare la Parola e condividere il Corpo di Cristo.
In questa II Domenica di Pasqua abbiamo un ulteriore motivo per gioire: celebriamo il Giubileo della Misericordia dei Movimenti, le Aggregazioni Ecclesiali e i Gruppi di Preghiera della Diocesi che testimoniano la sinfonia dei carismi nella diversità dei ministeri.
Voi, uomini e donne dei Movimenti e Gruppi di preghiera, siete la testimonianza dell’ Epifania dello Spirito. Siete la testimonianza di una rinnovata Pentecoste e custodite la disponibilità a rispondere con vivacità alla chiamata del Signore. Nel vostro rinnovato entusiasmo è racchiusa la novità più bella e più autentica di ogni Aggregazione o Gruppo di preghiera. A giusta ragione, Papa Francesco a tutti i Movimenti Ecclesiali rivolge l’invito a preservare la freschezza del carisma e a rinnovare sempre il “primo amore”. Egli aggiunge che, con il tempo, cresce la tentazione di irrigidirsi in schemi rassicuranti ma sterili perché le strutture esterne non garantiscono l’azione dello Spirito Santo, essendo necessarie soltanto alla sopravvivenza del carisma.
Vi invito pertanto a vigilare per non cadere nella tentazione di regredire nell’ esperienza della Torre di Babele che si verifica quando ogni gruppo, ogni movimento, ogni aggregazione ritiene il proprio carisma più vero e necessario degli altri. L’autoreferenzialità è il rischio di ogni movimento. Accade addirittura che il proprio carisma sia considerato più importante di Gesù stesso, non tanto teoricamente quanto nella prassi.
Ed invece nella Chiesa tutto deve essere armonia e l’armonia la fa lo Spirito Santo, anzi lo Spirito Santo è l’armonia stessa. Come dice un padre della Chiesa “ipse harmònia est”. Solo lo Spirito riesce a suscitare la diversità e la pluralità operando l’unità. A questo proposito Papa Francesco annota: “quando siamo noi a voler fare la diversità … portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità, l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa”.
I Movimenti ecclesiali, le Aggregazioni e i Gruppi di preghiera, mai come in questo momento, sono chiamati a vivere la “Chiesa in uscita”, come “ospedale da campo” per i feriti di ogni situazione, ad essere la testimonianza di una Chiesa dinamica ed estroversa. In missione!
Io, vostro Vescovo, da voi attendo frutti maturi di comunione e di impegno. Dinanzi alla sfida costituita dai processi di scristianizzazione e di indifferentismo religioso, voi siete preziosi per Gesù e il Suo Regno: siete chiamati a vivere l’”urgenza dell’ora” e a testimoniare con la vita la bellezza dell’esperienza cristiana. Ricordo a me e a voi che non si evangelizza per propaganda o per proselitismo ma per attrazione. E la bellezza del Cristianesimo, vissuta nella nostra esperienza quotidiana, deveessere tale da attrarre e coinvolgere.
Rivolgo le stesse parole anche a te, cara suor Caterina, che questa sera fai la professione dei Consigli Evangelici, dinanzi a me ed al Popolo di Dio. Da stasera, in modo ufficiale, ti dichiaro Sorella Minore della Parola, Eremita, con decreto vescovile del 25 gennaio u.s.
Vorrei richiamare in sintesi, perché tutti in Diocesi ne siano a conoscenza, qualche orientamento spirituale della tua Regola di Vita. Ti impegnerai a vivere con coerenza i tre consigli evangelici, privilegiando uno stile di vita eremitica, aiutata e sorretta dalla mia guida episcopale. Il tuo stile sarà di stampo monastico-clariano centrato sulla Lectio Divina quotidiana, sul lavoro e sull’accoglienza di tutti coloro che bussano all’Eremo per un conforto spirituale. Grazie alla tua consacrazione, suor Caterina, vivrai la tua offerta quotidiana nel nascondimento e nella fraternità. La povertà sarà la testimonianza che Dio è l’unica tua ricchezza, la castità per il Regno dei Cieli sarà l’esercizio della tua libertà di amare gli altri “con cuore pieno e vuote”, l’obbedienza sarà l’accettazione di vivere il primato della volontà di Dio in ogni tua scelta.
La Misericordia di Dio, fatta carne in Gesù, ci avvolga tutti e ci spinga a cantare con la vita il Suo amore.
† Francesco Savino