Siamo all’ultima Domenica di Avvento e già intravediamo la luce, lo splendore del Natale. Ed è significativo che per vivere meglio questi giorni di attesa e di speranza, la liturgia, con una pedagogia bellissima, ci pone accanto Maria, la madre di Gesù, perché nessuno come Lei ha saputo fare spazio dentro di sé all’accoglienza del Veniente, dell’Emmanuele, del Dio con noi, del Salvatore.
Da Maria di Nazareth possiamo imparare a maturare uno stile di vita autentico e credibile del credente.
Se domenica scorsa la Parola di Dio era un invito eccedente alla gioia, sostenuta dalla volontà di un cambiamento vero e concreto, oggi la Parola di Dio ci propone, sulle orme di Maria, di compiere qualche passo in avanti. Maria, infatti, dopo essersi abbandonata al progetto di Dio, “si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda”, si recò dalla sua parente Elisabetta, a testimonianza che la gioia, le scelte di vita importanti e non solo, non vanno mai trattenute per sé ma condivise. Maria nel testo del Vangelo di questa Domenica è l’icona della prossimità, della vicinanza, dell’essere “accanto”. La fretta con cui Ella si mette in viaggio non è la frenesia o l’ansia tipiche del nostro tempo, spesso segno del possesso egoistico o di un narcisismo patologico, ma è il segno della passione di chi non vede l’ora di condividere ciò che si vive.
Anche noi siamo chiamati come Maria a “metterci in viaggio”, ad uscire da noi stessi, per incontrare l’altro, gli altri, per condividere la Parola accolta, la gioia e direi la vita.
Bello e significativo questo incontro tra Maria ed Elisabetta nella casa di Zaccaria, una casa dove si sta realizzando un altro segno sorprendente e provvidenziale della presenza di Dio: una donna anziana e sterile sta per diventare madre al di là di ogni logica umana.
L’incontro in quella casa di Maria ed Elisabetta è sorprendente perché è il segno di due storie, nuove, completamente generate. Tutto è possibile quando anche noi come Maria ed Elisabetta ci apriamo, fiduciosi e confidenti, alla iniziativa imprevedibile ma concreta di Dio.
Sostiene padre Giancarlo Bruni: “Maria diventa l’icona della Chiesa, di ogni comunità e di ogni persona, chiamati, nella loro piccolezza e umiltà, a divenire luogo, arca, stalla in cui il Mite e l’Umile trova accoglienza e attraverso cui nasce al mondo quale perdono, sapienza e pane di vita di Dio. Una nascita attraverso il volto, la parola e il gesto che fa di ciascuno Betlemme e Maria. L’atteso quale datore di senso compiuto all’esistere attende il nostro sì per esistere, per farsi visita nella compagnia degli uomini che ci attendono quali portatori di una buona notizia, Cristo, sole che viene a generare amici a Dio, all’uomo e alla natura, un’amicizia che neppure la morte può interrompere”.
In compagnia di Maria ed Elisabetta disponiamoci a fare sempre più spazio dentro di noi a Colui che è venuto, che viene continuamente, e che ritornerà. “Dio, oggi, vuole irrompere nella mia vita! Vuole farmi levare gli occhi verso l’alto, vuole che io dia alla luce il bambino che c’è in me, quel figlio suo che è nato col Battesimo e che io ho lasciato morire, nel tempo dentro di me! Vuole che io abbia la natura di Gesù, che io sappia amare come Lui, che io mi realizzi in pienezza come creatura che porta in sé la vita eterna e sperimenta che per amare c’è sempre tempo, che le cose più belle della vita devo ancora viverle, che se dirò il mio SÌ come Maria, Lui farà tutto il resto! (A.M.). E così sarà Natale!
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino