Diocesi di Cassano all’Jonio – Seminario estivo di Mormanno
accolti 42 immigrati minori Somali ed Eritrei
E’ quella telefonata che speri non arrivi perché, se arriva, non puoi dire: “non posso”.
Così è stato.
Venerdì 7 ottobre ore 7,25: “Domani mattina arriverà uno sbarco con circa 500 profughi, di cui almeno 60 i minori. Non sappiamo dove sbattere la testa per i minori, non ci sono strutture, non ci sono disponibilità. Come siete messi? Ci potete dare una mano? A chiamare sono Servizi sociali di Corigliano e Prefettura. La richiesta si ripete cadenzata ogni ora.
“Abbiamo appena fatto in tempo a sistemare i 15 ragazzi (sbarco del 30 maggio) in strutture di seconda accoglienza. Se non ci sono altre possibilità, 15 li porteremo a Francavilla e vedremo come fare. A sistemarli. Aggiungiamo altri 15 ragazzi e ricominciamo”
“No. Vi chiediamo uno sforzo più grande. Non lasciateci soli in questo momento, non ce la facciamo a sistemare tutti, ci vogliono più posti”
Si incomincia a far funzionare la mente per poter trovare una soluzione che non viene. Nel frattempo le telefonate si fanno più ravvicinate, ma non si trova una soluzione.
Venerdì sera, ore19,00, la scelta, il coraggio, l’abbandono nelle braccia della Misericordia. Mons. Savino: “Utilizziamo la struttura di Mormanno che non ha ospiti fino all’estate prossima”.
Partiamo telefonando ai volontari che stanno riposando dalla fatica immane che ha comportato ospitare il primo gruppo: “Ci siamo, siamo disponibili”.
Conferma della disponibilità alle Istituzioni: “Almeno 28 li mandiamo da voi, grazie. Ci vediamo domani mattina al porto”.
Così, al mattino seguente, qualcuno resta a Mormanno ad attrezzare le stanze. Con il mio amico Antonio e poi anche con Angela e Stefano, ci troviamo al porto per vedere come fare.
Il primo inghippo: una struttura non è disponibile. Ci servono almeno 40 posti, altrimenti questi ragazzi resteranno in porto non si sa per quanto tempo.
E’ proprio vero che quando cominci ad allargare le corde del tuo egoismo per fare un po’ di posto agli altri, ti rendi conto che il tempo si dilata così come si dilata la capacità di accogliere di più.
Va bene. Si può fare. Sempre in contatto con il nostro Vescovo: “Se ce la fate, riempite la casa”.
La sera, a Mormanno alle ore 22,00, sono in 42: 40 Eritrei, 2 Somali erroneamente identificati come Eritrei. Ad aspettarli in molti: oltre ai volontari, anche persone che, avendo appreso la notizia, si sono presentate a dare una mano.
Mentre accompagno il primo gruppo di ragazzi (sono tutti minorenni), qualcuno cade in lacrime al solo guardarli. E’ una commozione contagiosa. Ma si riprende subito. Il da farsi è impellente. Sono tutti con delle ciabatte di plastica, con alcune magliette recuperate alla men peggio. Dopo le prime cure, alle 0,30 si inizia a cenare, è tardi ma… tre giorni senza toccare cibo… è dura.
Un episodio durante la cena mi ha particolarmente colpito. Il più piccolo degli ospiti, prima di iniziare a toccare cibo, con timidezza ha accennato un segno di croce, di nascosto. Mi avvicino e faccio un segno di croce anch’io per dirgli: “non avere paura, siamo sulla stessa strada: io, guardando te, riconosco il volto di Cristo così come fai tu, guardandomi. Nel tuo volto è impresso il volto di Cristo ed in questo momento, tramite queste persone che stanno lavorando in questa casa per accogliervi, si rende evidente quello che Papa Francesco dice: – non si amano i concetti, non si ama un’idea. Si amano le persone -. “
Solo partendo da qui riconosci che chi ti sta accanto o incontri per strada non è – un nemico da combattere ma un fratello da accogliere -.
Per prima cosa chiamo i miei amici e li ringrazio per quello che hanno fatto nei confronti dei minori accolti in altri centri, li invito ad essere generosi come sempre e chiedo di fare dei gesti semplici: la compagnia ad ognuno di loro nei modi e nei tempi possibili.
Il risveglio domenicale è pesante, sia per la mancanza di tempo sufficiente per il riposo, sia per i primi commenti sull’accoglienza ai minori stranieri. E’ scontato: c’è chi vive innalzando muri e chi cerca di costruire ponti.
Dopo il viaggio c’è l’incontro. Per questi piccoli migranti sarà l’incontro con una lingua, una cultura, una società diversa da quelle di origine. Un incontro a volte traumatico, a volte fecondo, impegnativo, sempre.
Per tanti di noi non è scontato l’esito dell’accoglienza di questi amici, anche per noi misurarsi con il “problema dell’immigrazione” significherà fare i conti con una presenza nuova, che porta con sé problemi, sacrifici, sorprese, opportunità e ricchezze. Una presenza che sfida ciascuno ad andare al fondo della propria identità personale e di popolo, a riscoprire le ragioni che tengono in piedi l’esistenza, a chiedersi cosa alimenta la speranza di una vita migliore a cui tutti aspiriamo.
Per questo: benvenuti a Mormanno, amici Somali ed Eritrei.
Grazie al Sindaco perché ha detto: “Sì, non ci sono problemi”.
Grazie, amico Vescovo, don Francesco, per il coraggio che hai avuto nell’aprire le porte della tua Chiesa ed hai voluto che la Casa di accoglienza per minori venga chiamata “Stella del Mattino”.
Diocesi di Cassano all’Jonio
(nella foto il Vescovo con i “migranti” accolti in precedenza in diocesi)