Lettera del vescovo
A te, sorella detenuta
A te, fratello detenuto
In questo Natale, in cui il silenzio della notte è rotto dal pianto di un Bambino che porta speranza al mondo, vi scrivo con il cuore colmo di vicinanza e preghiera. Vorrei che queste parole fossero per voi come un raggio di luce che attraversa le sbarre, una carezza capace di raggiungere le pieghe più nascoste del vostro dolore.
La detenzione è spesso vissuta come un deserto senza orizzonte, un tempo sospeso che sembra negare il futuro. Ma ricordate: ogni deserto può fiorire, ogni notte può conoscere l’alba. La vostra condizione, per quanto dura e faticosa, non è l’ultima parola sulla vostra vita. Gli inciampi, anche i più gravi, non cancellano la vostra dignità. Non siete il vostro errore, né la somma delle vostre colpe. Siete, prima di tutto, figli amati da Dio, creature in cui brilla ancora la scintilla della bellezza divina.
Il Natale ci ricorda che Dio si fa vicino a ogni uomo, soprattutto a chi si sente smarrito, spezzato, dimenticato. Egli entra nei luoghi più bui, senza temere le ombre, per portare la luce. Cristo, nascendo in una mangiatoia, ha scelto la fragilità come sua dimora. Anche il vostro cuore, ferito ma non sconfitto, può essere quella mangiatoia in cui il Signore desidera rinascere. Lasciatevi incontrare da Lui, che non giudica ma accoglie, che non condanna ma perdona, che non abbandona ma accompagna.
Un pensiero particolare va a voi, fratelli e sorelle che portate il peso aggiunto di una sofferenza psichica. La vostra croce è pesante, ma non siete soli. Ogni ferita, anche quella più invisibile, può diventare il punto di incontro con l’amore di Dio e con la solidarietà di chi vi accompagna. Il diritto alla cura, all’ascolto e all’umanità non è solo una necessità, ma il segno concreto di quella speranza che nessuno deve mai perdere.
Al Direttore, ai tanti operatori, agenti ed educatori, ai volontari che lavorano in questo luogo, rivolgo il mio ringraziamento e il mio incoraggiamento. Voi, in mezzo alle difficoltà quotidiane, siete i custodi di un’umanità che non si arrende. Siate per chi è detenuto segno di rispetto, di ascolto e di speranza. Non è facile il vostro compito, ma è prezioso agli occhi di Dio, che benedice ogni gesto di giustizia e di misericordia.
Carissimi, in questo Natale vi invito a “guardare il cielo”, anche se le mura sembrano nasconderlo. C’è una stella che brilla per ciascuno di voi, una luce che vi ricorda che nulla è perduto, che ogni cammino può riprendere, che ogni vita, anche quella più spezzata, può risorgere. Che il Bambino di Betlemme vi colmi di pace, vi consoli nelle fatiche e accenda nei vostri cuori la forza di sperare. Vi accompagno con la mia preghiera, perché nessuno di voi si senta mai solo o dimenticato.
Con affetto e benedizione.
Castrovillari
19 Dicembre 2024