Con il Mercoledì delle Ceneri torna la Quaresima con tutto il suo fascino. È un tempo privilegiato, per il singolo cristiano come per la Chiesa intera, per fare verità, recuperando l’essenziale della vita e liberandosi da quel “di più” che “viene dal maligno” (Mt 5, 37), da quel “superfluo” che spesso, in coscienza, deve farci dire che è segno di ingiustizia.
Fare verità liberando il nostro parlare e il nostro agire dalla menzogna, scoprendo l’unità tra il dire e il fare, tra parola e azione, chiamate entrambe ad obbedire al grande comandamento dell’amore per il prossimo.
La Quaresima quest’anno accade nel contesto del Giubileo che invita noi tutti, pellegrini di speranza, ad organizzarla. Non c’è evidentemente speranza se non facciamo verità dentro di noi e al di fuori di noi.
Solo la verità rende liberi e la verità e la libertà sono condizioni essenziali per “organizzare la speranza”.
Per questa nostra Quaresima, liberandola da ogni abitudine e da ogni banalità, riattiviamola!
La realtà quotidiana ci pone dinanzi tante forme di disperazione: suicidi, che purtroppo aumentano sempre di più, violenze inaudite, che spesso nascono da vere e proprie banalità, la mancanza di lavoro o il lavoro povero che rendono sempre più difficile la vita di tante persone, di tante famiglie, disuguaglianze sempre più stridenti, mancanza di opportunità per tutti, e veramente tante altre “cose” che graffiano la nostra coscienza.
Se la Quaresima è un tempo privilegiato per la conversione, quella vera e non gattopardesca, allora lasciamoci convertire dalla speranza e ad essa convertiamoci, consapevoli che non è un “anestetico della coscienza” ma una spinta reale per guardare al presente e al futuro con uno sguardo positivo e propositivo. La speranza nella sua etimologia contiene il “pes”, il piede, che per noi significa farla camminare con le nostre gambe, e per noi credenti essa è una persona, è una storia, Gesù di Nazareth, il Crocifisso Risorto, il giusto che ha pagato per tutti.
Convertirsi e lasciarsi convertire dalla speranza significa allora per noi fare di Gesù Cristo il fondamento, la ragione e il fine della nostra vita.
Come affermo nella Lettera Pastorale per questa Quaresima-Pasqua, la speranza è “una virtù che ci pone in cammino”, e come scrivo “La speranza cristiana accoglie e trascende le attese. Il Figlio di Dio si fa uomo non solo per rispondere alle aspettative umane, ma per offrire se stesso come vera e autentica speranza, come dono e compimento di quella sete che nessuna condizione terrena potrà mai spegnere nel cuore dell’uomo. Cristo Signore non ha promesso all’uomo la soluzione di ogni angustia terrena o l’esaudimento dei suoi desideri. Non offre speranze di mondi dorati o paradisi terreni. Certo, porge l’orecchio al grido dei miseri, risana le ferite, guarisce i malati, abbraccia le pecore perdute, riapre le pietre tombali. Ebbene, questi segni della sua misericordia non sono assistenziali, ma profetici. Non promettono un’umanità indolore e appagata di benessere, ma aprono a un’umanità redenta e, nella sua debolezza, capace di amare. Il filosofo Massimo Recalcati, avvertendo che la speranza non deve diventare un’illusione, in una recente intervista ha sottolineato che «il magistero di Gesù cerca di liberare la vita dall’illusione dell’utopia, per esempio l’utopia in un mondo ideale». Sì, la speranza di Gesù non è promessa di un mondo “ideale”, ma presenza di un mondo in cui vivere è sensato, perché si può amare, come Lui ci ama. La speranza di Gesù non è nelle cose o nelle persone, nell’oggi o nel domani, nelle vittorie o nei successi. La speranza è Lui. La speranza delle nostre fatiche e dei nostri peccati, delle nostre mete e dei nostri fallimenti, dei nostri progetti e delle nostre aspirazioni: tutto è assunto nel suo cuore, che apre il cammino della croce e della risurrezione”.
La preghiera deve sostenere e sostanziare il nostro essere pellegrini di speranza. Il Vangelo colpisce nella sua nuda lettera: “Quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto”.
È significativo ritrovare il “segreto” della propria casa, della propria stanza, e riscoprire il cuore della preghiera, che è quel respiro dell’anima che fa riconoscere il bisogno di Dio. La preghiera, che sia lode, ringraziamento, intercessione o supplica, è respiro dell’anima, è recupero dell’intimità con lo sguardo di Dio, è l’invocazione di una salvezza che non si trova dentro di sé, dentro l’uomo, se non come mancanza. Quando il profeta Gioele, nella prima lettura, chiede di lacerare il cuore e non le vesti, ci invita ad abbandonare la banalità, la superficialità, appunto il livello delle vesti, per attingere alla profondità, all’interiorità più profonda, al livello del cuore. Se cambia il cuore, il Signore potrà abitarci ed operare dentro di noi, se cambiamo solo le vesti, cioè solo le apparenze, il Signore rimane alla superficie, ridotto ad un ornamento che abbellisce ma non incide.
Facciamo nostra, sui sentieri più o meno interrotti della nostra esistenza, la preghiera dei discepoli di Emmaus: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera”.
Il digiuno in questo tempo di impoverimento e di disuguaglianze sempre piu stridenti, diventa condivisione con coloro che o per miseria o per malattia si nutrono scarsamente; e l’elemosina diventa condivisione dei propri beni, tra i quali il tempo, l’energia, l’affetto, con chi sta vivendo realmente momenti difficili.
La preghiera, l’elemosina e il digiuno non possiamo evidentemente ridurli a gesti episodici ma devono diventare stili di vita. Solo così il tempo della crisi può diventare tempo delle opportunità, un tempo favorevole di conversione.
Concludo con le parole di papa Francesco nel suo messaggio per questa Quaresima: “Sorelle e fratelli, grazie all’amore di Dio in Gesù Cristo, siamo custoditi nella speranza che non delude (cfr. Rm5,5). La speranza è “l’ancora dell’anima”, sicura e salda. In essa la Chiesa prega affinché «tutti gli uomini siano salvati» (1Tm2,4) e attende di essere nella gloria del cielo unita a Cristo, suo sposo”. Così si esprimeva Santa Teresa di Gesù: «Spera, anima mia, spera. Tu non conosci il giorno né l’ora. Veglia premurosamente, tutto passa in un soffio, sebbene la tua impazienza possa rendere incerto ciò che è certo, e lungo un tempo molto breve» (Esclamazioni dell’anima a Dio, 15, 3).
La Vergine Maria, Madre della Speranza, “…di speranza fontana vivace” interceda per noi e ci accompagni nel cammino quaresimale”.
Buona Quaresima a tutti.
✠ Francesco Savino