Annunciazione del Signore
Is 7,10-14; Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38
Santa Messa per elevazione a Basilica Minore
del Santuario “Santa Maria del Castello” a Castrovillari
Venerdì 25 Marzo 2022
Nel pieno della Quaresima celebriamo oggi la Solennità dell’Annunciazione del Signore, una “celebrazione che è festa congiunta di Cristo e della Vergine: del Verbo che si fa Figlio di Maria, e della Vergine che diviene Madre di Dio” (Papa Paolo VI, Marialiscultus, 6).
Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile ed alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio
prega San Bernardo nel XXXIII Canto del Paradiso, per introdurre Dante all’incontro con Dio tramite Maria, congiunzione fondamentale tra l’uomo e Dio e sintesi di ogni virtù.
Penso che non potrebbe esserci data migliore di questa per la celebrazione ad elevazione a Basilica Minore del Santuario “Santa Maria del Castello” a Castrovillari.
Nell’antica Roma la basilica era un edificio pubblico, utilizzato come luogo di riunioni e di amministrazione della giustizia. Significava il luogo dove si decidevano le questioni importanti della vita pubblica e comunitaria. Era il luogo dove prendevano forma le sorti degli individui o dell’intera collettività. Con l’arrivo del cristianesimo il significato della parola “basilica” si è esteso, a partire dal IV secolo, ai luoghi di culto cristiano. Così a Roma le quattro chiese principali furono chiamate “basiliche maggiori”. Poi col tempo, per indicare questo legame particolare con Roma, ma anche il valore peculiare che una chiesa può avere per un certo territorio, il Papa ha cominciato a dare il titolo di “basilica minore”.
La Solennità dell’Annunciazione ci ricorda che ogni vita umana è una vocazione, una chiamata. Pertanto vi è sempre una missione per ogni esistenza umana ed è significativo credere che Dio abbia un progetto per ogni uomo e ogni donna, un progetto che si dipana e si rivela gradualmente e progressivamente. La vita trascorre così tra chiamate che riceviamo e risposte che diamo di volta in volta. “Vivere la vita” come vocazione e come missione significa che la chiamata non è un avvenimento isolato, un accadimento una volta per sempre, ma un dialogo costante, attento e amoroso da perpetuare per tutta la vita del nostro pellegrinaggio in questo mondo.
“Il racconto dell’annunciazione di Maria ci dice inoltre che in ogni vita c’è un’annunciazione per qualcosa di totalmente nuovo a cui siamo invitati. Un bel giorno percepiamo con chiarezza che Dio ha pensato a noi e vuole contare su di noi per realizzare la sua salvezza. L’unica cosa che esige è la capacità di accoglienza di questa proposta divina e una risposta amorosa e generosa, sapendo in Chi abbiamo posto la nostra fiducia, e metterci in cammino con fede e gioia” (cfr. P.Pascual Chávez V., sdb).
È chiaro che di fronte ad un intervento di Dio nella nostra vita abbiamo paura che venga a cambiare i nostri progetti personali, perché il disegno di Dio non corrisponde mai del tutto ai nostri desideri e ai nostri bisogni più intimi. Dobbiamo educare, strada facendo nella vita, il nostro cuore ad ascoltare e a lasciarsi condurre dallo Spirito.
L’avvenimento accaduto a Maria suggerisce a noi uomini e donne credenti, sempre in ricerca, tre grandi atteggiamenti.
Il primo consiste nella ricerca del progetto di Dio, della sua volontà, per la nostra vita personale, consapevoli che Dio ha un piano per ognuno di noi, che ci rivela nella misura in cui gli chiediamo ripetutamente e responsabilmente di svelarci la Sua volontà a favore degli altri. La comprensione di tale volontà arriva attraverso un discernimento, personale e comunitario, fatto di avvenimenti, persone e di Sacra Scrittura. Per questo urge in noi la conversione del cuore, capace di ascoltare la Parola e di leggere i segni dei tempi della storia.
È eloquente la rappresentazione di Maria in molti quadri dell’Annunciazione con la Sacra Scrittura in mano o sulle ginocchia, in meditazione, disponibile ad accoglierla nel suo cuore.
Maria ci insegna in primo luogo a prestare attenzione: “Ella si domandava che cosa volesse dire un tale saluto” dice il Vangelo, cioè, cosa significasse che Dio la invitava ad assumere un ruolo nel suo piano di salvezza del popolo.
Il secondo atteggiamento sta nell’accettazione della volontà di Dio come progetto di vita, riconoscendo che il progetto di Dio sarà sempre migliore del nostro. Aprirsi a Dio significa ammettere la propria situazione di creatura, riconoscere la signoria di Dio, non avere altre priorità, non cedere agli idoli mondani. Maria ci insegna a fidarci di Lui, a fargli spazio nella nostra vita perché ci ha amato per primo, perché ha pensato proprio a ciascuno di noi. “Ecco la Serva del Signore. Si compia in me il suo progetto”.
Il terzo atteggiamento è la docilità e l’obbedienza allo Spirito di Dio che rende possibile in noi l’impossibile. Maria potè diventare Madre di Dio perché la docilità allo Spirito la rese feconda. Visitando Elisabetta questa rispose al saluto di Maria dicendo: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno”. Maria è beata perché ha creduto, è l’icona della credente. La “verginità” di Maria esprime la totale disponibilità per il suo Dio: “nulla è impossibile” a Dio.
Il Vangelo dell’Annunciazione ci fa cogliere anche lo stile con il quale Dio si fa avanti e la ricchezza dei suoi doni: il dono della gioia “Rallegrati, Maria”, il dono della grazia “Hai trovato grazia”, il dono dell’incoraggiamento “Non temere”, il dono della vitalità e della fecondità “Concepirai e partorirai un figlio”, il dono dello Spirito “Lo Spirito santo scenderà su di te”.
Preghiamo Maria, umile serva del Signore, Madre di Cristo, contemplata in questo Santuario come Madonna del Castello, perché ci renda credenti credibili come Lei. E in sua compagnia, come chiesa locale, lodiamo e ringraziamo il Signore per il dono del riconoscimento a Basilica Pontificia Minore di questo Santuario, “clinica dello Spirito” e “clinica di carità”.
Il nostro ringraziamento gioioso va a Papa Francesco che ci ha concesso questo dono e da questo Santuario ci impegniamo a pregare per lui, e ringraziamo anche il Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti S.E. Monsignor Arthur Roche e il Segretario S.E. Monsignor Vittorio Francesco Viola.
Tale riconoscimento intende intensificare il vincolo con la chiesa di Roma e con il Santo Padre, e al tempo stesso, promuove l’esemplarità di questo Santuario come centro di particolare spiritualità della Diocesi.
✠ Francesco Savino