At 10, 34a.37-43; Sal 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9
È Pasqua! Gesù di Nazareth, il Crocifisso, è Risorto. Il Padre lo ha risuscitato.
Non è facile trasmettere con parole adeguate l’esperienza vissuta nell’incontro con il Risorto. È stata ed è un esperienza indicibile. Non è assolutamente facile racchiudere in parole umane l’evento della Risurrezione. Il caso serio della vita, la morte, è stato risolto: l’amore di Gesù, folle e incondizionato, ha vinto la morte. Forte come la morte è l’amore! L’amore vince tutto!
La Pasqua è il giorno che non delude! Gesù l’Amato attraversa la notte del mondo, le nostre notti e ci scardina. Ci libera da ogni tipo di morte. L’aurora prevale sulla notte, la vita sulla morte.
Una provocazione: “Cristiani, mostratemi la vostra gioia e io vi crederò”: queste parole di Nietzsche risuonano quanto mai attuali oggi. Quale annuncio di gioia trasmettiamo noi cristiani? Quale novità di vita annunciamo all’uomo sempre più tecnologico e al mondo sempre più scristianizzato di oggi? Perché un giovane del nostro tempo dovrebbe trovare attraente e appassionante il messaggio del Vangelo? La Pasqua ci spinge a riflettere responsabilmente su questo e forse ci dà la risposta: mancano gli annunciatori e testimoni della Risurrezione. Manchiamo noi che probabilmente non abbiamo fatto l’esperienza forte dell’incontro con il Risorto! La Pasqua ci mette in crisi perché fa emergere la debolezza della nostra testimonianza. Anche noi, amici oggi di Gesù, siamo contagiati dal grigiore di questo tempo che stiamo vivendo. È questa la grande sfida che è anche soprattutto una opportunità: la Pasqua è il dono più bello che ci viene fatto e che possiamo testimoniare con gioia e passione agli uomini e alle donne che incontriamo sui sentieri della nostra esistenza. Il Vangelo, che abbiamo ascoltato, ci aiuta molto ad entrare dentro l’evento della Risurrezione e a farne esperienza. È sconvolgente! Pietro corre al sepolcro, vede che è vuoto, ma non gli basta per credere; Maria scambia il Risorto per il giardiniere. Anche Giovanni l’evangelista insiste sulla necessità di “comprendere le Scritture (v. 9)”. Non è stato facile per la prima comunità credere in Gesù Risorto. Credere nella Risurrezione di un crocifisso è una sfida alla ragione e al buon senso. Ma è proprio questa la grande opportunità che è una scommessa reale, concreta: l’incontro con il Risorto sconvolge completamente il nostro sguardo sulla vita, sulla realtà.
La Pasqua sconfigge il nulla! Faccio mie le parole auguranti del compianto Cardinale Arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini: “vorrei che la Pasqua fosse sentita soprattutto come un invito alla speranza anche per i sofferenti, per le persone anziane, per tutti coloro che sono curvi sotto i pesi della vita, per tutti gli esclusi dai circuiti della cultura predominante, che è ingannevolmente quella dello “star bene” come principio assoluto. Vorrei che il grido che Cristo è veramente Risorto percorresse le corsie degli ospedali, entrasse nelle camere dei malati, nelle celle delle prigioni; vorrei che suscitasse un sorriso di speranza anche in coloro che si trovano nelle sale di attesa per le complicate analisi richieste dalla medicina di oggi, dove spesso si incontrano volti tesi, persone che cercano di nascondere il nervosismo che le agita”.
Il Cristo risorto dà senso a tutto ciò che sembra non avere un senso. Soltanto l’amore folle e autentico, condizione della Risurrezione, risponde ad ogni grido di disperazione.
Pasqua è fuoco che brucia le ceneri del mondo.
È Dio che infrange l’ordine della morte,
che spezza il tempo e apre vie dove c’erano muri.
Non è solo memoria di un evento,
ma inizio di una rivoluzione silenziosa e invincibile:
risorge la terra con il Crocifisso,
risorge il povero, il dimenticato, il ferito.
Pasqua è profezia:
le pietre parleranno,
i sepolcri fioriranno,
e l’ultima parola sarà sempre la Vita
Facciamoci, allora, gli auguri di Pasqua come avviene nelle Chiese Ortodosse: Cristo è risorto! È veramente risorto!
Auguri
✠ Francesco Savino