Pro 8, 22-31; Sal 8; Rm 5, 1-5; Gv 16, 12-15
Celebriamo la Festa della Santissima Trinità, cioè della rivelazione di Dio nella storia della salvezza e di come ce l’ha narrato e fatto conoscere Gesù in modo tutto speciale.
Significativa mi sembra la spiegazione data da Benedetto XVI: «Quest’oggi contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. “O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (Sal 8,2) – esclama il salmista. Parlando del “nome” la Bibbia indica Dio stesso, la sua identità più vera; identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il “tessuto” di cui è fatto, fa riferimento ad un Principio trascendente, alla Vita eterna ed infinita che si dona, in una parola: all’Amore. “In lui – disse san Paolo nell’Areòpago di Atene – viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore».
Il Vangelo proclamato in questa solennità è tratto dai “Discorsi di addio” di Gesù, già più volte incontrati nel tempo di Pasqua, discorsi rivolti ai Discepoli da Gesù prima della sua gloriosa passione.
Gesù ha già promesso di non lasciare orfani quanti credono in Lui e perciò di mandare loro lo Spirito Paraclito, l’avvocato difensore, e ha invitato i credenti ad avere fede in Lui e li ha messi in guardia rispetto al mondo nel quale ancora essi vivono, preannunciando loro ostilità e persecuzione e dichiarando, al tempo stesso, che “il Principe di questo mondo” è stato vinto per sempre.
Gesù nel IV Vangelo consegna le sue ultime volontà e come viene detto nel Vangelo di oggi “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete ancora capaci di portarne il peso”.
Emerge ancora una volta lo stile pedagogico, educativo di Gesù che si rende conto che l’altro, gli altri, non sono in grado di condividere, comprendere, tutto ciò che Lui ha il desiderio di comunicare.
Spesso comunicare delle verità può diventare imprudente, a volte inopportuno. Gesù non ha difficoltà a comunicare ciò che ha nel cuore ma constata l’incapacità di ricezione da parte dei discepoli.
Ed ecco allora la rivelazione da parte di Gesù: “Quando verrà Lui, lo Spirito di verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli vi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quello che è mio e ve lo annuncerà”.
La crescita, quindi, della comprensione, della verità non avviene per energie che sono in noi, non è un’avventura dello spirito umano, ma è un cammino “guidato” dal dono del Risorto, lo Spirito Santo.
«Abbiamo una guida nel tempo in cui Gesù non è più tra di noi allo stesso modo in cui camminava accanto ai suoi sulle strade della Palestina. Siamo sulle strade del mondo, tra le genti, in mezzo ai pagani, come “viandanti e pellegrini” (cfr. Eb 11,13, 1Pt 2,11): non siamo soli, orfani, senza orientamento. Ecco il dono di Gesù risorto, lo Spirito santo, “suo compagno inseparabile” (Basilio di Cesarea), che ora è divenuto il nostro compagno inseparabile. Lo Spirito è luce, è forza, è consolazione, e ci guida: dolce luce quando è notte, brezza che rinfresca nella calura, forza che sostiene nella debolezza. Noi cercatori della verità mai posseduta percorriamo il nostro cammino, ma lo Spirito santo ci dà la possibilità di andare oltre la conoscenza della verità acquisita, attraverso inizi senza fine. E sia chiaro che questa comprensione non sta all’interno di una dimensione intellettuale, gnostica, ma è conoscenza esperita da tutta la nostra persona; e la verità che cerchiamo e inseguiamo non è una dottrina, non sono formule o idee, ma è una persona, è Gesù Cristo che ha detto: “Io sono la verità” (Gv 14,6)»(Enzo Bianchi).
È opportuno ribadire che lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo, mai dissociato da Gesù. Quando lo Spirito è presente e ci parla di Gesù, è come se ci parlasse Gesù stesso.
Ed è bello, direi coinvolgente, che il Dio in cui noi crediamo è un Dio, comunità di persone, che hanno tutti e tre la stessa natura ma sono diverse: il Padre è l’amante, colui che ci ama da sempre, dalle origini, il Figlio è l’amato, il Salvatore, il Dio fatto carne, lo Spirito Santo è l’amore tra il Padre e il Figlio. Questo Dio non è un Dio solo, solitario. È un Dio comunione di tre persone che ci coinvolge, ci abbraccia, ci avvince e ci travolge.
Ringraziamo in questo giorno, più degli altri, il Signore perché abbiamo la conoscenza reale e concreta di Dio e abbiamo la partecipazione alla sua stessa vita. Preghiamo anche perché la nostra vita, le nostre relazioni, siano improntate e guidate dalla comunione che non può non stupirci tra Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
“Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam”.
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino