Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo

Re dell'Universo

24-11-2024

 

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO(anno B)

 

Dn 7,13-14; Sal 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33b-37

24 Novembre 2024

Siamo arrivati alla fine dell’Anno Liturgico B, la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo, durante il quale abbiamo ascoltato nel “Giorno del Signore”, la Domenica, il Vangelo secondo Marco.

Oggi celebriamo un aspetto della venuta di Gesù nella Gloria attraverso il IV Vangelo che, con audacia sapienziale e interpretazione profonda, la manifesta già nella storia della sua passione.

“In essa avviene un’epifania: proprio quando Gesù è nel pretorio romano di Gerusalemme, consegnato dai capi dei giudei, si confessa davanti a Pilato “Re dei giudei”, cioè loro Messia, unto e inviato da Dio al suo popolo. Ma attenzione: nel quarto vangelo Gesù è un Re paradossale, un “Re al contrario”, perché non ha il potere mondano, la gloria dei re della terra, non si fregia dell’applauso della gente, non appare in una scenografia trionfale. Al contrario, proprio nella nudità di un uomo trattato come schiavo, quindi torturato, flagellato, financo incoronato di spine, si rivela quale unico e vero Re di tutto l’universo, con una gloria che nessuno può strappargli, la gloria di chi ama il mondo fino alla fine (cfr. Gv 13,1), di chi sa dare la vita per gli uomini (cfr. Gv 15,13), rimanendo nell’amore (cfr. Gv 15,9): dunque, gloria dell’amore vissuto e dell’amore mai contraddetto” (Enzo Bianchi).

Entrando in dialogo con il racconto del Vangelo osserviamo due poteri, uno di fronte all’altro. Pilato con il suo potere inesorabile del comando e Gesù, un giovane uomo disarmato e ingiustamente prigioniero.

Pilato, “onnipotente in Gerusalemme” ha paura e proprio a causa della paura consegnerà Gesù alla morte, contro la sua stessa convinzione. Infatti ammette con convinzione che non trova in Gesù un motivo di condanna. Gesù, uomo libero, genera un’aria di libertà e di fierezza, non facendosi mai comprare né condizionare da nessuno.

Allora s’impone una domanda: Chi dei due è il più potente? Chi è più libero? Chi è più uomo?

Pilato domanda per due volte: sei tu il re dei Giudei? Tu sei Re?

“Cerca di capire chi ha davanti, quel Galileo che non lascia indifferente nessuno in città, che il sinedrio odia con tutte le sue forze e che vuole eliminare. Possibile che sia un pericolo per Roma?” (Ermes Ronchi).

“Gesù risponde con una domanda: è il tuo pensiero o il pensiero di altri? Come se gli dicesse: guardati dentro, Pilato. Sei un uomo libero o sei manipolato? E cerca di portare Pilato su di un’altra sfera: il mio regno non è di questo mondo. Ci sono due mondi, io sono dell’altro. Che è differente, è ad un’altra latitudine del cuore. Il tuo palazzo è circondato di soldati, il tuo potere ha un’anima di violenza e di guerra, perché i regni di quaggiù, si combattono. Il potere di quaggiù si nutre di violenza e produce morte. Il mio mondo è quello dell’amore e del servizio che producono vita. Per i regni di quaggiù, per il cuore di quaggiù, l’essenziale è vincere, nel mio Regno il più grande è colui che serve” (Ermes Ronchi).

Gesù ammette di essere “Re” e la sua parola è vera perché è disarmata. Non ha assoldato mercenari o arruolato eserciti. La potenza di Gesù consiste proprio nell’essere assolutamente priva di potenza, è nuda e povera. La sua regalità è di essere il più umano, di essere amore incondizionato diventato realtà, visibile.

E questo amore incondizionato Papa Francesco vuole consegnarlo ai giovani. Infatti in questa Domenica celebriamo la XXXIX Giornata Mondiale della Gioventù nella quale accogliamo, con rinnovato stupore, il messaggio del Santo Padre: “Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi (cfr. Is 40, 31)”.

Papa Francesco, rifacendosi a quanto andremo a vivere nel Giubileo, “Pellegrini della Speranza”, esorta i giovani a camminare senza stancarsi, fermandosi soprattutto a riflettere sul “camminare” e sulla stanchezza.

Tra l’altro sostiene: “La nostra vita è un pellegrinaggio, un viaggio che ci spinge oltre noi stessi, un cammino alla ricerca della felicità; e la vita cristiana, in particolare, è un pellegrinaggio verso Dio, nostra salvezza e pienezza di ogni bene … Tuttavia, è normale che, pur iniziando i nostri percorsi con entusiasmo, prima o poi cominciamo ad avvertire la stanchezza. In alcuni casi, a provocare ansia e fatica interiore sono le pressioni sociali, che spingono a raggiungere certi standard di successo negli studi, nel lavoro, nella vita personale … A questa stanchezza si unisce spesso la noia … La soluzione alla stanchezza, paradossalmente, non è restare fermi per riposare. È piuttosto mettersi in cammino e diventare pellegrini di speranza. Questo è il mio invito per voi: camminate nella speranza! La speranza vince ogni stanchezza, ogni crisi e ogni ansia, dandoci una motivazione forte per andare avanti, perché essa è un dono che riceviamo da Dio stesso: Egli riempie di senso il nostro tempo, ci illumina nel cammino, ci indica la direzione e la meta della vita”.

“È lei (…la speranza), quella piccina, che trascina tutto.

Perché la Fede non vede che quello che è.

E lei vede quello che sarà.

La Carità non ama che quello che è.

E lei, lei ama quello che sarà.

Dio ci ha fatto speranza” (C. Péguy)

 

Augurando a tutti una Domenica di speranza, fissiamo il nostro sguardo a Gesù Cristo Re dell’Universo.

   Francesco Savino

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