Solennità di Maria SS. Madre di Dio Lunedì 1 Gennaio 2018

Solennità di Maria SS. Madre di Dio Lunedì 1 Gennaio 2018
01-01-2018

SOLENNITA’ DI MARIA SS. MADRE DI DIO [SCARICA]

Lunedì 1 Gennaio 2018

È il primo giorno del nuovo anno dedicato alla celebrazione della solennità della Santissima Madre di Dio, la Teotocos, ed è anche la Giornata Mondiale della Pace .

Il Vangelo ci mette, ancora una volta, davanti alla mangiatoia di Betlemme dove è deposto il Bambino, figlio di Maria perché da Lei partorito, figlio di Giuseppe secondo la legge (cfr. Gal 4, 7), figlio che solo Dio poteva donarci e, perciò, concepito dallo Spirito Santo (cfr. Lc 1, 35). I pastori, considerati impuri per la loro attività, esclusi come peccatori dalla religione, perché vivevano al di fuori della legge, che non potevano partecipare alle “funzioni” del tempio e della sinagoga, sono ancora i protagonisti. Essi “andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino adagiato nella mangiatoia”: il figlio di Dio a loro annunciato, non è nato in una reggia o in un tempio, e nemmeno in una casa ma in una stalla. “E dopo averlo visto, riferirono ciò che del Bambino era stato detto loro”. L’Angelo del Signore aveva comunicato loro una grande gioia, la nascita del Salvatore, non di un giustiziere pronto a premiare i buoni e castigare i malvagi, ma del Salvatore, e questa bella e buona notizia era per tutti. I pastori diventano i primi “evangelizzatori”, essi testimoniano quello che hanno visto. Il loro annuncio suscita stupore e sconcerto perché contraddice il messianismo etico. La novità, filo conduttore del Vangelo di Luca, è lo scandalo della misericordia. L’evangelista annota che anche “Maria, da parte sua, si stupiva e si sconcertava di questa novità”. E “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”: lo stupore e lo sconcerto la orientano verso un discernimento che è esame e interpretazione di quanto Lei constatava. Il verbo “sunbàllo”, in latino “circùmfero”, indica il “cercare il vero senso di qualcosa”. Il “cuore” di Maria è luogo privilegiato di discernimento. Maria, alla sequela del Figlio, inizia il suo “pellegrinaggio di fede” che la porterà presso la croce del Figlio, il momento più rivelativo della sua esperienza.

Il racconto lucano prosegue sui pastori che “se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, come era stato detto loro”: l’incontro con quel bambino capovolge radicalmente il loro sguardo sulla vita, il loro rapporto con Dio. Gli esclusi, i lontani, gli impuri, dopo aver incontrato quel bambino, hanno il privilegio di glorificare e lodare Dio per primi e per sempre.

“Il bambino nato è un primogenito (cfr. Lc 2, 7), è un ebreo, figlio del popolo santo, porterà nella sua carne il sigillo dell’alleanza con Dio, la circoncisione (cfr. Gen 17), egli riceve un nome che si rivela ancora una volta conforme all’annuncio dell’Angelo, un nome che indica la totale appartenenza di quel figlio a Dio e, nel contempo, la sua missione: Gesù, Jeshu’a, che significa “il Signore salva”, il Salvatore. All’atto di ricevere questo nome Gesù sparge sangue, allo stesso modo in cui sulla croce, spargendo nuovamente il proprio sangue fino alla morte, riceverà da Dio il nome di Kyrios, il Signore; e Maria, che oggi ci appare quale madre di Gesù, sarà allora riconosciuta quale Madre del Signore, di Gesù uomo e Dio” (E. Bianchi).

All’inizio di un nuovo anno ci viene consegnato un “Figlio” con una “Madre”: Gesù, è colui che dà senso, fondamento e fine alla nostra vita, è il kairòs che rende il tempo una opportunità di salvezza per tutti coloro che riconoscono in Lui “la felicità della propria esistenza”; la Madre, Maria, l’icona del discernimento, la donna, che ha fatto della sua “libertà non un esercizio per soddisfare i propri impulsi ma il dono di sè” (cfr. Massimo Cacciari).

Per la Giornata Mondiale della Pace, papa Francesco nel suo messaggio “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace” dice: “si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti in quanto figli e figlie di Dio. Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari ai fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano”.

Papa Francesco invita a coniugare i quattro verbi “accogliere”, “proteggere”, “promuovere”, “integrare”.

L’augurio che possiamo scambiarci all’inizio di quest’anno è che collaboriamo tutti per un cambiamento culturale che renda il mondo “casa bella di tutti”.       

   Francesco Savino

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