V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  (anno A)

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  (anno A)
04-02-2023

Is 58,7-10; Sal 111; 1 Cor 2,1-5; Mt 5,13-16

45ª Giornata Nazionale per la Vita

5  Febbraio  2023

 

Dopo aver pronunciato le beatitudini, rivolte ai discepoli e concluse dall’appello al “voi” dei discepoli perseguitati (Mt 5, 11-12) ora Gesù si rivolge sempre a loro, ai discepoli, con un discorso diretto qualificandoli quali “sale della terra” e “luce del mondo”.

Questi appellativi non hanno nulla di trionfalistico, né tantomeno possono ingenerare nei discepoli stessi presunzione ed orgoglio, ma sono richiamo ad una responsabilità che può essere disattesa.

Sostiene il biblista Ernesto della Corte che “l’immagine del sale evoca immediatamente l’idea del gusto e del sapore: se c’è poco sale il cibo non sa di niente; così il sale diventa anche simbolo di sapienza, intesa come capacità di gustare la vita avendo il senso di Dio; per gli antichi, inoltre, il sale era praticamente l’unico modo di conservare i cibi e anche di disinfettare, dunque, un modo per dire salvezza”.

La metafora del sale usata da Gesù vuole invitarci ad una severa messa in guardia perché mentre il sale può insaporire gli altri cibi, nient’altro può insaporire il sale, se questo cessa di avere e di dare sapore. Gesù ci affida il compito di dare sapore, abitando il mondo! Egli aggiunge che se il sale perde il sapore a cosa servirebbe se non ad essere buttato via? Ciò significa che c’è la possibilità per noi cristiani di non essere più capaci di “salare la storia” e quindi la nostra presenza sarebbe insignificante perché verrebbe meno la differenza, che possiamo umilmente e semplicemente chiamare cristiana, nella vita di questo mondo. Le immagini della città sopra un monte e della lampada sopra il candelabro esprimono due realtà alquanto chiare. Infatti chi non scorge una città sopra un monte?

L’immagine della luce, comune nell’Antico e nel Nuovo Testamento evoca lo stesso concetto delle immagini della città e della lampada: chi è al buio non vede chi gli sta intorno e non sa dove va, e non ha il senso della vita. La luce è indispensabile per permettere agli occhi di vedere, e la stessa vita, possiamo dire, dipende dalla luce.

Il versetto finale del Vangelo di oggi ci fa comprendere pienamente il senso della luce: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro, quello nei cieli”.

Le “opere buone” sottolineano la visibilità delle azioni che hanno una bontà effettiva.

Il messaggio contenuto nell’invito di Gesù ad essere sale della terre e luce del mondo può essere sintetizzato nella testimonianza.

I discepoli di Gesù sono chiamati ad essere i testimoni e testimoniare non è mai mettersi in mostra.

Il commento più concreto a questo invito di Gesù lo troviamo nella famosa “Lettera a Diogneto”(6, 1-3.8):

A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo …. L’anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l’incorruttibilità nei cieli.

 

È di grande attualità e al tempo stesso di incoraggiamento questo invito  della “Lettera a Diogneto” a noi popolo di Dio, soprattutto in questa Domenica in cui celebriamo la 45ª Giornata Nazionale per la Vita.

Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI nel suo messaggio, tra l’altro afferma: «Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita. Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri… offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio. Ci guida a lasciarsi sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza. Ci esorta a educare le nuove generazioni alla gratitudine per la vita ricevuta e all’impegno di custodirla con cura, in sé e negli altri. Ci muove a rallegrarci per i tanti uomini e le donne, credenti di tutte le fedi e non credenti, che affrontano i problemi producendo vita, a volte pagando duramente di persona il loro impegno; in tutti costoro riconosciamo infatti l’azione misteriosa e vivificante dello Spirito, che rende le creature “portatrici di salvezza”».

Evitiamo una vita insipida e spenta, che non tocca la carne del mondo e non se ne fa interprete, mentre questa chiede che Egli venga, perché in Lui tutto possa rifiorire.

Buona Domenica.

   Francesco Savino

[button text=”formato pdf ” url=”https://www.diocesicassanoalloionio.it/diocesi-cassano-jonio/wp-content/uploads/2023/02/Domenica-5-Febbraio-2023-V-Domenica-anno-A-.pdf” size=”mini” type=”primary” icon=”download-alt” iconcolor=”white” target=”_blank”]

condividi su